Riscaldamento e raffrescamento: come decarbonizzare il settore?

Politiche, incentivi, ricerca ed esempi applicativi: nella tavola rotonda del 27 ottobre, tanti sono stati i temi sviscerati per analizzare le vie di decarbonizzazione del settore del riscaldamento e raffrescamento.

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Come il settore del riscaldamento e raffrescamento può e deve contribuire alla decarbonizzazione dell’energia in Italia?

Per rispondere a questa domanda, la Renewable Heating & Cooling European Technology Platform, con un supporto specifico dell’associazione europea del solare termico, Solar Heat Europe, ha organizzato, il 27 ottobre, una tavola rotonda nazionale (vedi video integrale in basso) che ha visto la partecipazione di quasi 70 attori del settore.

Il webinar, che ha avuto come media partner Qualenergia.it e AIRU, l’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano, ha toccato molti dei temi più caldi, come il quadro politico generale, la disponibilità di incentivi, alcuni filoni di ricerca e, infine, esempi applicativi.

Comunità energetiche… al caldo

La tavola rotonda si è aperta con due interventi introduttivi, il primo dei quali è stato assegnato a Gianni Girotto, già Presidente della X Commissione del Senato e noto nel settore soprattutto per avere dato la paternità alla prima normativa sulle comunità energetiche rinnovabili.

Un aspetto molto interessante sottolineato da Girotto è che l’attuale legislazione, sebbene non nomini esplicitamente questo aspetto, consente alle comunità energetiche di produrre e condividere non solo energia elettrica ma anche calore.

Su questo tema, tra l’altro, proprio a ottobre 2022 è partito il nuovo progetto europeo ConnectHeat, finanziato nell’ambito del programma “LIFE – Clean Energy Transition” che mira a sviluppare 7 casi pilota di comunità energetiche termiche, uno dei quali in Italia, nella regione del Friuli-Venezia Giulia.

In chiusura del suo discorso, poi, Girotto ha sottolineato la centralità della ricerca citando i casi delle pompe di calore a elevata temperatura, per produrre sia caldo sia freddo, e quello degli accumuli termici di grande dimensione che impiegano sabbia o rocce come mezzo di stoccaggio.

Un ritardo irresponsabile

“Siamo in netto ritardo. Siamo in un pericolosissimo, critico e irresponsabile ritardo nel processo di decarbonizzazione”: l’affermazione di Livio De Santoli, che è intervenuto subito Girotto, non lascia spazio ad ambiguità.

Le tecnologie pulite, sia nel campo elettrico sia in quello termico, ci sono e funzionano, anche se a volte è ancora necessario sfatare falsi miti, “fake news” ancora associati alle energie rinnovabili e, purtroppo, duri a morire.

Un esempio lampante è quello della intermittenza di queste fonti energetiche, un problema ormai in gran parte risolto grazie ad accumuli, sia elettrici che termici, in grado di coprire anche diversi giorni di fabbisogno energetico.

Tra le scelte strategiche verso la decarbonizzazione, De Santoli ha indicato un forte e deciso potenziamento del teleriscaldamento, anche in connessione con le comunità energetiche già citate da Girotto.

Un ottimo incentivo per le rinnovabili termiche

Alessandro Pellini del GSE, poi, ha sottolineato come le rinnovabili abbiano coperto, negli ultimi anni, una percentuale tra il 19 e il 20% dei consumi finali lordi nel settore termico, valore più elevato rispetto alle previsioni del Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN) redatto nel 2010 in attuazione della Direttiva 2009 28 /CE testimoniando, così, come anche in quella sede il contributo del settore del calore sia stato ancora una volta sottostimato.

Il focus sul Conto Termico, inoltre, ha evidenziato come, tra il 2013 e il 2021, degli oltre 1 miliardo di euro di risorse riconosciute per la produzione di energia termica tramite il meccanismo, circa 600 milioni di euro hanno riguardato i generatori a biomasse (oltre 270mila interventi), oltre 270 milioni di euro gli impianti solari termici (125mila interventi) e circa 180 milioni di euro le pompe di calore (oltre 57mila interventi).

