Germania, le politiche climatiche ed energetiche dopo le elezioni

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La prossima coalizione di governo tedesca guidata dai conservatori cercherà un nuovo equilibrio fra continuità e cambiamento su energia e clima?

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L’obiettivo della neutralità climatica al 2045, almeno ufficialmente, gode ancora del sostegno dei maggiori partiti che si sono sfidati nelle elezioni anticipate tenutesi in Germania.

Tuttavia, nella prossima coalizione di governo, le preoccupazioni sui costi della transizione per cittadini e imprese potrebbero diventare un nuovo punto di riferimento per le politiche di Berlino, al pari del processo di decarbonizzazione.

La velocità e l’ambizione delle misure per la transizione energetica tedesca potrebbero quindi subire un rallentamento, così come il mix dei provvedimenti potrebbe segnare delle modifiche, dopo questa tornata elettorale.

Le consultazioni svoltesi durante il fine settimana in Germania hanno visto, infatti, il blocco conservatore CDU/CSU guidato da Friedrich Merz aggiudicarsi la maggioranza relativa dei voti.

Assieme all’affermazione dei cristiano-democratici, spiccano il raddoppio dei voti dell’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), il quasi raddoppio dei consensi della sinistra di Die Linke (Partito di sinistra), il tracollo dei social-democratici (SPD) del cancelliere uscente Olaf Scholz, l’indebolimento dei Verdi e l’incapacità del partito populista di sinistra BSW di superare la soglia di sbarramento del 5% per l’ingresso in Parlamento.

L’esito immediato del risultato elettorale

Con il 28,5% dei voti, la CDU/CSU si è confermato il partito più forte del Bundestag, ma il risultato inferiore alle attese costringerà Merz a negoziare per un governo di coalizione. I conservatori e i social-democratici hanno ottenuto, rispettivamente, 208 e 120 seggi, per un totale di 328 seggi, sufficienti a formare un governo di maggioranza, la cui soglia è fissata a 316 seggi.

Una maggioranza di soli 12 seggi, però, potrebbe non far dormire sonni tranquilli al cancelliere in pectore Merz. In questo contesto, la CDU/CSU e l’SPD potrebbero dover ricercare di volta in volta anche l’appoggio dei Verdi, a seconda dei provvedimenti in ballo.

Per il momento, però, Merz ha annunciato di voler avviare delle trattative di coalizione solo con i socialdemocratici del cancelliere uscente Scholz, dopo che il risultato delle elezioni tedesche ha spianato la strada ai due partiti per formare un governo senza un terzo partito.

Le possibilità dei Verdi di svolgere un ruolo diretto nella prossima coalizione sembrano quindi molto scarse. Ciò significa che il partito probabilmente non potrà continuare a perseguire la sua ambiziosa politica climatica ed energetica in un nuovo esecutivo.

Sebbene sia improbabile che una coalizione tra i conservatori e l’SPD dia ulteriore impulso alla decarbonizzazione in Germania, questi due stessi partiti insieme hanno già gestito efficaci politiche climatiche ed energetiche in passato.

E il fatto che abbiano la possibilità di formare un nuovo governo in tempi brevi è un esito che sia gli elettori tedeschi che i partner internazionali della Germania accoglierebbero con favore, viste le numerose sfide che attendono sia il Paese che l’Europa.

Qui di seguito, i risultati delle elezioni in Germania con le variazioni percentuali rispetto al voto del 2021, nell’illustrazione di Clean Energy Wire.L’esito delle trattative influenzerà molto il futuro delle politiche energetiche e ambientali del Paese. La necessità di trovare dei compromessi potrebbe, infatti, limitare l’ambizione delle misure già in atto o rallentarne l’attuazione.

Rispetto all’estrema destra tedesca, tutti i partiti si sono impegnati a mantenere un “firewall” che impedisca la cooperazione formale con l’AfD. Ma la netta ascesa dell’estrema destra di Alternative für Deutschland potrebbe comunque pesare indirettamente sulle scelte del nuovo governo.

C’è da considerare, inoltre, che mentre la crisi climatica fu una delle questioni principali per molti elettori nelle precedenti consultazioni, questa volta ha avuto un ruolo molto più limitato.

