Sicurezza energetica, anche per il Copasir è urgente sbloccare le rinnovabili

CATEGORIE:

Le raccomandazioni del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: variare le fonti, centralizzare le decisioni per le Fer, interventi della Cdp, proteggere asset idroelettrici.

ADV
image_pdfimage_print

All’Italia serve un piano di sicurezza energetica nazionale, per variare le fonti di approvvigionamento e sviluppare un mix di risorse maggiormente incentrato sulle tecnologie rinnovabili, in modo da attenuare la dipendenza dalle forniture di energia da altri Paesi.

Questo il messaggio centrale che emerge dalla relazione del Copasir in tema di energia e transizione ecologica, dopo aver svolto un ciclo di audizioni con ministeri e operatori del settore, mentre il nostro Paese si trova nel pieno di una impennata dei prezzi elettrici e del gas.

La crescita dei prezzi delle materie prime energetiche, evidenzia la relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organo parlamentare che controlla i servizi segreti, “ha determinato un impatto significativo del caro energia sul sistema produttivo e sulle famiglie, tale da indurre lo Stato a interventi volti a mitigare la dinamica dei prezzi al consumo”.

Ma i prezzi, “seppur destinati a diminuire con l’arrivo della primavera 2022, non torneranno a livelli pre-pandemia” quindi occorre “valutare l’opportunità di ulteriori interventi atti a compensare in maniera più strutturata il prezzo della bolletta energetica”.

Quali sono le raccomandazioni del Copasir?

Per quanto riguarda le rinnovabili, il principale ostacolo è dato “dalla effettiva localizzazione e realizzazione degli impianti che ancora in numerosi casi incontrano tenaci resistenze a livello territoriale, oltre alla complessità dell’iter autorizzatorio, con conseguenti effetti sui tempi esecutivi”.

Si propone quindi “quale soluzione ultima quella di una centralizzazione della stessa decisione con un intervento sostitutivo da parte del potere centrale”, in quelle ipotesi in cui l’interesse nazionale è maggiormente evidente e da salvaguardare.

C’è poi un passaggio specifico sul settore idroelettrico, dove l’attuale disciplina legislativa italiana “mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l’autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere (anche extra Ue, sia in forma individuale che in associazione con fondi di investimento o con operatori non attivi nei settori energetici), con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”.

Appare pertanto necessaria “una revisione della disciplina per posizionare il settore nella corretta dimensione strategica per il Paese, garantendo una protezione degli asset, un coinvolgimento dei territori interessati dagli impianti di produzione e distribuzione e una prospettiva industriale per la realizzazione di importanti investimenti”.

Parlando poi delle nuove risorse messe in campo dal Pnrr, si suggerisce un intervento di Cassa depositi e prestiti “a sostegno delle filiere industriali coinvolte nel processo di transizione”, ad esempio per la produzione di batterie nel settore automotive, che potrebbe essere un “importante stimolo per il conseguitmento di una sempre maggiore autonomia tecnologica del Paese”.

Non manca un riferimento alla opportunità di introdurre, a livello europeo, “una forma di disincentivo delle importazioni di prodotti realizzati in Paesi extracomunitari mediante processi produttivi caratterizzati dall’utilizzo di fonti energetiche non green, come il carbone. Ciò potrebbe avvenire anche attraverso l’introduzione di dazi sull’importazione di merci prodotte senza il rispetto di specifici standard ambientali”.

Ricordiamo che dal Parlamento Ue è appena uscita una proposta per accelerare l’adozione di una tassa alla frontiera sulla CO2, che dovrebbe colpire le importazioni di determinati prodotti (cemento, acciaio, alluminio e altri) a elevata intensità di emissioni inquinanti.

In tema di  nucleare, la relazione “registra un dibattito in ordine all’impiego di forme di nuova generazione di tale risorsa energetica, mediante piccoli reattori, propugnato soprattutto dalla Francia”.

In Italia, sottolinea il Copasir, “la ricerca in questo settore non si è arrestata e ha consentito di stabilire importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale”, anche se “ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico“.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×