Italia, tra le raccomandazioni Ue meno burocrazia e più revamping per le rinnovabili

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L’ultima valutazione sull’Italia della Commissione Europea nel suo country report.

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L’Italia ottiene buoni voti su alcuni parametri chiave della sostenibilità ambientale, il governo italiano sostiene la transizione energetica e le aziende italiane stanno diventando più “verdi”, ma esiste un potenziale largamente non sfruttato per l’ammodernamento degli impianti italiani ad energie rinnovabili, e per realizzarlo sarà necessario alleggerire oneri, complessità e tempi autorizzativi.

Questo, in sintesi, il giudizio sulle politiche energetiche e ambientali che la Commissione Europea ha dato all’Italia nel suo più recente “Country Report”.

“Data la riduzione del costo delle energie rinnovabili, gli oneri amministrativi giocheranno un ruolo fondamentale,” si legge nel rapporto della Commissione.

Secondo il rapporto, “la transizione verde può avere un impatto sociale positivo, se adeguatamente supportata.”

Le eco-industrie e i posti di lavoro ad esse legate sono infatti in aumento in Italia. E in una fase in cui la transizione verde dovrebbe portare a una creazione netta di posti di lavoro, e in cui la riallocazione del lavoro da un settore all’altro sarà probabilmente significativa, diventeranno cruciali gli investimenti nella creazione e aggiornamento delle competenze, per dotare i lavoratori delle conoscenze necessarie, fa notare il rapporto.

La Commissione sottolinea poi che sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030. Le politiche esistenti dovrebbero infatti ridurre le emissione di gas serra solo del 27% rispetto all’obiettivo italiano del 33%.

Secondo la Commissione, insomma, la legislazione italiana esistente e le misure previste non sembrano sufficienti per raggiungere gli obiettivi proposti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).

Il settore dell’edilizia avrà un ruolo centrale nel cercare di raggiungere l’obiettivo di efficienza energetica del 2030, nota il rapporto.

Il settore residenziale è infatti responsabile di oltre un terzo del consumo totale di energia in Italia, dove la maggior parte dei 14,5 milioni di edifici sono stati costruiti prima della introduzione di criteri di risparmio energetico.

A livello più generale, di fronte a una debole prospettiva macroeconomica e alla sfida di garantire una maggiore sostenibilità economica, risollevare la produttività e la crescita potenziale sono le chiavi per ridurre il rapporto tra debito pubblico e crescita, in modo da appianare il più possibile gli squilibri macroeconomici dell’Italia.

Ambiziose riforme strutturali, politiche fiscali prudenti e ben mirate gli investimenti sosterrebbero la trasformazione ambientale e il digitale italiano, garantendo una crescita sostenibile, dice la Commissione.

Secondo la Commissione, l’attività economica in Italia rimane debole, nonostante il graduale miglioramento del mercato del lavoro.

Dopo una crescita del prodotto interno lordo (PIL) reale dello 0,8% nel 2018, il PIL è cresciuta dello 0,2% nel 2019.

La crescita dello 0,3% e dello 0,6% prevista dalla Commissione stessa nel 2020 e nel 2021, potrebbe rivelarsi però giù un miraggio, almeno per quest’anno, se la frenata determinata dal Coronavirus dovesse continuare o acuirsi.

Il debito pubblico italiano rimane una fonte importante di vulnerabilità per l’economia, dice la Commissione.

Il rapporto debito/PIL dell’Italia ha raggiunto il 134,8% nel 2018 e la Commissione prevede che salirà ulteriormente al 136,2% nel 2019, al 136,8% nel 2020 e al 137,4% nel 2021, in un contesto di persistente debole crescita nominale e con un equilibrio primario che si sta deteriorando.

Il tasso di disoccupazione rimane elevato, anche se in declino, e le politiche per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro devono ancora essere pienamente attuate, dice la Commissione.

Nonostante permangano quindi ampi divari nei tassi di occupazione tra le diverse regioni del paese, la Commissione nota che l’Italia ha fatto qualche progresso nel rispondere alle raccomandazioni specifiche ad essa rivolte nel 2019.

In particolare, secondo la Commissione, ci sono stati progressi sostanziali nella lotta all’evasione fiscale, grazie anche all’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici.

I progressi sono stati invece limitati nel ridurre la tassazione sul lavoro, nel ridurre i crediti fiscali e nella riforma del sistema catastale; nell’affrontare il lavoro sommerso; nel sostenere la partecipazione femminile al mercato del lavoro; nel migliorare l’istruzione, anche attraverso investimenti mirati, e nel favorire l’aggiornamento delle competenze; nel ridurre la durata dei processi civili; e infine nel migliorare la lotta alla corruzione, e nel riformare le norme procedurali per ridurre la durata processi penali.

La Commissione indica poi che non ci sono stati progressi per la riduzione dell’incidenza delle pensioni di vecchiaia sulla spesa pubblica e per dare più spazio ad altre attività sociali e a spesa che stimoli la crescita; e neanche per allentare le restrizioni alla concorrenza.

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