I temi che hanno guidato il voto dei tedeschi sono stati la sicurezza interna (18% degli intervistati) e la sicurezza sociale (18%), seguite da immigrazione (15%) e crescita economica (15%). L’ambiente e il clima sono risultati solo al quinto posto con il 13%, in calo rispetto al 22% delle precedenti elezioni del 2021, secondo un sondaggio dell’emittente pubblica ARD.

Politiche energetiche verso un nuovo equilibrio?

Merz si trova di fronte alla sfida di bilanciare la crescita economica con la transizione ecologica.

Il nuovo governo continuerà a sostenere l’espansione delle energie rinnovabili, ma con un’enfasi sulla competitività industriale e sulla riduzione della burocrazia per le imprese.

In una conferenza stampa, subito dopo i risultati, Merz ha dichiarato che un rapido ritorno all’energia nucleare è fuori questione, affermando che “sappiamo tutti che le centrali nucleari non sono come una lampada da tavolo che si può accendere e spegnere, ma che si tratta di un processo a lungo termine“.

Tuttavia, il capo dei cristiano-democratici ha anche chiesto una “moratoria sullo smantellamento” delle vecchie centrali per mantenere aperte le opzioni per un riutilizzo di questi impianti in un momento successivo, precisando comunque che questa scelta “non sarà certamente decisa e attuata durante questo mandato”.

Sempre in tema di nucleare, sebbene un riutilizzo degli impianti esistenti sia altamente improbabile, la Germania di Merz potrebbe cercare di spingere con maggiore forza su tecnologie come i piccoli reattori modulari (SMR), che sono però molto lontani da una industrializzazione, e sulla fusione, però completamente inesistente anche solo a livello di prototipo. Per entrambe queste tecnologie, dunque non è realistico un loro ruolo nei prossimi anni.

In ambito europeo, l’approccio di Merz, meno orientato alla regolamentazione e più attento alla crescita economica, potrebbe rafforzare la tendenza del Partito Popolare Europeo, a cui fanno capo i cristiano-democratici tedeschi, di rivedere al ribasso alcune normative del Green Deal.

A casa propria, per esempio, Merz si è detto favorevole all’abolizione della legge sul riscaldamento degli edifici, che prevede la sostituzione progressiva delle caldaie a gasolio e a gas con sistemi verdi. Questa sarebbe una possibile svolta conservatrice. Tuttavia, dato che SPD e Verdi sostengono politiche di decarbonizzazione nel settore del riscaldamento residenziale, la misura potrebbe essere rinegoziata anziché completamente abrogata.

principali nodi energetici da sciogliere nelle trattative

Se la CDU/CSU formerà un governo con l’SPD, e un eventuale appoggio esterno dei Verdi, alcune delle questioni più critiche su cui i partiti dovranno trovare dei compromessi riguarderanno:

  • eliminazione delle caldaie a gas e gasolio: come accennato, la CDU/CSU si oppone alla legge per l’eliminazione graduale delle caldaie a gas o alimentate da altri combustibili fossili, perorata invece da SPD e Verdi, favorevoli anche all’espansione del teleriscaldamento (Un nuovo teleriscaldamento solare con accumulo stagionale in Germania);
  • indebitamento pubblico per gli investimenti verdi: Verdi e SPD spingono per una riforma del freno al debito, che attualmente limita per legge l’indebitamento pubblico allo 0,35% del Pil; una riforma consentirebbe maggiori investimenti pubblici nella transizione energetica; la CDU/CSU, pur non escludendo a priori una riforma del freno, punterebbe di più sugli incentivi per gli investimenti privati;
  • ritorno al nucleare: la CDU/CSU vuole esplorare il riutilizzo delle centrali nucleari dismesse, se possibile con costi tecnici e finanziari ragionevoli, e investire di più nei piccoli reattori modulari, proposta che incontra una forte opposizione da parte dei Verdi e dell’SPD;
  • sostenibilità della filiera produttiva: la CDU/CSU vuole eliminare la legge sulle catene di approvvigionamento che impone obblighi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance alle aziende, mentre SPD e Verdi vogliono mantenere e semplificare le normative europee esistenti;
  • data di uscita dal carbone: la CDU/CSU vuole mantenere l’obiettivo del phase-out del carbone al 2038, mentre i Verdi insistono per il 2030; l’SPD non ha preso una posizione netta, ma potrebbe mediare tra le due proposte in sede di negoziati per facilitare un accordo.
  • fine dei motori a combustione interna: la CDU/CSU vuole annullare il divieto europeo dei nuovi veicoli a combustione dal 2035, mentre SPD e Verdi difendono la normativa come essenziale per il raggiungimento degli obiettivi climatici.

