Da sette Paesi Ue “no” al nucleare per produrre idrogeno low-carbon

Austria, Germania, Spagna e altri Stati membri chiedono di escludere la produzione di H2 a basse emissioni di CO2 dalla direttiva Red 3 sulle fonti rinnovabili. Dovrebbe esserci spazio solo per l'idrogeno 100% verde.

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L’Europa si spacca letteralmente in due sul possibile ruolo del nucleare nella transizione energetica.

In realtà la parola “nucleare” non compare mai nella lettera inviata da 7 Paesi – Austria, Danimarca, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Spagna – al vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans e alla commissaria per l’Energia, Kadri Simson.

Ma che si parli anche di quello è evidente: il gruppo dei sette, infatti, chiede che la produzione di idrogeno e di combustibili low-carbon, cioè a basse emissioni di CO2, non sia incentivata tramite la direttiva Red 3 sulle fonti rinnovabili.

Questa direttiva, secondo i firmatari della lettera, dovrebbe promuovere, ai fini degli obiettivi su energia e clima al 2030, solamente le tecnologie rinnovabili (eolico, fotovoltaico e così via) e la produzione di H2 verde, ricavato a partire da energia elettrica 100% green.

Quindi non dovrebbe esserci alcuno spazio per idrogeno ottenuto da altre fonti a basse emissioni, come appunto il nucleare.

Per i sette Paesi, “contare l’energia a basse emissioni di carbonio verso gli obiettivi rinnovabili, ridurrebbe piuttosto i nostri sforzi per il clima e rallenterebbe gli investimenti nella tanto necessaria capacità rinnovabile aggiuntiva”.

Siamo aperti, prosegue la lettera, “a discutere percorsi complementari di decarbonizzazione attraverso idrogeno a basse emissioni di carbonio e combustibili a basse emissioni di carbonio in altri quadri normativi, come il pacchetto sul gas”.

La spinta per includere il nucleare nella direttiva sulle rinnovabili arriva dalla Francia. Già a febbraio, Parigi insieme ad altri Paesi aveva chiesto a Bruxelles di inserire nella Red 3 anche l’idrogeno low-carbon nell’ottica della “neutralità tecnologica”.

Un modo per aprire le porte alla produzione di H2 con elettricità a basse emissioni di anidride carbonica, compresa quella da nucleare.

Poi la Francia ha lanciato un’iniziativa per aumentare la cooperazione industriale europea nel settore nucleare; il gruppo comprende altri dieci Stati membri Ue, oltre alla Francia: Bulgaria, Croazia, Ungheria, Finlandia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia.

Ricordiamo che nell’ambito dell’approvazione del pacchetto gas-idrogeno presentato da Bruxelles a dicembre 2021, la commissione Itre del Parlamento Ue, poco più di un mese fa, ha votato una definizione di idrogeno “a basse emissioni” che include l’H2 derivato dall’energia atomica.

Sempre a febbraio 2023, la Francia ha ottenuto un primo successo diplomatico sul fronte idrogeno-nucleare. Difatti, in base a dei regolamenti approvati dalla Commissione, i Paesi con un mix elettrico a bassa intensità di CO2 – come quello francese grazie ai suoi reattori – saranno esentati dalle nuove regole di addizionalità per la generazione di H2 da fonti rinnovabili.

Detto altrimenti: si potrà usare anche energia elettrica da nucleare per produrre idrogeno considerato pulito.

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