Quale futuro per l’energia in Sardegna dopo l’affaire Todde?

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Contestate irregolarità contabili nella campagna elettorale. Ecco cosa non cambia per i provvedimenti approvati in materia di rinnovabili. Intanto la Regione si scontra con il Mase su due impianti agrivoltaici.

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Il Collegio regionale di garanzia elettorale (che fa capo alla Corte d’appello) ha dichiarato decaduta la presidente della Sardegna, Alessandra Todde, in un’ordinanza-ingiunzione firmata il 20 dicembre e depositata venerdì 3 gennaio.

Adesso si apre un lungo iter, fatto di ricorsi e decisioni da prendere, che potrebbe richiedere mesi prima di arrivare a una conclusione.

Alla presidente vengono contestati errori e irregolarità nella rendicontazione delle sue spese per la campagna elettorale del 2024.

Todde non avrebbe nominato un mandatario elettorale, cioè un garante che si fa carico di tutti gli atti e le spese. Non avrebbe utilizzato un conto corrente dedicato per le spese elettorali, previsto per legge. Infine, nella sua campagna elettorale avrebbe fatto confusione nella rendicontazione delle spese riferibili a sé stessa e di quelle riferibili al suo partito, il Movimento 5 stelle.

La vicenda, per il momento, viaggia su due binari. Il primo è quello del Consiglio regionale, chiamato a convalidare il provvedimento di decadenza.

Il presidente del parlamentino, Pietro Comandini (PD), dovrà sottoporre l’atto alla Giunta per le elezioni, che dovrà accettare o respingere la richiesta di decadenza e poi girarla al Consiglio stesso, che dovrà a sua volta pronunciarsi in merito.

Sul secondo binario ci sarà il ricorso della presidente, che ha già affidato il fascicolo ai suoi avvocati, con cui si chiederà la sospensiva.

“La notifica della Corte d’appello è un atto amministrativo che impugnerò nelle sedi opportune. Ho piena fiducia nella magistratura e non essendo un provvedimento definitivo continuerò serenamente a fare il mio lavoro”, ha spiegato Alessandra Todde in una nota.

Cosa succede intanto ai provvedimenti approvati, soprattutto quelli particolarmente stringenti in materia di rinnovabili, come la legge regionale sulle aree idonee? Dovesse diventare effettiva la destituzione di Todde, gli atti che fanno riferimento al suo mandato rimarrebbero generalmente validi, a meno che non siano successivamente modificati, annullati o dichiarati illegittimi da organi competenti.

Questo perché gli atti amministrativi e normativi adottati durante la sua carica non dipendono dalla permanenza della persona, ma dall’organo regionale che li ha emanati.

Ad esempio, le leggi regionali approvate dal consiglio regionale, anche se proposte dalla Giunta presieduta da un presidente destituito, continuano a essere valide fino a quando non vengono modificate o abrogate attraverso un nuovo procedimento legislativo. Allo stesso modo, se un provvedimento specifico è stato adottato in violazione di norme di legge, può essere impugnato o annullato da un tribunale amministrativo (come il Tar o il Consiglio di Stato), indipendentemente dalla destituzione del presidente.

A tal proposito, nella prima metà di gennaio è attesa la pronuncia della Corte costituzionale sulla legittimità della moratoria sarda sulle rinnovabili. Il provvedimento è già stato superato dalla legge Regionale n. 20 del 2024 sulle aree idonee, ma una “bocciatura” rappresenterebbe comunque un segnale forte contro l’atteggiamento di chiusura della Regione.

Braccio di ferro Sardegna-Mase

Regione che intanto si prepara allo scontro legale con la Commissione tecnica nazionale PNRR-PNIEC del Mase.

Il pomo della discordia è l’esito positivo, sancito da parte di quest’ultima, della Valutazione di impatto ambientale per due progetti agrivoltaici da 80 MW complessivi (“Monte Nurra”, in agro di Sassari, e “Villasor”), che si collocherebbero, secondo l’assessora dell’Ambiente, Rosanna Laconi, in “aree dichiarate non idonee” secondo la già citata (e molto contestata) legge sarda sulle aree idonee, particolarmente stringente e ostile all’installazione di impianti a fonte rinnovabile.

In un comunicato la Regione ha annunciato che “intraprenderà azioni in tutte le sedi amministrative e giurisdizionali competenti” per “contrastare e contestare” le decisioni della commissione.

“I pareri – si legge – sono stati adottati nonostante la certificata incompatibilità dei progetti, sia col quadro normativo regionale sia con i valori paesaggistici, ambientali e culturali che la legislazione regionale difende”.

Sui due progetti in oggetto, quello della Tiziano per un impianto agrivoltaico da 41,84 MW a Villasor (SU) e della Eusebio per 42,096 MW a Monte Nurra, si era espresso a ottobre il Tar della Sardegna, che aveva ordinato al Mase di pronunciarsi su questi e altri due progetti agrivoltaici per circa 192 MW complessivi.

Il Tribunale chiedeva di evitare una “sostanziale disapplicazione delle norme che prevedono i generali termini di scansione del procedimento amministrativo”, per definire con “certezza” i “tempi delle vicende amministrative”.

In sentenze precedenti il Tar aveva sottolineato che la presentazione di un enorme numero di progetti, per oltre 1.000 istanze in corso di valutazione o attesa di essere valutate, “deve essere fronteggiata con idonee misure organizzative che garantiscano la tenuta del sistema” e non derogando ai termini previsti dalla procedura di Via.

La delega al Mase, quindi, deriva da esigenze dettate dai tempi delle risposte da dare agli operatori, senza l’intenzione di “scavalcare” la Regione per competenze.

Ottenuta la Via positiva, il prossimo step dovrebbe essere la concessione dell’Autorizzazione unica. Ma il condizionale è d’obbligo. “La Regione può fare ostruzionismo e certamente lo farà”, dichiara a QualEnergia.it Maurizio Pitzolu, referente per la Sardegna di Italia Solare.

“Nonostante la Via positiva del Mase – ci spiega – questi progetti non hanno la strada spianata, l’Autorizzazione unica dovrebbe arrivare praticamente in automatico, ma la regione proverà a bloccarla, si appelleranno alla Via  perché è l’unico punto su cui possono far leva”.

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