Quanti morti in meno chiudendo centrali a carbone: uno studio sugli Usa

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Un nuovo studio della Università della California quantifica i benefici in vite umane della decarbonizzazione

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La chiusura di centinaia di centrali elettriche a carbone negli Stati Uniti nei dieci anni terminati nel 2016 ha salvato oltre 26.600 vite umane. È la conclusione cui è giunto un nuovo studio dell’Università della California a San Diego, pubblicato sulla rivista Nature.

Secondo i ricercatori, la parziale decarbonizzazione americana ha infatti consentito una riduzione dello smog  e di altri inquinanti in atmosfera, diminuendo l’incidenza di disturbi respiratori come l’asma e di altri condizioni croniche o letali.

Dal 2005 al 2016, il periodo analizzato nello studio, 334 centrali a carbone sono state chiuse negli USA, mentre 612 nuove centrali a gas naturale sono state messe in rete negli Stati Uniti.

Il carbone ha continuato a perdere terreno negli USA anche dopo il 2016, a favore sia di gas naturale che di energie rinnovabili come l’eolico e il fotovoltaico, nonostante gli sforzi dell’amministrazione Trump per sostenere l’industria carbonifera.

“La dismissione delle centrali a carbone è stata associata alla riduzione delle concentrazioni di inquinamento nelle loro vicinanze e alla conseguente riduzione della mortalità,” ha indicato lo studio, come mostrato nell’illustrazione, dove la barra verticale grigia indica il periodo in cui è stata chiusa una centrale a carbone esemplificativa della Georgia.

Lo studio ha osservato inoltre che nell’area circostante alle centrali a carbone dismesse è aumentata anche la resa dei raccolti, per complessivi 570 milioni di bushel di mais, soia e grano in più rispetto al periodo in cui le centrali erano attive.

Questi cambiamenti, insieme a migliori controlli delle emissioni, hanno portato a un calo dell’80% del biossido di zolfo e a un calo del 60% degli ossidi di azoto.

Secondo gli studiosi, la diminuzione delle particelle inquinanti nell’aria ha inoltre migliorato la riflettività atmosferica regionale, intrappolando cioè una minore quantità di calore e contribuendo ad un minore surriscaldamento dell’aria.

Lo studio ha rilevato che i benefici per la salute derivanti dalla diminuzione dell’inquinamento sono stati quasi immediati e sono corrisposti a un calo del tasso di mortalità.

Il gas naturale, tuttavia, non è “del tutto benigno”, ha osservato lo studio, in quanto il combustibile fossile è una delle principali fonti di metano – un gas che intrappola a effetto serra ancora più potente del carbonio.

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