Il mercato fotovoltaico mondiale e italiano dall’osservatorio di LONGi Solar

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Aumento dei prezzi dei moduli, costi delle materie prime, scenari a breve, mercato italiano: uno sguardo a 360 gradi con Francesco Emmolo, Regional manager Italy & Greece di LONGi Solar, azienda cinese, primo produttore mondiale di wafer monocristallini, celle e moduli FV.

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Come vede il mercato fotovoltaico mondiale e anche quello italiano il primo produttore al mondo di wafer monocristallini, celle e moduli fotovoltaici?

Ne abbiamo parlato con Francesco Emmolo, Regional manager Italy & Greece, che rappresenta LONGi Solar, azienda cinese con sede a Xi’an, oggi in testa a tutte le classifiche del settore FV industriale.

Un’azienda che per i suoi numeri e per essere nella parte alta della catena di approvvigionamento sposta molto nel settore.

La sua capacità produttiva di moduli monocristallini ad alta efficienza è ormai intorno ai 45 GW, con uno shipment nel 2020 di oltre 20 GW nell’anno, la prima azienda ad aver superato questa soglia. Per il 2021 prevede di toccare e superare i 40 GW.

In circa cinque anni è diventata la prima in termini di fatturato, grazie anche alla produzione di wafer monocristallino (con una quota del 45% mondiale). L’azienda, quotata alla borsa di Shanghai, ha oggi una capitalizzazione di 40 miliardi di dollari e ha registrato un utile di oltre 1 miliardo di dollari.

A Francesco Emmolo (nella foto), in costante comunicazione con il management di LONGi Solar, iniziamo col chiedere, dal suo osservatorio, come interpreta il recente rialzo dei prezzi dei moduli.

«In effetti c’è stato un aumento. In parte dovuto all’aumento del costo del silicio, che poi si è stabilizzato, e, in parte, per un aumento di quello del vetro che sembra in via di stabilizzazione. Ma il peso maggiore sull’aumento dei costi da novembre ad oggi è dovuto ai costi del trasporto che sono lievitati incredibilmente. Tanto per fare un esempio, la tratta Shanghai-Rotterdam aveva a inizio anno un costo per container di 2.500 $; oggi non è possibile spendere meno di 4.500-4.800 dollari. Già solo questo impatto della logistica porta ad un aumento dei prezzi del fotovoltaico di 2-3 €cent per watt».

LONGi ha anche una capacità produttiva di 75 GW di wafer monocristallino e per questo ha il polso della parte alta della filiera…

«Diciamo che tutte le materie prime sono aumentate, come silicio, vetro, argento. Il silicio ha registrato un forte incremento a causa di uno shortage per via di due incidenti avvenuti questa estate in altrettanti stabilimenti dei due più grandi produttori cinesi. La ripresa della produzione è stata abbastanza rapida, ma il rallentamento è stato provocato soprattutto dalla maggiore attenzione in termini di sicurezza sull’intera filiera. Sintetizzando possiamo dire che da gennaio 2020 a gennaio 2021, il costo delle principali materie prime nella fabbricazione del modulo è in generale aumentato in media di circa il 40%».

Parliamo del silicio…

«Abbiamo fatto due grandi accordi per la fornitura di silicio, perché, come hanno previsto anche gli analisti di Bloomberg e IHS, quello oggi disponibile, fino forse alla fine dell’anno, sarà appena sufficiente a coprire la domanda del mercato. Si presume che a fine anno si potrà avere perfino una leggera carenza di polysilicon. Riteniamo che circa il 90% della produzione di silicio sia già stata allocata. Quindi non c’è, di fatto, un mercato spot. Questo fatto porterà ad un probabile aumento dei prezzi che non può essere affatto sottovalutato. C’è anche un altro dato che va evidenziato e che fa capire l’attuale livello di concentrazione dell’industria FV: quest’anno il 90% dei moduli verrà fornito dai primi dieci produttori al mondo e, di questi, l’80% sarà dai primi cinque».

Ma anche il vetro ha avuto un’impennata nei costi?

