In Cina cresce la capacità produttiva di celle fotovoltaiche bifacciali

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La Seraphim ha annunciato che una parte della nuova fabbrica da 1 GW sarà destinata alla produzione di moduli super-efficienti che catturano la luce da entrambi i lati.

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Le grandi aziende cinesi del fotovoltaico puntano sempre di più sulle celle bifacciali, in grado di aumentare di parecchi punti percentuali l’efficienza complessiva dei moduli FV che utilizzano questa tecnologia, rispetto ai pannelli che catturano la luce da un solo lato.

A confermare questa tendenza è l’annuncio di Seraphim: nella nuova fabbrica da 1 GW di capacità complessiva realizzata nella provincia di Shanxi, nel Nord della Cina, si produrranno celle a elevata efficienza di cui una parte sarà basata su un’architettura bifacciale.

Il produttore cinese, infatti, si aspetta che i moduli bifacciali arriveranno a dominare il mercato globale FV perché consentono di ridurre il costo complessivo di generazione di energia elettrica (LCOE, Levelized Cost of Electricity) grazie alle loro caratteristiche.

Le celle bifacciali di Seraphim, prosegue la nota, hanno un doppio strato di vetro e possono produrre fino al 25% di elettricità in più in confronto alle celle monofacciali standard.

Nello stabilimento (vedi foto in alto), sviluppato in collaborazione con Lu’An Photovoltaics Technology, che entrerà in funzione a maggio 2019, si produrranno anche pannelli super-efficienti con tecnologia “half-cut” dove le singole celle sono letteralmente tagliate a metà per incrementare il loro rendimento elettrico.

Intanto, sul fronte delle sperimentazioni in laboratorio, un gruppo di ricercatori ha ideato una cella FV tandem bifacciale di silicio/perovskite che ha raggiunto un’efficienza di conversione di poco superiore al 30% (vedi QualEnergia.it).

Mentre in altri laboratori si sta lavorando a nuovi sistemi per calcolare in modo più preciso l’effettivo guadagno energetico dei pannelli che assorbono i raggi solari da entrambi i lati: i metodi comunemente impiegati per eseguire tali calcoli, infatti, sono un po’ approssimativi perché l’efficienza finale dei moduli bifacciali è influenzata da diverse variabili, più di quelle che interessano i moduli tradizionali.

Parliamo, ad esempio, delle caratteristiche del terreno e del suo potere riflettente (albedo), oltre a una serie di aspetti tecnici come l’orientamento-inclinazione dei singoli pannelli, l’eventuale presenza di sistemi di tracking e così via.

Ricordiamo, infine, che già lo scorso agosto, un’analisi di GTM Research sosteneva che nel giro di uno o due anni le celle bifacciali sarebbero state pronte a conquistare ampie fette di mercato, grazie alla possibilità di produrre fino al 25% circa di energia elettrica in più nel confronto con le installazioni FV convenzionali.

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