C’è movimento nel business dei parchi eolici: nel 2010 – il primo anno in cui la crescita dell’eolico si è fermata rallentando rispetto all’anno precedente – un’ondata record di cessioni e prezzi in picchiata per gli impianti già attivi, mentre invece tiene il valore delle partecipazioni ai parchi autorizzati, ma non ancora realizzati.
E’ il panorama che esce dall’ultimo report di Bloomberg New Energy Finance. Mai come nel 2010 si erano comperati e venduti tanti parchi eolici: 875 le compravendite di partecipazioni in progetti, per un totale di 26,8 GW, il 15% in più rispetto al 2009 (mentre nel 2008 le compravendite erano state minori ma avevano riguardato una potenza circa doppia: 53,9 GW). In calo, come detto, i prezzi: in media 1,58 milioni di euro per MW, una flessione del 5% rispetto all’anno precedente e del 12,6% nei confronti del 2008, quando si era arrivati a 1,78 milioni di euro per MW.
Un calo, che secondo la società di consulenza proseguirà e accelererà: nel corso dell’anno si prevede che si tocchino gli 1,5 milioni di euro per MW. Dietro la picchiata dei prezzi, spiega Bloomberg, ci sono le vendite di alcune utility soprattutto nel settore offshore e nel mercato iberico, ma soprattutto la necessità di molti sviluppatori di vendere i parchi completati per fare cassa e proseguire con nuovi progetti. Non è un caso infatti che per i parchi autorizzati, ma non ancora realizzati, il prezzo sia invece cresciuto del 25% anno su anno fino a 172.000 €/MW (prezzo per l’acquisizione di un impianto autorizzato o permitting). La causa sarebbe anche la corsa all’accaparramento dei siti migliori (specialmente in Europa) e la leggera ripresa economica.
Quanto agli acquirenti – si legge nel report – i prezzi più bassi dei parchi ultimati hanno attirato nell’eolico nuovi attori, come i fondi pensione e di private equity e i gruppi assicurativi, in cerca di investimenti senza rischi, come sono invece quelli nei parchi già realizzati.
“Nel mercato eolico – commenta l’amministratore delegato di Bloomberg Nef, Michael Liebreich – stiamo assistendo al riemergere di una nuova normalità dopo i livelli depressi delle acquisizioni registrati nel periodo post-crisi finanziaria, e la differenza rispetto al periodo pre-crisi è che in molti casi i proprietari di lungo termine degli impianti sono soggetti finanziari piuttosto che utility”.
Interessante poi, tra i rapporti di Bloomberg pubblicati di recente, quello sugli investimenti in rinnovabili in generale, a partire dal quale è stato redatto l’ultimo rapporto Unep (Qualenergia.it, Le fonti rinnovabili, il primo driver della crescita mondiale). Il 2010, vi si legge, ha visto gli investimenti nelle energie pulite crescere di un terzo passando dai 160 miliardi del 2009 a 211. E il dato più interessante è che per la prima volta i paesi emergenti hanno superato quelli più industrializzati: 72 i miliardi investiti nei Pvs contro i 70 dei paesi ricchi, un ribaltamento rispetto a 6 anni fa: nel 2004 tre quarti degli investimenti verdi avvenivano nelle nazioni più sviluppate a livello industriale.