Guerra in Ucraina: gli impatti sugli investimenti per la transizione energetica

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Sono tre i rischi principali che potrebbero avere importanti conseguenze per gli investimenti nella decarbonizzazione. Uno studio della società di gestione Schroders.

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Inflazione, rialzo dei tassi d’interesse e fuga dai mercati azionari.

Sono questi, in estrema sintesi, i tre rischi maggiori che corrono gli investimenti necessari a realizzare la transizione energetica, e che riguardano i mercati finanziari in generale, secondo una recente analisi della società di gestione patrimoniale Schroeder.

Passiamoli in rassegna uno per uno.

Rischio 1: Inflazione prolungata, soprattutto per energia e materie prime

L’inflazione nel mondo era già ai massimi pluridecennali prima ancora che la Russia invadesse l’Ucraina. Questo era soprattutto il caso dei prezzi energetici.

Dato che la Russia fornisce il 12% del petrolio mondiale e il 17% del gas, l’invasione russa dell’Ucraina crea chiari rischi sui flussi di energia. Tale preoccupazione fa sì che i prezzi del petrolio, del gas e dell’elettricità in tutta Europa continuino il loro recente e ripido aumento, al momento elevato anche per la speculazione in corso.

La Russia è anche un importante fornitore di metalli e materie prime agricole, cosa che lega la sua capacità di produzione a molte catene di valore industriali. L’impulso inflazionistico del conflitto, e l’associato inasprimento delle sanzioni da parte dell’Occidente, potrebbe essere piuttosto significativo, secondo Schroeder.

Queste ulteriori pressioni inflazionistiche e i vincoli nelle catene di approvvigionamento in tutta Europa potrebbero continuare a pesare sugli utili aziendali.

Rischio 2: esiti economici dell’inflazione

Il secondo rischio riguarda i potenziali esiti economici dell’inflazione. Questi includono un aumento dei tassi d’interesse e in generale condizioni finanziarie più rigide, oltre che potenziali aumenti salariali in risposta all’inflazione, con le ripercussioni che tutto questo avrebbe sulla crescita economica.

I precedenti storici insegnano che le carenze energetiche e i conflitti che comportano un aumento dei prezzi dell’energia possono rallentare le economie in modo significativo. Il rischio di un tale rallentamento era già presente prima dell’escalation in Ucraina, ed è certamente più alto ora, ha indicato la società di gestione.

Rischio 3: potenziale abbandono delle azioni

L’ultimo pericolo riguarda un possibile cambiamento nell’atteggiamento degli investitori rispetto agli strumenti finanziari considerati più rischiosi e una conseguente caduta dei mercati azionari in genere.

Questo potrebbe portare a una fuga dalle Borse, dopo un periodo di enormi flussi verso i fondi azionari in tutto il mondo, e un ritorno alle obbligazioni, percepite dagli investitori come dei porti più sicuri.

Quali impatti sulle azioni legate alla transizione energetica?

Tutti e tre questi rischi possano avere un certo impatto sui titoli legati alla transizione energetica, ha indicato Schroeder.

Il settore energetico è stato fra i più esposti all’aumento dei prezzi delle materie prime e alle strozzature logistiche. E la situazione attuale acuirà queste dinamiche.

Le quotazioni azionarie sono scese dai massimi del 2021. Tuttavia, il premio di rischio azionario, cioè il rendimento extra rispetto a quello dei titoli di Stato ritenuti più sicuri, rimane inferiore ai livelli precedenti, indicando quindi il pericolo che le quotazioni delle azioni possano scendere ulteriormente.

La minaccia di un più ampio rallentamento economico sarà probabilmente meno impattante a causa della natura strutturale della maggior parte dei mercati dove si gioca la transizione energetica. Ma quei settori che sono più esposti al ciclo economico (auto, apparecchiature elettriche, ecc.) probabilmente soffriranno.

Quali potrebbero essere le conseguenze a lungo termine della crisi?

La Russia è uno dei principali fornitori di petrolio e gas del mondo e può fare leva sulla dipendenza dell’Europa dai suoi combustibili per influenzarla. Al contrario, le energie rinnovabili sono più equamente distribuite e possono aiutare l’Europa a ridurre la dipendenza dagli altri fornitori.

In una fase in cui i prezzi dell’energia convenzionale aumentano, l’attrattiva economica delle rinnovabili continua a crescere. Questo rimane vero anche dopo aver messo in conto i costi più elevati della catena di approvvigionamento delle rinnovabili

La situazione in Ucraina aggiunge insomma ulteriore credito alle ragioni della transizione del sistema energetico verso le rinnovabili.

Tuttavia, questo non cambia le previsioni di crescita e di guadagno a breve termine per le aziende, che potrebbero soffrire rischi inflazionistici evidenti. Le catene di approvvigionamento, infatti, sono ancora in sofferenza e ci vorrà tempo prima che la nuova capacità si materializzi e sia capace di rispondere alla domanda, ha concluso Schroeder.

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