Idrogeno, 12 indicazioni per non imboccare strade sbagliate

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Alcuni importanti chiarimenti sull'uso dell'idrogeno verde in un’analisi del think tank tedesco Agora Energiewende.

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Il ruolo dell’idrogeno per la decarbonizzazione è fondamentale, ma è secondario a quello dell’elettrificazione diretta.

Non ha senso energetico e ambientale, ad esempio, usarlo per il riscaldamento degli edifici e anche nella mobilità le applicazioni per cui questo vettore è adatto sono poche.

Mentre l’ondata di hype attorno all’idrogeno sta lentamente svanendo, sorgono domande e incertezze e, a riportare un po’ coi piedi per terra, è un nuovo report del think tank tedesco Agora Energiewende, “12 Insights on Hydrogen”, 12 approfondimenti che “forniscono una bussola per navigare le incertezze intorno al futuro del settore dell’idrogeno e mostrare la via da seguire”, spiegano gli autori.

Sul fronte del riscaldamento domestico, ad esempio, si ribadisce che l’H2 non può competere con soluzioni più mature come pompe di calore e teleriscaldamento. Inoltre i risparmi di CO2 non valgono il costo: la semplice miscelazione di idrogeno rinnovabile nella rete del gas aumenterebbe il prezzo del gas consegnato di circa il 33%, ma ridurrebbe le emissioni solo del 7%, mostra il report.

L’idrogeno verde potrà invece dare contributi maggiori, si spiega, nella decarbonizzazione dell’industria, specie per i settori cosiddetti “hard to abate”, forse nella navigazione, nell’aviazione, e come strumento di accumulo e flessibilità utile a un sistema energetico basato sulle rinnovabili non programmabili.

Anche se al 2050 l’idrogeno verde o i combustibili a base di idrogeno forniranno circa un quinto del consumo finale di energia in Europa, nell’edilizia e nei trasporti si diffonderà molto meno di quanto previsto dagli scenari dell’Ue, stima Agora Energiewende.

Per questo è importante adottare una strategia di investimenti secondo il principio di “niente rimorsi”, cioè senza puntare su strade che ci incatenino a usi inefficienti.

Ciò implica la creazione di un’infrastruttura dell’idrogeno attorno alla domanda industriale, portuale e del sistema elettrico, oltre a un cambiamento dirompente del modello di business delle reti di distribuzione del gas.

Ogni GW di elettrolisi deve essere accompagnato poi da 1-4 GW di rinnovabili aggiuntive, localizzati in modo da non esacerbare i colli di bottiglia della rete.

Il commercio dell’idrogeno, spiegano gli analisti, sarà regionale: spedire l’idrogeno via nave è più costoso che trasportarlo in condotte o far arrivare elettricità da Fer con elettrodotti. La costruzione di un’infrastruttura per l’idrogeno contribuirà anche a mantenere competitiva l’industria dell’Ue, in quanto fornirà l’accesso all’H2 a basso costo dai suoi vicini tramite gasdotti.

Fondamentali, sostiene il report, saranno poi politiche di sostegno dell’idrogeno rinnovabile, come contratti di carbonio per differenza (CCfD) nell’industria, una quota obbligatoria di power-to-liquid per l’aviazione, aste per sostenere gli impianti di cogenerazione, misure per incoraggiare i mercati dei materiali a zero emissioni e contratti di fornitura di idrogeno.

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