I nuovi progetti gas dell’Ue rischiano di finire in tribunale

Quattro Ong hanno avviato una contestazione relativa a decine di infrastrutture fossili. Bruxelles dovrà rispondere entro 22 settimane al massimo e si rischia di andare davanti alla Corte di giustizia Ue.

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Decine di nuovi progetti europei del gas, per un valore complessivo di 13 miliardi di euro, rischiano di finire davanti alla Corte di giustizia Ue, grazie alla recente iniziativa di quattro associazioni ambientaliste che contestano la compatibilità di tali progetti con i nuovi obiettivi climatici dei 27 Stati membri.

Tra i progetti contestati figura anche EastMed, il gasdotto di 1.900 km per un costo stimato in 6-7 miliardi di euro, che dovrebbe collegare i giacimenti offshore del Mediterraneo orientale (Cipro e Israele) fino al nostro Paese, attraverso la Grecia.

La contestazione legale è stata avviata da ClientEarth, Friends of the Earth Europe, Food & Water Action Europe e CEE Bankwatch, utilizzando le nuove possibilità di accesso alla giustizia a livello Ue, introdotte da una riforma del 2021.

In pratica, ora le organizzazioni non governative e i cittadini possono chiedere alle istituzioni europee (alla Commissione Ue in questo caso) di rivedere una decisione che secondo i ricorrenti ha violato le norme ambientali.

La Commissione, spiega una nota delle associazioni, deve rispondere ufficialmente a tale richiesta entro 16 settimane, termine che può essere prorogato fino a 22 settimane.

E se i ricorrenti ritengono che la risposta di Bruxelles non sia soddisfacente, possono citare in giudizio la Commissione davanti alla Corte di giustizia Ue.

In ballo ci sono le infrastrutture per il gas inserite nella quinta lista di progetti di interesse comune europeo (PCI, Projects of Common Interest), pubblicata a novembre 2021 ed entrata in vigore lo scorso aprile 2022.

I progetti della lista ottengono diversi vantaggi, tra cui autorizzazioni accelerate e possibilità di accedere ai fondi europei.

Secondo le associazioni, però, Bruxelles non ha valutato adeguatamente gli impatti delle nuove infrastrutture in termini di emissioni di CO2 e metano; le emissioni di metano, in particolare, rappresentano un grave problema perché il CH4 su un orizzonte di 20 anni ha un effetto di riscaldamento atmosferico 86 volte più potente della CO2.

E le emissioni di metano, spesso, sfuggono al controllo a causa di perdite da pozzi e tubazioni.

In sostanza, affermano gli ambientalisti, la lista delle infrastrutture gas è in contrasto con le leggi europee sul clima e con gli impegni sottoscritti dagli accordi di Parigi nel 2015.

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