Sono 4.168 le cave autorizzate in Italia e 14.141 le cave dismesse o abbandonate secondo i dati contenuti nel Rapporto Cave 2021 di Legambiente, che è stato presentato ieri, 10 maggio, in diretta streaming.
La crisi del settore delle costruzioni iniziata nel 2008 – racconta l’associazione ambientalista in una nota stampa che ha accompagnato la pubblicazione del documento – si è fatta sentire e rispetto alla precedente edizione sono diminuite le cave attive, erano 4.752 nel 2017, e sono aumentate quelle dismesse o abbandonate (727 in più) con un numero che risulta davvero impressionante, considerando che solo una piccola parte di queste vedrà un ripristino ambientale.
Le cave di inerti e quelle di calcare e gesso rappresentano oltre il 64% del totale delle cave autorizzate in Italia, percentuale che supera l’81% se si analizzano le quantità estratte. Più basse le quantità estratte di materiali di pregio, come i marmi, ma la crisi si è fatta sentire meno per le esportazioni verso Stati Uniti e Medio Oriente.
Vengono estratti annualmente 29,2 i milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia per le costruzioni, 26,8 milioni di metri cubi di calcare e oltre 6,2 milioni di metri cubi di pietre ornamentali. Con canoni irrisori e in base a un quadro normativo inadeguato, una pianificazione incompleta e una gestione delle attività estrattive senza controlli pubblici trasparenti.
Il tema è di piena attualità visto il rilancio dei cantieri previsto con il Recovery plan, in particolare di alta velocità ferroviaria, ma anche in edilizia con il Superbonus di cui si sta discutendo la proroga.
Questa situazione oggi può essere cambiata, come racconta il Rapporto di Legambiente, con esempi italiani e europei, e proprio la chiave del recupero e riciclo può contribuire non solo a ridurre progressivamente le cave ma a rilanciare il settore delle costruzioni. Inoltre, anche le attività estrattive possono essere gestite correttamente, ponendo attenzione a ridurre l’impatto sul paesaggio e delle attività. Sono diversi gli esempi in questo senso di cave attive e recuperate a vantaggio delle comunità coinvolte.
“Ma ora è il momento di accelerare nella transizione verso l’economia circolare”, sollecita Legambiente, rafforzando trasparenza e legalità nel settore.
La strada è quella segnata dalle direttive europee e dalle leggi nazionali, eliminando tutte le barriere al recupero e riciclo dei materiali per il loro utilizzo nelle opere pubbliche e nei cantieri privati.
Purtroppo, larga parte dei rifiuti da demolizione e ricostruzione oggi finisce in discarica e siamo ben lontani dall’obiettivo del 70% di recupero fissato al 2020 dall’UE.
Come se non bastasse, le entrate percepite dagli enti pubblici con l’applicazione dei canoni sono estremamente basse in confronto ai guadagni del settore. Il totale nazionale di tutte le concessioni pagate nelle Regioni, per sabbia e ghiaia, è di 17,4 milioni di euro, a cui bisognerebbe sommare le entrate della Sicilia che variano in funzione della quantità cavata, oltre a una piccola quota derivata dall’ampiezza dei siti estrattivi, come avviene in Puglia. Cifre bassissime rispetto ai 467 milioni di euro all’anno ricavati dalla vendita.
Le proposte
Per Legambiente sono tre gli obiettivi principali da raggiungere:
- Rafforzare la tutela del territorio, perché il quadro delle regole di tutela del territorio dalle attività estrattive è inadeguato e ancora troppi Piani contengono previsioni enormi di nuovi prelievi, invece di regolarne una corretta gestione, tutelando le aree di pregio e fissando regole per garantire sempre il recupero progressivo dei luoghi.
- Stabilire un canone minimo nazionale per le concessioni di cava, come nel Regno Unito pari al 20% del valore di mercato, perché la strada dell’economia circolare passa per una revisione della fiscalità e in tutti i Paesi europei l’aumento dei canoni per le attività estrattive e per il conferimento a discarica degli inerti è stato il volano per la riorganizzazione e modernizzazione del settore verso il riciclo.
- Ridurre il prelievo da cava attraverso il recupero degli inerti provenienti dall’edilizia e dal riciclo di rifiuti da utilizzare in tutti i cantieri, perché è vantaggioso per il paese e le imprese; per questo serve ridurre il conferimento a discarica, rendere economicamente vantaggioso l’utilizzo di materiali provenienti da recupero e riciclo a fronte di quelli provenienti da cava, facilitare il recupero, riciclo e riutilizzo in edilizia di rifiuti provenienti da tutti i settori e garantire sbocchi di mercato a questi materiali.
Di seguito il video della presentazione del rapporto e il documento integrale.
Il rapporto (qui pdf)