IEA: le rinnovabili da sole non basteranno a ridurre le emissioni

Il World Energy Outlook 2018 fornisce segnali contrastanti: le tecnologie pulite corrono, ma per centrare gli obiettivi climatici serviranno anche altre soluzioni.

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Alcune luci e ancora molte ombre per il futuro delle tecnologie pulite: così si presenta il World Energy Outlook 2018 (WEO) della IEA (International Energy Agency, vedi documenti allegati in basso), dove l’agenzia internazionale dell’energia traccia diversi possibili scenari per il mix di fonti rinnovabili vs combustibili fossili al 2040.

In quello delle “nuove politiche” (NPS, New Policies Scenario), in particolare, la IEA stima una crescita della domanda energetica globale di circa un quarto nei prossimi decenni, con un contemporaneo “lento aumento” delle emissioni di CO2.

Carbone, gas e petrolio, infatti, continueranno a essere decisivi per gli approvvigionamenti complessivi di energia, nonostante il boom delle rinnovabili e soprattutto del fotovoltaico.

Una traiettoria, quindi, si legge nella sintesi italiana del rapporto, che “non si concilia per nulla con quella che, secondo il mondo scientifico, sarebbe necessario percorrere per contrastare il cambiamento climatico”.

Occorre investire molto di più in risorse a basso impatto ambientale, evidenzia allora Fatih Birol, direttore della IEA, che parla della necessità di “uno sforzo politico-economico senza precedenti” per trasformare il sistema energetico mondiale.

Tuttavia, vedi il grafico seguente, anche nello scenario SDS (Sustainable Development Scenario), che punta a realizzare gli obiettivi climatici fissati a Parigi nel 2015, le fonti fossili costituiranno il 60% della domanda globale di energia primaria tra una ventina d’anni, con le rinnovabili al 31% circa.

Il doppio grafico sotto, invece, mostra quanto potrebbero valere le rinnovabili elettriche nel 2040 nello scenario SDS: quasi 25.000 TWh di produzione con quasi 10.000 GW di potenza installata.

Il problema, rimarca la IEA, è che il 95% delle emissioni di anidride carbonica compatibili con i traguardi fissati a Parigi è già “inclusa” (locked-in) in tutte le infrastrutture esistenti per la produzione e l’utilizzo di energia (centrali termoelettriche, raffinerie, trasporti stradali, riscaldamento degli edifici e così via), come riassume il prossimo grafico, tratto dalla presentazione del WEO 2018.

In altre parole: per tagliare drasticamente le emissioni inquinanti, come richiesto dall’ultimo rapporto dell’IPCC (vedi QualEnergia.it), non si dovrebbe più investire in nuovi impianti fossili.

Difatti, lo scenario SDS prevede un utilizzo massiccio dei sistemi per catturare, utilizzare e immagazzinare l’anidride carbonica rilasciata dagli impianti industriali (CCUS, Carbon Capture, Utilization and Storage), con oltre 2.000 Gt (giga-tonnellate) di CO2 “sequestrate” al 2040.

Anche l’IPCC ha ripetuto, al pari di altri studi recenti in materia di clima ed emissioni, che per avere buone probabilità di limitare a 1,5-2 gradi centigradi l’aumento delle temperature medie terrestri entro la fine del secolo, bisognerà diffondere su vasta scala le tecnologie che consentono di rimuovere la CO2 già emessa nell’atmosfera.

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