All’avvicinarsi della stagione termica invernale 2018-2019 torniamo a occuparci di riscaldamento domestico a pellet: qual è l’andamento del mercato italiano? Come si stanno evolvendo i prezzi e come scegliere i prodotti di miglior qualità?
Qualche dato generale
Per quanto riguarda i dati generali, si confermano sostanzialmente i numeri visti a ottobre dello scorso anno. L’Italia, chiarisce a QualEnergia.it l’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL), è il primo paese al mondo per consumo di pellet per il riscaldamento, con più di 3,3 milioni di tonnellate, di cui la maggior parte utilizzate a livello domestico.
Il nostro Paese, di conseguenza, è anche il mercato europeo di riferimento per la vendita di stufe e inserti a pellet, con oltre 2,6 milioni di apparecchi complessivamente installati (questo è il dato consolidato per il 2017).
La produzione nazionale di pellet, evidenziano poi le statistiche dell’associazione, è attestata intorno alle 400-500.000 tonnellate/anno. Al nostro Paese, quindi, spetta il ruolo di principale importatore europeo di pellet, con Austria, Croazia e Germania che figurano tra i maggiori fornitori.
Prezzi e caratteristiche del pellet
Per quanto riguarda i prezzi, le ultime rilevazioni AIEL disponibili sono quelle di luglio 2018 che davano una forchetta di 270-295 € per tonnellata di prodotto certificato ENplus A1, secondo il tipo di distribuzione (all’ingrosso, al dettaglio, in autobotte), Iva del 22% inclusa.
Ma attualmente i prezzi sono più alti di quelli registrati a luglio 2017 visto che siamo a ridosso della stagione termica, spiega Annalisa Paniz di AIEL: “i prezzi al dettaglio potrebbero aumentare nelle prossime settimane, portandosi intorno a 305 € per tonnellata in media iva inclusa, anche qualcosa di più, parlando sempre di valori finali al consumatore, Iva esclusa, per i sacchi ENplus A1”.
Tuttavia, è bene ricordare che le quotazioni del pellet possono essere imprevedibili, essendo condizionate da diversi fattori climatici (le temperature medie nei mesi più freddi) e dai costi dei carburanti fossili concorrenti, in particolare il metano. Ad esempio, se l’inverno sarà freddo e il metano sarà più caro, il consumo di pellet potrebbe aumentare, con la conseguenza di farne salire il costo.
Il consiglio, quindi, per chi ha la possibilità di stoccare il combustibile per tutto l’inverno, se non l’ha già fatto per approfittare dei prezzi estivi solitamente più convenienti, è acquistare in questo periodo un intero bancale di pellet, che di norma comprende 65-70 sacchi da 15 kg.
Il vantaggio, oltre a spuntare un prezzo più competitivo, è la qualità omogenea assicurata da una stessa partita di prodotto.
Guardando ai prezzi attuali su alcune catene della grande distribuzione, notiamo che OBI propone singoli sacchi da 15 kg di pellet certificato ENplus A1 100% di abete tra 4,5 e 5 € Iva inclusa, secondo la provenienza del materiale (quello meno caro è dalla Russia, l’altro da Austria/Repubblica Ceca).
Su Leroy Merlin, invece, si trova un’offerta di bancali da 70 sacchi a 300-342 € di pellet certificato ENPlus A1-DINplus. Mentre EuroBrico offre singoli sacchi di prodotto certificato a 4,8-5 € Iva inclusa o più economici a 4 € di pellet misto abete/faggio, non certificato. Un bancale da 66 sacchi qui costa circa 310-330 € parlando di pellet ENplus A1.
In queste settimane nel centro Italia il prezzo di un sacco di pellet ENPlus A1 hanno toccato e anche leggermente superato i 5 €, iva inclusa.
La certificazione
Quando si sceglie il tipo di pellet è bene preferire quello certificato, cosa tra l’altro che da ottobre 2018 è obbligatoria in diverse Regioni.
Meglio comunque evitare le offerte low cost di prodotti che potrebbero avere caratteristiche molto più scadenti e quindi compromettere la qualità della combustione. Il pellet ENplus è certificato dal primo agosto 2015 e fa riferimento alla norma ISO 17225-2:2014.
In particolare, conviene sempre controllare il fondo del sacchetto, scartando le confezioni che presentano un elevato contenuto di polveri o bricchetti rovinati.
Il contenuto in ceneri non dovrebbe mai superare l’1% del peso su sostanza secca, ma è bene scegliere un prodotto con una percentuale inferiore, intorno allo 0,7% al massimo.
Per scegliere il pellet nel modo corretto, inoltre, bisogna valutare il suo potere calorifico, cioè l’energia termica che riesce a fornire: di solito siamo tra 4,5 e 5,5 kWh/kg, sottolineano gli esperti sentiti da QualEnergia.it. Oltre al potere calorifico e al contenuto in ceneri, occorre prestare attenzione al tipo di legno: il migliore è quello di faggio o abete, a seguire il pellet costituito di latifoglie o di legni misti.
Esiste poi anche pellet fatto con biomasse varie: ad esempio segatura di legno mischiata a scarti di mais. I tecnici non lo bocciano, ma lo consigliano solo per grandi caldaie e non per le stufe: ha un residuo di cenere relativamente alto che sporca braciere e canna fumaria.
Ecco le raccomandazioni per leggere bene l’etichetta sui sacchi di pellet e accertarsi che il prodotto sia certificato secondo le norme di legge (vedi qui per maggiori informazioni):
- Devono essere indicati tutti i riferimenti per contattare il produttore o il rivenditore.
- Deve essere riportata la dicitura “pellet di legno” accompagnata dalla classe di qualità del prodotto in base alla norma di riferimento (ISO 17225-2).
- Deve essere riportato il marchio di certificazione ENplus completo di numero identificativo.
- Il numero identificativo deve corrispondere a un’azienda effettivamente in possesso della certificazione.
- Deve essere riportato il marchio di qualità con la classe corrispondente.
- Deve essere riportato il peso venduto (in kg o tonnellate).
- Il pellet acquistato deve essere idoneo all’apparecchio termico cui è destinato, stufa o caldaia.
(Articolo pubblicato originariamente il 5 ottobre 2018)