Gas, perché la riduzione dei consumi Ue deve continuare

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Il taglio della domanda del 15% (rispetto alla media dei 5 anni precedenti) va esteso da marzo fino a ottobre, in modo da facilitare il riempimento degli stoccaggi ed evitare rischi per le forniture nell'inverno 2023-2024. Le analisi di Bruegel.

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I Paesi europei devono continuare a ridurre i consumi di gas, guardando già al prossimo inverno 2023-2024, perché il mercato di questo combustibile fossile rimarrà sul filo del rasoio per almeno altri due anni, con un precario equilibrio tra domanda e offerta.

Queste le principali considerazioni di un documento pubblicato da Bruegel, centro indipendente di analisi sui temi energetici, basato a Bruxelles, intitolato “Preparing for the next winter: Europe’s gas outlook for 2023” (link in basso).

In particolare, secondo gli autori, la Ue deve estendere il suo target di riduzione dei consumi (15% di riduzione in confronto alla media dei cinque anni precedenti, per il periodo 1° agosto 2022-31 marzo 2023) per assicurare che gli stoccaggi siano pieni al 90% entro il 1° ottobre e avere così un margine sufficiente di sicurezza per i mesi successivi.

Nello scenario di riferimento, assumendo che le esportazioni di gas russo rimangano sui livelli attuali e che le temperature restino nelle medie stagionali (senza ondate di freddo intenso), la domanda europea di gas dovrebbe mantenersi del 13% inferiore rispetto alla media dei cinque anni precedenti fino al prossimo ottobre.

E in caso di condizioni meteorologiche avverse e-o interruzioni totali dei flussi dalla Russia, i risparmi di gas dovrebbero essere ancora più consistenti.

Finora in Europa si è riusciti a rispondere allo schock energetico causato dalla guerra in Ucraina, grazie alle misure di contenimento dei consumi, a un autunno-inverno mite e alle maggiori importazioni di gas (soprattutto Gnl) da altri fornitori; ma ora lo spazio per compensare eventuali rischi delle forniture non-russe è limitato, quindi i governi “devono continuare a intraprendere azioni forti e decisive“, scrive Bruegel.

La riduzione della domanda di gas europea, affermano gli autori, dovrebbe diventare “strutturale”. Ciò significa, da una parte, investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili, ad esempio incentivando il più possibile la sostituzione di caldaie a gas con pompe di calore nelle abitazioni. Inoltre, i Paesi Ue dovrebbero eliminare gradualmente e in modo coordinato i sussidi generalizzati al consumo di gas.

In sostanza, ad esempio, bisognerebbe focalizzare i sussidi su chi ne ha davvero bisogno – le fasce più povere della popolazione – e applicarli solo su una quota dei consumi, al fine di incentivare obiettivi di risparmio energetico complessivo.

Intanto in Italia, stando ai dati ufficiali pubblicati dal Mase, la domanda di gas nel 2022 è complessivamente diminuita del 9,8% rispetto al 2021, con 68,5 miliardi di metri cubi consumati, circa 7,4 in meno in confronto ai dodici mesi precedenti.

Nel 2022, inoltre, il gas russo ha rappresentato poco più del 19% delle importazioni totali italiane, contro il 40% del 2021; così la prima fonte di importazione è stata il gas algerino (32,5% del totale importato) mentre dal Tap è arrivato il 14% circa del combustibile

Nei rigassificatori sono arrivati 14,3 miliardi di mc, circa 4,5 mld in più rispetto al 2021 (+47%). La crescita maggiore è avvenuta nel terminal di Livorno (+167%). Nel 2022 nei rigassificatori è arrivato il 19,8% di tutto il metano importato (13,5% nel 2021).

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