Scrivi

Il concetto di “sufficienza energetica” applicato all’edilizia

Non basta l'efficienza energetica, ma serve un limite di consumi dato un certo servizio/obiettivo. Qui entra in gioco il concetto di "sufficienza". Come applicarlo all'edilizia lo spiega un concept paper.

ADV
image_pdfimage_print

La costruzione degli edifici ha un elevato impatto ambientale: richiede terreno e infrastrutture in grado di fornire energia, acqua, servizi per la comunicazioni e la mobilità.

Non solo la costruzione, ma anche la manutenzione dell’edificio richiede risorse, così come il suo utilizzo, in particolare per il fabbisogno energetico. Il suo ciclo di vita si completa con la ristrutturazione straordinaria o la demolizione, e anche qui ci sarà bisogno di risorse ed energia che includono il trattamento dei rifiuti.

Nel corso di tutta la sua vita all’edificio possiamo applicare il criterio di “sufficienza energetica” (energy sufficiency”), un concetto molto meno conosciuto, utilizzato e analizzato di quello di efficienza energetica.

A spiegare meglio cos’è la sufficienza energetica c’è un documento realizzato per conto della eceee (European Council for an Energy Efficient Economy.) “Energy sufficiency: an introduction” (allegato in basso) pubblicato lo scorso anno, realizzato nell’ambito di un progetto europeo. In sintesi si tratta di un concetto che considera sia il risultato da raggiungere (un obiettivo o un servizio) che le azioni che portano a tale risultato.

Di sufficienza energetica si parla abbondantemente sul sito energysufficiency.org e secondo una delle tante definizioni può essere considerato uno stato in cui i bisogni delle persone per i servizi energetici sono soddisfatti in modo equo e con il rispetto dei limiti ecologici.

Ad esempio per raggiungere tale “stato” servono azioni che riducano la domanda di energia per portarci verso la sufficienza, e allo stesso tempo la modifica della quantità e qualità dell’energia richiesta, una energia che sia generata non solo in modo sostenibile ma anche sufficiente al fabbisogno basilare delle persone.

La natura del cambiamento della quantità o qualità dei servizi energetici domandati è ciò che distingue le azioni per la sufficienza energetica da quelle per l’efficienza energetica.

Le prime ridurranno la domanda e lasceranno immutati il livello e la qualità dei servizi. Le azioni per la sufficienza energetica possono ad esempio essere legate alla modifica dei nostri comportamenti quotidiani oppure a differenti tipologie di infrastrutture che ci consentano di soddisfare i nostri bisogni con differenti servizi energetici.

Può essere d’aiuto un esempio pratico.

Efficienza è consumare meno energia per avere lo stesso servizio. Migliorare l’efficienza significa dunque usare meno energia, ma solo relativamente. Ad esempio una caldaia più potente anche se più efficiente consumerà sempre di più di una piccola caldaia che potrebbe essere maggiormente adatta al nostro fabbisogno. La stesso si può dire per una automobile.

Sufficienza è invece scegliere gli strumenti più idonei e commisurati alle nostre reali necessità, evitando quelli (apparecchiature, veicoli, ecc.) che consumano molta più energia per fornire, alla fine, il servizio richiesto che può essere ottenuto con altri strumenti meno energivori. Altro esempio classico: perché usare l’asciugabiancheria, che richiede tre o quattro volte l’energia del ciclo di lavaggio ed è facilmente sostituibile con un po’ di ventilazione all’aria aperta? Perché prendere l’auto per percorrere poche centinaia di metri?

Come applicare questo concetto della sufficienza all’edilizia?

Lo spiega un concept paper curato da Anja Bierwirth e Stefan Thomas del Wuppertal Institute Energy sufficiency in buildings(allegato in basso), commissionato, anche questo, dall’Eceee.

L’edificio, si spiega, serve per fornire spazio, sicurezza, fruibilità e un determinato livello di comfort.

Quattro aspetti determinano come un edificio consenta queste funzioni e il livello di energia e risorse necessario per soddisfarle. Questi aspetti sono:

  1. Lo spazio; l’uso del suolo e usi energetici collegati; più grande è l’edificio maggiori saranno i consumi.
  2. La progettazione e la costruzione; può favorire o meno anche la flessibilità del suo utilizzo, ma concerne anche il metodo di costruzione, i materiali usati e l’involucro che incidono sull’uso dell’energia, soprattutto nell’intero ciclo di vita dell’edificio.
  3. Le attrezzature; la giusta dimensione delle apparecchiature utilizzate per il riscaldamento e il raffrescamento, la produzione di acqua calda, ecc. è rilevante e non solo, ad esempio, la loro etichetta energetica.
  4. L’uso dell’edificio; anche il comportamento degli utilizzatori dell’edificio determinano il suo consumo energetico.

Una definizione generale di sufficienza energetica applicata all’edilizia come obiettivo da raggiungere può quindi essere: “realizzare uno spazio adeguato, accuratamente progettato e costruito e sufficientemente attrezzato per un suo utilizzo razionale”.

Ad esempio un edificio passivo, con consumi per mq ridottissimi, può rispondere al concetto di efficienza energetica, ma a parità di classe energetica un appartamento da 70 mq consumerà in termini assoluti sempre molto meno di un grande casa monofamiliare o di un villino. Insomma va integrato anche un limite di consumo totale e non solo per unità (metro quadrato).

Proprio per il continuo aumento della grandezza degli edifici e delle attrezzature/dispositivi energetici connessi nell’Unione europea i consumi dell’edilizia sono aumentati, nonostante il miglioramento dell’efficienza di involucri e dispositivi energetici.

Ovviamente non sempre questi quattro aspetti sono correlati a un uso sufficiente dell’energia, ma a volte solo ad un concetto di sufficienza più generale.

Il report esplora le azioni per la sufficienza energetica, i potenziali e le politiche collegate ai quattro aspetti sopra menzionati per portare gli Stati membri dell’Ue (ma anche le persone e le aziende) sempre più vicini allo stato di sufficienza energetica nel settore dell’edilizia. Un ambito che, se vogliamo una vera decarbonizzazione, meriterebbe una maggiore attenzione anche da parte dei decision maker.

In questa tabella, tratta dallo studio, alcuni esempi che spiegano l’approccio di una stima del potenziale di sufficienza energetica, differenziando le azioni tra efficienza, consistenza e sufficienza nelle quattro aree considerate (spazio, progettazione-costruzione, attrezzature, utilizzo).

ADV
×