Il cambiamento climatico spiegato in una mostra immersiva: perché bisogna vederla

Al museo di Storia naturale di Milano, fino al 26 maggio, si può visitare un’interessante e coinvolgente esposizione multimediale sugli effetti del surriscaldamento globale. La nostra recensione e alcune immagini di grande impatto.

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Come si fa a spiegare il cambiamento climatico in un museo?

Questo il mio primo pensiero, nel vedere la pubblicità della mostra “Capire il cambiamento climatico” affissa in una stazione della metropolitana di Milano.

Di solito per affrontare un tema così complesso ci affidiamo ai libri, ai rapporti dell’IPCC, agli appelli degli scienziati, anche alle manifestazioni degli studenti che venerdì scorso stavano scioperando per il clima proprio mentre io  guardavo quel cartellone pubblicitario in attesa della metro.

Così nel pomeriggio eccomi al museo di Storia naturale, incuriosito da quella promessa di esperienza coinvolgente racchiusa nel sottotitolo della mostra, “experience exhibition”.

Il punto di partenza è un’immersione visiva in centinaia d’immagini scattate dai fotografi del National Geographic in tutto il mondo: per capire cos’è il cambiamento climatico, non si può fare a meno di aprire gli occhi davanti al suo impatto distruttivo sugli ecosistemi del Pianeta.

Il progetto della mostra (con la curatela scientifica di Luca Mercalli) segue quel filone ora molto in voga delle esposizioni “immersive”, rese possibili dalle tecnologie digitali.

Per capirici: se vai a una mostra di questo tipo su Magritte o Caravaggio non vedrai nemmeno un quadro vero di Magritte o Caravaggio, ma vedrai i loro dipinti più belli proiettati in enormi sale con mega-schermi alle pareti. E potrai scoprire la loro arte con video-installazioni multimediali, giochi interattivi, magari anche con simulazioni di realtà virtuale.

Quindi l’esperienza del cambiamento climatico al museo di Storia naturale di Milano inizia con un “bombardamento” fotografico a 360 gradi su video-pareti di grandi dimensioni, dove scorrono i ghiacci, le montagne, gli oceani, le bellezze di tutti i continenti, bellezze poi contaminate dalle azioni irresponsabili dell’uomo e dagli eventi meteorologici estremi dove la siccità finisce per screpolare immense porzioni di terra, l’inquinamento atmosferico avvelena l’aria delle città e la plastica invade ogni angolo, anche quello che consideriamo più remoto (vedo sacchetti infilzati nei rami spinosi di un albero rinsecchito nel deserto, poi un pesciolino giallo che fa capolino da una lattina in fondo al mare).

Foto di Frans Lanting – Il riscaldamento globale rende già oggi la vita difficile a molte popolazioni, causando siccità e ondate di calore che pregiudicano i raccolti agricoli e favoriscono malattie. Nell’estate 2003 anche in Europa le temperature vicine a 40 °C provocarono oltre 70.000 vittime da colpo di calore. In Australia nel gennaio 2019 si sono sfiorati i 50 °C.

Perché siamo nell’Antropocene, l’epoca in cui l’uomo sta modificando in modo sempre più radicale gli ecosistemi, l’uomo che negli ultimi cento anni ha visto espandere di quasi cinque volte la sua popolazione, facendo crescere a dismisura il fabbisogno di risorse naturali, carburanti, cibo, energia.

Con impatti devastanti sull’ambiente.

Foto di Brian J. Skerry – Iceberg in fusione ai margini dell’Isola di Baffin (Artico Canadese). Le datazioni al radiocarbonio di resti vegetali prelevati presso le fronti glaciali indicano che i ghiacciai della zona si trovano nelle posizioni più arretrate in ben 40.000 anni.

La seconda parte del percorso invita a documentarsi, a riflettere, a diventare consapevoli di quello che ognuno di noi può fare, per contribuire a ridurre il surriscaldamento globale.

Sulle pareti compaiono info-grafiche, illustrazioni, brevi testi.

Ci sono le proiezioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organo delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici) sui diversi scenari di aumento delle temperature medie terrestri, il grafico di Keeling che evidenzia l’incremento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera; numeri che attestano la velocità con cui si stanno sciogliendo i ghiacci, stime sul probabile innalzamento del livello dei mari, altri numeri sulla produzione esorbitante di plastica.

Foto di Mauricio Lima – Il lago Poopo, secondo per estensione in Bolivia dopo il Titicaca, si è prosciugato nel 2015 per cause anche legate alle attività umane: riscaldamento globale e riduzione dei ghiacciai andini che lo alimentavano, siccità prolungate e derivazione di acqua degli immissari per agricoltura e imprese minerarie. Migliaia di persone che abitavano le rive, soprattutto pescatori, sono state costrette a migrare. Il lago si è in parte ricostituito nel 2018 grazie a piogge straordinarie.

E poi delle postazioni-quiz, adatte anche ai bambini, dove rispondere a una serie di domande sui nostri comportamenti quotidiani; una dimensione ludica, che alleggerisce un po’ questa consapevolezza di trovarsi di fronte a un bivio: la catastrofe climatica, da una parte, la possibilità di evitare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici, dall’altra.

Il filo conduttore dell’esposizione è che il cambiamento climatico non è un’ipotesi sul futuro della Terra, ma un processo già in atto, innescato e continuamente amplificato dalle attività umane, in particolare dall’utilizzo di combustibili fossili (gas, petrolio, carbone).

Foto di Gerd Ludwig – Un campo petrolifero abbandonato in Azerbaijan

Ciascuno di noi deve agire immediatamente per invertire la rotta – questo è il messaggio conclusivo della mostra – perché dobbiamo pensare ai nostri piccoli gesti, apparentemente isolati e irrilevanti, moltiplicati per migliaia, milioni, addirittura miliardi di persone (vedi anche il recente articolo di Gianni Silvestrini).

Gesti come fare la raccolta differenziata dei rifiuti, non sprecare il cibo e diminuire il consumo di carne, utilizzare il meno possibile l’automobile, acquistare prodotti sciolti o con imballaggi di ridotte dimensioni, impostare il termostato per il riscaldamento sui 20 gradi, rendere la propria casa più efficiente con luci led, isolamento termico e pannelli fotovoltaici… niente di particolarmente nuovo, almeno sulla carta, non è vero?

Eppure, assicuro che è difficilissimo ottenere un punteggio alto nei quiz che valutano la sostenibilità dei nostri comportamenti abituali, segno che c’è ancora moltissimo spazio per migliorare, progredire, lasciare un’impronta del nostro passaggio molto più ecologica e rispettosa dell’ambiente.

Informazioni utili

Capire il cambiamento climatico

7 marzo – 26 maggio 2019

Museo di Storia naturale di Milano, corso Venezia 55

Orari: martedì-domenica 9.00-17.30 chiuso lunedì

La biglietteria chiude alle 16.30

Ingresso singolo intero/ridotto: € 12,00/9,00

Foto di Brian J. Skerry – Gli ecosistemi marini di tutto il mondo sono vittime di grave inquinamento da rifiuti di ogni genere: plastica, rottami, mercurio e altri metalli pesanti… fino ai veleni rilasciati da migliaia di bombe inesplose nelle zone di guerra, che giungono a noi propagandosi attraverso le catene alimentari. Qui un gobbio giallo (Gobiodon okinawae) scruta attraverso la finestra della sua casa-lattina (Penisola di Izu, Honshu, Giappone).

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