I tanti benefici paralleli dell’energia solare

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Quando il solare può essere dannoso per l'ambiente e come invece moltiplicare i suoi vantaggi? Uno studio sulle sinergie tecno-ecologiche del FV e sulla sua incredibile versalità.

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Quando ci fu il boom del solare in Italia, fra il 2008 e il 2012, gran parte delle installazioni fotovoltaiche su larga scala finirono in Puglia, perché lì erano disponibili vasti appezzamenti di terreno piano, illuminati da ottima radiazione solare.

Ma ben presto cominciarono i mugugni e le lamentele, per le terre agricole trasformate in “deserti blu di silicio”.

Chi, come chi scrive, pensa che la transizione energetica abbia motivazioni tanto importanti da far passare in secondo piano qualche piccolo sacrificio paesaggistico, accolse la critica dei “deserti blu” con un certo fastidio per la sua futilità, come se una persona che stesse per affogare si lamentasse del colore della corda che gli viene lanciata per salvarla.

Ma una ricerca apparsa adesso su Nature Sustainability, e coordinata dall’ecologa Rebecca Hernandez, dell’Università della California a Davis, rivela che in realtà quelle lamentele non erano del tutto infondate: il fotovoltaico, se installato senza altro criterio che la convenienza economica, può essere dannoso per l’ambiente, o, almeno, vede ridotti di molto i suoi potenziali benefici.

Al contrario, se viene usato nel modo giusto, integrandolo con ecosistemi, agricoltura e ambiente urbano, moltiplica i suoi vantaggi, diventando ancora più importante nel conseguimento della sostenibilità energetica.

«In particolare nel nostro studio – ci spiega Hernandez – abbiamo individuato 16 diversi Tes, techno-ecological sinergy, sinergie tecno-ecologiche, di cui il FV può fare parte, e ben 20 benefici ambientali, sociali o sanitari che queste Tes possono produrre».

Per capirci, un esempio di Tes è l’uso di fotovoltaico sui bordi di strade e ferrovie: non solo così facendo si risparmia terreno agricolo pregiato, ma si attenuano rumore e polveri, e, grazie alla loro ombra, si riducono le erbe infestanti, e quindi l’uso di pesticidi e lavorazioni.

Naturalmente non è che ogni Tes produca 20 benefici, la media è di 8 benefici per Tes, includendo anche i 4 di base, connaturati all’uso stesso di energia solare: riduzione dell’inquinamento dell’aria, protezione del clima, aumento di salute e benessere e maggiore sicurezza energetica.

«Nonostante questi quattro benefici di base, però, senza l’uso di Tes, neanche il solare è del tutto sostenibile, visto che costruzione, uso e smaltimento di questi impianti sono associati a emissioni di CO2 di circa 20-70 gr/kWh, che, pur essendo circa un decimo di quelle da fossili, vanno comunque ad aggiungersi in aria. Con le Tes i vantaggi aggiuntivi per l’ambiente compensano anche quelle emissioni, rendendo il solare una fonte a impatto positivo», spiega l’ecologa.

E vediamo allora come si possono moltiplicare i vantaggi del solare.

«Usandolo per ricoprire terreni contaminati, miniere o discariche, si ridà valore a quei terreni, finanziando la bonifica, e si riduce l’erosione del suolo e quindi l’inquinamento rilasciato nelle acque. In agricoltura, pannelli posti su alte strutture apposite o serre, possono coesistere con le colture sottostanti, riducendo le infestanti e proteggendo dall’eccesso di calore».

Ma i moduli FV possono anche ripristinare la biodiversità. «In Minnesota, per esempio, sono stati costruiti impianti fotovoltaici sui bordi dei campi, e sotto ad essi vengono seminate basse piante da fiore locali, che non solo costituiscono un ambiente per i piccoli animali selvatici, ma attirano anche api e altri impollinatori, che beneficiano anche colture e frutteti intorno», dice Hernandez.

