La Provincia di Trento collaborerà per due anni con l’Università di Padova per analizzare la potenziale presenza di materie prime critiche nel territorio dell’ente autonomo.
L’assessore provinciale allo Sviluppo economico, Achille Spinelli, chiarisce che “è importante procedere con cautela in quella che attualmente è solo un’attività conoscitiva”.
Con questo progetto, dunque, si creerà un database aggiornato e georeferenziato a supporto di “future possibili e puntuali ricerche minerarie, dirette a indagare e valutare la reale sostenibilità economica e ambientale di un’eventuale attività estrattiva”.
Secondo quanto riportato nella mappa dei minerali strategici Gemma elaborata da Ispra a luglio, nel territorio trentino sono presenti depositi di rame e barite. Proprio a Ispra sarà messo a disposizione lo studio finale della Provincia, visto che l’Istituto è chiamato a realizzare il Programma nazionale di esplorazione secondo quanto previsto dal regolamento Ue 2024/1252.
L’ordinamento italiano, si ricorda, è stato adeguato alle disposizioni di tale regolamento con il DL 25 giugno 2024, n. 84, sulle materie prime di interesse strategico, convertito in legge dal Senato il 6 agosto 2024 (il DL e il testo della legge di conversione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 13 agosto scorso, sono disponibili in basso).
Anche la Germania studia le sue riserve
L’interesse per i minerali strategici è alto in tutto il mondo e non fa eccezione la Germania, dove l’Istituto federale di Geoscienze ha pubblicato un rapporto sulle attività tedesche di esplorazione e produzione (allegato in basso). Ad oggi, in particolare, risultano registrati oltre cento progetti su tutta la filiera.
Per quanto riguarda il rame, ad esempio, si stima che in questo Paese siano presenti 2,4 milioni di tonnellate di riserve, mentre per il litio si arriva a 3,8 mln/ton, cioè “la settima risorsa più grande nel confronto globale”, scrive l’Istituto.
“Gran parte delle materie prime minerali necessarie annualmente in Germania provengono da giacimenti nazionali”, sottolinea il vicepresidente Volker Steinbach, ma “c’è una produzione relativamente bassa delle materie prime che l’Ue classifica come critiche o strategiche”. Per questo motivo Berlino “dipende in gran parte dalle importazioni”.