La risposta Ue a Cina e Stati Uniti: un nuovo piano industriale green

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Più sostegni alle industrie delle tecnologie pulite, revisione degli aiuti di Stato, un fondo sovrano per i finanziamenti (in attesa di supporti mirati nei settori più importanti). L'annuncio di Ursula von der Leyen a Davos.

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Un nuovo piano industriale europeo, battezzato Green Deal Industrial Plan, per supportare gli investimenti delle industrie che operano nelle tecnologie pulite, rilanciando la loro competitività sui mercati globali, sulla scia di quanto anticipato nei giorni scorsi dal commissario Ue per il mercato interno, Thierry Breton.

È la risposta Ue alle iniziative di altri Paesi – come gli Stati Uniti con il loro Inflation Reduction Act da 369 miliardi di $ – annunciata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlando ieri (martedì 17 gennaio) al Forum economico internazionale di Davos, in Svizzera.

Il punto, ha dichiarato von der Leyen, è che “assistiamo a tentativi aggressivi di attirare le nostre capacità industriali in Cina o altrove. Abbiamo un bisogno impellente di effettuare questa transizione net-zero senza creare nuove dipendenze“.

Bruxelles punta quindi a sostenere maggiormente le imprese Ue nei diversi settori della green economy – fonti rinnovabili, batterie, auto elettriche, idrogeno verde – con una serie di misure per accelerare le autorizzazioni a sviluppare nuovi siti industriali e per ridurre la necessità di importare materie prime critiche.

Obiettivo è creare condizioni più favorevoli per progetti e investimenti nella transizione energetica. Quindi la Commissione europea presenterà un nuovo Net-Zero Industry Act e un Critical Raw Materials Act.

Il primo, ha spiegato von der Leyen, “fisserà obiettivi chiari per le tecnologie pulite in Europa entro il 2030″ concentrando gli investimenti “su progetti strategici lungo la intera filiera” e cercando in particolare di “semplificare e velocizzare le autorizzazioni per i nuovi siti di produzione clean-tech“.

Allo stesso tempo, Bruxelles vuole intervenire sugli importanti progetti di comune interesse europeo (Ipcei), al fine di renderli più veloci da elaborare, più facili da finanziare e di più facile accesso per le piccole imprese e per tutti gli Stati membri.

Con il Critical Raw Materials Act, invece, la Commissione Ue intende “migliorare raffinazione, lavorazione e riciclaggio delle materie prime in Europa”, mentre si lavorerà “con i nostri partner commerciali per cooperare su approvvigionamento, produzione e lavorazione per superare il monopolio esistente” (von der Leyen ha ricordato, ad esempio, che le forniture europee di terre rare dipendono al 98% dalla Cina).

Altro pilastro fondamentale del nuovo piano industriale green europeo riguarda i finanziamenti.

Von der Leyen ha sottolineato la necessità di “essere competitivi con le offerte e gli incentivi attualmente disponibili al di fuori della Ue”, come i sussidi del piano Usa.

Per questo, ha detto, “proporremo di adeguare temporaneamente le nostre norme sugli aiuti di Stato per velocizzarle e semplificarle”, prevedendo “aiuti mirati per gli impianti di produzione nelle catene del valore strategiche delle tecnologie pulite” da parte dei singoli Stati membri.

Il rischio, infatti, è che le aziende europee trasferiscano attività e investimenti in Paesi esteri dove sono presenti maggiori sussidi fiscali, ad esempio negli Stati Uniti, ma anche in India, Cina, Giappone.

Tuttavia, poiché “gli aiuti di Stato saranno una soluzione limitata che solo pochi Stati membri potranno utilizzare”, sarà anche necessario incrementare i finanziamenti europei alle industrie verdi. Quindi von der Leyen ha rilanciato la proposta di un nuovo fondo sovrano europeo, che sarà preparato nel quadro della revisione intermedia del bilancio entro fine 2023.

Tale fondo aumenterà le risorse disponibili per attività di ricerca e innovazione. Ciò richiederà del tempo, ed ecco perché Bruxelles sta già valutando “una soluzione ponte per fornire un supporto rapido e mirato dove è più necessario”.

Terzo pilastro del piano è il rafforzamento delle competenze dei lavoratori, perché la transizione richiederà un numero crescente di personale qualificato nei vari segmenti delle filiere.

Infine, la presidente della Commissione Ue ha rimarcato la necessità di sviluppare un commercio internazionale aperto ed equo per le tecnologie pulite, fondamentale per ridurre i costi, creare nuovi posti di lavoro e realizzare prodotti migliori e più competitivi.

In questo ambito von der Leyen non ha risparmiato critiche alla Cina, affermando che “laddove il commercio non è equo, dobbiamo rispondere in modo più deciso”, perché Pechino “ha incoraggiato apertamente le aziende ad alta intensità energetica in Europa e altrove a delocalizzare tutta o parte della loro produzione, con la promessa di energia a buon mercato, basso costo del lavoro e un ambiente normativo più indulgente“.

Avremo ancora bisogno di lavorare e commerciare con la Cina, soprattutto quando si tratta di fare questa transizione”, quindi dovremo “utilizzare tutti i nostri strumenti per affrontare le pratiche sleali, compreso il nuovo regolamento sui sussidi esteri. Non esiteremo ad aprire indagini se riteniamo che i nostri approvvigionamenti o altri mercati siano distorti da tali sovvenzioni”.

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