«Qui la situazione è po’ più complessa. I produttori di vetro solare erano pronti per un forte aumento della capacità produttiva, ma sono stati bloccati dal governo cinese. Visto che la produzione di vetro ha impatti ambientali piuttosto elevati, il governo ha dettato nuovi parametri per l’industria proprio nel rispetto dell’ambiente. Il freno alla produzione ha fatto salire i prezzi anche del 30%. Va detto che il vetro può pesare sul costo del modulo anche per il 20-30%».

Grazie a questo grafico possiamo fare il punto sull’aumento dei costi delle materie prime nel corso dell’ultimo anno. Si noti il notevole incremento del costo del vetro (+79%). Risulta che il costo dei moduli da gennaio 2020 cresciuto di quasi il 28%.

Come potrebbe impattare tutto ciò sul mercato fotovoltaico europeo e italiano?

«Sicuramente il prezzo dei moduli può incidere sul business plan dei progetti, ma al momento il loro incremento è stato assorbito da un recupero del prezzo dell’energia che è tornato ai livelli della fase pre-Covid. Se questo trend si fosse verificato nella primavera dello scorso anno, con prezzi elettrici bassissimi, avrebbe causato un deciso arresto del settore. Chiaramente oggi chi ha un’autorizzazione in mano per un impianto di grossa taglia o per progetti di revamping non si fermerà certo per 2 o 3 centesimi di aumento dei prezzi dei moduli».

Quali prezzi ci dobbiamo attendere per i moduli?

«In prospettiva sul breve termine non possiamo aspettarci un calo dei prezzi, anche per via di un mercato che richiederà molti più moduli dello scorso anno, soprattutto da parte dei mercati più importanti e verso la fine dell’anno come quelli di Cina e India, che importa ormai tantissimo dalle aziende cinesi. Per questo, anzi, assisteremo dopo una certa stabilizzazione, ad un leggero aumento dei prezzi».

Veniamo all’Italia. Come procede il mercato nei suoi diversi segmenti?

«Sul residenziale bisogna ammettere che, nonostante il Superbonus e la cessione del credito, una vera spinta non c’è ancora stata. Questo lo stiamo vedendo attraverso i nostri distributori. Quindi con mia grande sorpresa devo dire che al momento la domanda che stiamo ricevendo è concentrata soprattutto per impianti di taglia commerciale-industriale».

Come riuscite a raccontare questo strano mercato FV italiano al management cinese dell’azienda?

«È difficile spiegare un mercato che avrebbe numeri potenzialmente interessanti, come quelli indicati dal Pniec e poi quelli reali, molto più modesti. Sono costretto quindi, almeno al momento, ad inquadrare il nostro paese come un piccolo mercato. Buono per il residenziale e il commerciale, ma inespresso per quello dei grandi impianti. Oggi purtroppo non siamo nei primi dieci mercati nel mondo. Qualcosa che non è ben compreso in Cina è poi la nostra idea di vietare la realizzazione di impianti su terreni che poi non sarebbero agricoli nella realtà. Lì e altrove, sui terreni che sono classificati di pregio e a vocazione agricola non è consentita l’installazione di impianti, mentre su tutti gli altri è possibile».

A proposito di impianti su terreno e di grande taglia, LONGi sta puntando molto sui cosiddetti supermoduli…

«Infatti, per gli impianti utility scale sono tutti molto interessati a moduli di grande taglia. Abbiamo puntato sul 182 mm come cella (72 celle), da 540 Watt, per 2,2 x 1,1 m di grandezza. Ha delle caratteristiche elettriche che, a differenza di altri marchi, oggi lo rendono subito fruibile».

Altri moduli più richiesti dal mercato italiano?

«Abbiamo un 60 celle da 375 Watt, il più richiesto dagli impianti di taglia commerciale. È da poco sul mercato anche un modulo 410 Watt, con le dimensioni classiche di 1×2 metri, con 66 celle da 182 mm. L’azienda sta puntando fondamentalmente su due dimensioni di celle che poi vengono declinate in diversi moduli. Ma di fatto abbiamo notevoli richieste per il modulo da 375 W con 60 celle da 166 mm e quello da 450 W da 72 celle 166 mm».

L’articolo è pubblicato nell’ambito di un accordo commerciale con LONGi Solar.

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