In agricoltura il fotovoltaico si integra bene poi con l’irrigazione: può alimentare le pompe per i pozzi, i sistemi a goccia e gli abbeveratoi per gli animali, magari posti all’ombra di tettoie solari. Ma può anche “produrre” acqua: le file di pannelli, grazie a grondaie, possono incanalare la pioggia in serbatoi per la stagione secca, e anche l’acqua usata per pulirli, può subito essere riciclata per bagnare i campi.

«Ma anche i pannelli, elettrici o termici, posti sui tetti, danno vantaggi a cui si pensa poco: non solo fanno risparmiare terreno, ma aumentando anche la riflettività di tetti incatramati e trasformando una parte della luce in elettricità o acqua calda, diminuiscono il surriscaldamento degli edifici sottostanti, aumentando il benessere e riducendo il consumo di energia per il condizionamento».

E, lo sappiamo bene, l’elettricità solare prodotta sul tetto, può subito essere usata per ricaricare i veicoli elettrici di chi abita in quelle case, tagliando il consumo di carburanti, mentre accoppiando i pannelli con batterie, si contribuisce alla resilienza e sicurezza dell’intero sistema elettrico.

Un altro tipo di Tes che produce grandi benefici è il fotovoltaico galleggiante.

«Ovviamente fa risparmiare terreno, ma riduce anche l’evaporazione dell’acqua, che in climi aridi come quello australiano può far perdere il 40% del liquido, e ostacola la nascita di alghe, che in certi bacini costituisce un grosso problema. Inoltre accoppiare FV galleggiante e idroelettrico fa risparmiare sulle infrastrutture di rete e crea un sinergia positiva fra le due fonti, aiutando a bilanciarla rete. Infine l’acqua tiene puliti e freschi i pannelli, aumentandone l’efficienza».

Si possono poi immaginare usi benefici più “fantasiosi” per l’energia solare: per esempio integrarla nella carrozzeria dei veicoli elettrici, per aumentarne l’autonomia; stoccarla come calore in rocce sotterranee, per ridurre la necessità di riscaldamento invernale; impiegarla per la desalinizzazione o depurazione delle acque, riducendo la pressione su falde e fiumi; o anche solo invitare a usare il sole per asciugare i vestiti, cosa ovvia da noi, ma non negli Usa, dove spesso si butta via energia per le asciugatrici, mentre fuori ci sono 30 °C.

Insomma, bisogna cominciare a sfruttare appieno la grande versatilità di uso consentita dall’energia solare, per far sì che produca non solo elettricità o calore per noi, ma anche benefici per l’ambiente dove gli impianti sono installati.

Il problema, magari, è che alcuni di questi “benefici paralleli” del solare, sono vantaggiosi anche per chi lo installa. Per esempio ridurre le perdite d’acqua e l’evaporazione o i costi di climatizzazione, sono essi stessi uno stimolo ulteriore per l’installazione

Ma ci sono anche casi dove questi benefici, pensiamo alla salvaguardia della biodiversità, per esempio, non portano vantaggi finanziari all’investitore, che anzi, deve spendere di più per realizzare impianti in modalità più costose del normale. In questo caso ci dobbiamo affidare al “buon cuore” degli installatori?

«Naturalmente no: occorre adottare strumenti politico-amministrativi, che spingano verso gli usi più benefici del solare. Per esempio, può essere giusto vietare di installare grandi impianti solari su terreni di alto valore agricolo, paesaggistico o naturalistico, ma al tempo stesso bisogna anche spingere per gli usi che conferiscono i tanti benefici di cui abbiamo parlato. Per esempio, concedere incentivi o detrazioni fiscali a chi installa sui tetti, o integrando il solare con l’agricoltura o promuovendo la biodiversità, oppure per chi usa i pannelli solari anche per recuperare acqua piovana in zone siccitose o per ricoprire aree inquinate. In questo caso la comunità deve riconoscere i benefici collettivi che questo tipo di installazioni portano, e premiarli adeguatamente», conclude Hernandez.

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