Andando nel dettaglio in merito al solare termico, l’83% della superficie solare lorda installata in Italia è destinata alla produzione della sola acqua calda sanitaria, mentre il 14% integra anche un impianto di climatizzazione invernale.

Il 96% degli impianti supportati dal Conto Termico, in termini di superficie, afferisce al settore residenziale, il 3% al settore commerciale e solo l’1% circa all’industria, lasciando così ancora aperto un enorme potenziale agli impianti solari di media e grande taglia.

Acqua calda e come stoccarla

Proprio focalizzandosi sulla produzione di acqua calda sanitaria tramite solare termico, Francesca Margiotta dell’ENEA, nel successivo intervento, ha mostrato i risultati di una ricerca che consente un corretto dimensionamento dell’impianto rispetto ai consumi e in dipendenza dalla località di installazione.

Si tratta di informazioni preziose per non sovradimensionare l’impianto evitando, così, di sprecare energia e scongiurando il rischio di stagnazione, soprattutto nella stagione estiva.

Sempre in tema di ricerca, Giuseppe Mandrone dell’Università di Torino, ha presentato i principali risultati di uno studio, condotto per conto di AIRU, sugli accumuli termici sotterranei di grande dimensione.

Al di là delle numerose soluzioni possibili per questi stoccaggi, che possono operare anche su base stagionale, il relatore ha sottolineato la complessità delle attuali normative in termini autorizzativi, legata anche all’assenza di casi di riferimento.

Una nota positiva, però, viene proprio dallo stesso studio, nell’ambito del quale Mandrone ha trasferito informazioni tecniche ad alcuni funzionari pubblici che, grazie a questi chiarimenti, hanno cambiato il loro atteggiamento iniziale verificando che queste soluzioni non presentano particolari criticità.

Il teleriscaldamento: una soluzione moderna e flessibile

La giusta miscela di efficienza e fonti rinnovabili e una forte tendenza al sector coupling per gestire gli eccessi di rinnovabili elettriche, ad esempio mediante pompe di calore e boiler elettrici: questo è il quadro di un teleriscaldamento moderno, flessibile e resiliente presentato dal Presidente di AIRU, Lorenzo Spadoni, nel suo intervento.

Ancora tanto, però, resta da fare: il teleriscaldamento resta troppe volte escluso da sistemi di supporto e incentivazione e ciò non permette di combattere ad armi pari con altre soluzioni tecnologiche. Per citare solo un paio di esempi, che hanno un notevole impatto sul mercato, l’esclusione dal Superbonus e l’assenza di un’adeguata agevolazione sull’IVA.

Sono 300 i collettori solari termici piani sottovuoto in grado di generare temperature anche di 175 °C nel periodo estivo: è il caso dell’impianto presentato da Guglielmo Cioni di TVP Solar, davvero esemplare di cosa può fare questa tecnologia.

Si tratta di un sistema a servizio dello stabilimento della Martini & Rossi, sito nelle vicinanze della città di Torino, utilizzato per produrre vapore a 3,7 bar nella stagione estiva e, in inverno, per generare acqua calda a 90 °C destinata al riscaldamento degli ambienti.

A ulteriore testimonianza di come il solare termico vada ben oltre la semplice generazione di acqua calda, il progettista Giordano Contin ha presentato il nuovo impianto di teleriscaldamento solare, ora in fase di collaudo, connesso alla rete di Verona. Più di 2.000 m2 di collettori a tubi sottovuoto sono stati inseriti su tre delle scarpate presenti nella centrale termica: consentiranno alla utility locale di proseguire il percorso verso un teleriscaldamento efficiente e rinnovabile.

Il video integrale del webinar (durata 2h 30′), moderato da Riccardo Battisti di Ambiente Italia e collaboratore di QualEnergia.it

Il programma completo (pdf)

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