La Germania rilancia sulle rinnovabili con 8 GW di nuove aste

Intanto è boom di produzione con fonti pulite nei primi nove mesi del 2018 e calano anche le emissioni di CO2.

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Nuove aste per 8 GW di eolico e fotovoltaico entro il 2021, fonti rinnovabili al 38% del mix elettrico nei primi nove mesi dell’anno, emissioni di CO2 in calo del 7% circa da gennaio a settembre 2018 in confronto allo stesso periodo del 2017: gli ultimi dati da Berlino restituiscono una Germania particolarmente “verde”.

Non mancano però le valutazioni che inducono a una certa prudenza.

Per quanto riguarda le aste, varie agenzie di stampa citano un documento del governo di coalizione guidato da Angela Merkel (vedi QualEnergia.it sulle difficoltà di CDU/SPD dopo le elezioni in Assia e Baviera), che prevede di ripartire così la potenza aggiuntiva tra eolico a terra e fotovoltaico: 1 GW per ciascuna tecnologia nel 2019, poi 1,4 GW l’anno successivo e 1,6 GW nel 2021.

Ci saranno anche altre aste neutre, che quindi metteranno in competizione diretta diverse fonti energetiche con un modello innovativo di remunerazione, per un totale di 250 MW nel 2019, 400 MW nel 2020 e 500 MW nel 2021.

Allo stesso tempo, il governo ha proposto di tagliare del 20% le tariffe in conto energia per le installazioni commerciali-industriali su tetto tra 40 e 750 kW, motivando questa misura con il crollo dei prezzi dei moduli fotovoltaici negli ultimi mesi, dopo la fine dei dazi Ue sui pannelli FV cinesi e la sovra-offerta di moduli sul mercato mondiale.

Intanto le rinnovabili, secondo l’associazione tedesca delle utility BDEW, hanno coperto il 38% dei consumi elettrici in nove mesi, +3% circa rispetto a gennaio-settembre di un anno fa.

Il grafico sotto, riportato dal sito Clean Energy Wire, che segue da vicino gli sviluppi della transizione energetica (Energiewende) in Germania, riassume il quadro.

Le rinnovabili hanno prodotto circa 170 miliardi di kWh, evidenzia l’associazione, qualcosina in meno di carbone e lignite, le fonti più “sporche” al centro dell’attuale dibattito politico sulla loro graduale eliminazione (ricordiamo che è al lavoro una commissione speciale che dovrà fissare i termini dell’uscita tedesca da questa risorsa fossile).

In alcuni mesi, precisa la BDEW, le fonti pulite sono andate ben oltre il 40% del mix elettrico complessivo, grazie alle condizioni molto favorevoli di ventosità e irraggiamento (vedi QualEnergia.it).

Nella prima metà dell’anno erano riuscite a superare carbone e lignite, un traguardo storico.

Per quanto riguarda, infine, le emissioni di anidride carbonica, la società di consulenza energetica AG Energiebilanzen, citata da Clean Energy Wire, segnala che la riduzione di circa sette punti percentuali osservata finora nel 2018 è da attribuire al boom delle rinnovabili, alla minore domanda di combustibili fossili e alle temperature più calde.

Tuttavia, rimarcano gli esperti, è ancora presto per parlare di una tendenza, perché gli obiettivi tedeschi per il clima e l’energia pulita al 2020 e al 2030 restano ancora lontani e già il prossimo anno le emissioni di CO2 potrebbero risalire, soprattutto se le condizioni meteorologiche torneranno su valori prossimi alla media, con temperature un po’ più fredde e un conseguente incremento dei consumi energetici per il riscaldamento.

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