Il peso del settore industriale

All’indomani delle elezioni, l’associazione confindustriale tedesca BDI ha auspicato che il nuovo governo adotti un approccio su tre fronti per rimettere la Germania in carreggiata:

  • fiducia nelle imprese e riduzione dei costi amministrativi, pari attualmente a circa il 6% dei  ricavi d’azienda;
  • priorità di bilancio, con la spesa pubblica che deve concentrarsi sugli investimenti in infrastrutture, trasformazione e resilienza, mettendo al centro la riduzione dei costi energetici, tramite il taglio delle imposte sull’elettricità per le industrie e la limitazione delle tariffe di rete;
  • equilibrio tra ecologia ed economia, con la creazione di un clima economico favorevole al successo delle tecnologie verdi e digitali.

“L’arretratezza delle decisioni e delle azioni in molte questioni essenziali per l’economia, come la riduzione della burocrazia, gli investimenti statali, l’approvvigionamento energetico e la politica di sicurezza, deve essere risolta con urgenza”, ha dichiarato Peter Leibinger, a capo della BDI.

Nonostante la riduzione dell’importanza delle questioni legate al clima nel dibattito elettorale, la società civile e anche il settore industriale continuano sostenere le politiche climatiche.

“È fondamentale che le trattative di coalizione diano risposte rapide alle sfide della transizione energetica”, ha detto Simone Peter, presidente della federazione delle energie rinnovabili BEE.

Merz, da parte sua, ha promesso di mettere la crescita economica al di sopra di tutte le altre preoccupazioni e si è fatto promotore di una richiesta di ritiro di diverse normative verdi dell’Ue. Ma nel fronte progressista si è fatto notare che il settore industriale, in generale, vuole meno burocrazia, ma anche una politica coerente e prevedibile, che consenta di pianificare attività e investimenti a lungo termine.

Gli stimoli di politica industriale possono avere un doppio ruolo, venendo usati per aiutare le aziende sia a crescere che a diventare energeticamente più efficienti e climaticamente più verdi, secondo Linda Kalcher, direttore esecutivo del think tank Strategic Perspectives. “Non lo faranno in nome della politica climatica, va bene. Lo faranno come strategia economica. Va bene lo stesso”, ha dichiarato.

“L’attuazione della transizione energetica richiederà decenni. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di un quadro normativo coerente e affidabile che non sia orientato ai periodi legislativi, ma piuttosto continui a sviluppare la transizione energetica e tenga d’occhio la sicurezza dell’approvvigionamento”, ha commentato l’Associazione delle utility tedesche BDEW.

In attesa di sviluppi a breve…

Il prossimo governo tedesco, come in realtà anche quello italiano, dovrà provare a conciliare la decarbonizzazione industriale e la competitività, consentire una trasformazione del riscaldamento degli edifici rispettosa del clima mantenendo i costi accessibili, avviare una seria transizione dei trasporti in un contesto di industria automobilistica in difficoltà e di finanze pubbliche ristrette, nonché incrementare gli investimenti nell’adattamento climatico e in altre misure di riduzione delle emissioni.

È una partita difficile. Mentre l’Ue e gli attori internazionali attendono segnali chiari da Berlino, l’interesse della società civile e delle imprese per una transizione energetica ambiziosa rimane ancora alta in Germania.

La rapidità e l’ambizione con cui verranno implementate le prossime politiche energetiche e climatiche ci diranno di più sulle effettive intenzioni, dinamiche e capacità della futura coalizione di governo tedesca di affrontare questi temi così trasversali all’economia tedesca ed europea.

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