Il “tramonto” del solare termodinamico in Italia visto dall’ANEST

  • 8 Novembre 2019

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L'Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica ripercorre in un pamphlet la complicata storia della tecnologia in Italia.

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Perché la tecnologia solare termodinamica, nota come CSP (Concentrating Solar Power) o solare a concentrazione, non ha avuto nel nostro paese il successo in cui molti avevano creduto, a cominciare da chi ci ha investito?

La tecnologia, sviluppata in Italia dall’Enea a partire dal 2000 con il progetto Archimede, guidato dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, prevede in particolare l’utilizzo dei sali fusi come fluido termovettore nel ricevitore. I sali fusi (generalmente sodio e potassio) sono sostanze non inquinanti e non infiammabili, per cui non sono pericolosi né per l’uomo né per l’ambiente, e vengono addirittura utilizzati in agricoltura come fertilizzanti naturali.

In un pamphlet curato da ANEST, l’associazione di settore, si ripercorrono gli ostacoli di natura tecnologica, finanziaria, normativa e autorizzativa che la tecnologia ha dovuto affrontare in questi anni, con un elenco di ben 14 progetti non andati in porto e un focus su quelli presentati in Sardegna.

Completa il documento un’intervista a Gianluigi Angelantoni, presidente ANEST che, demoralizzato, spiega come si stia “perdendo l’occasione per far crescere le tecnologie pulite nel mondo e le aziende italiane. Sono stati distrutti soldi e competenze; gli italiani che hanno avuto modo di migrare sono andati a operare all’estero”.

Scarica il documento ANEST “Il tramonto del sole (pdf)

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