Gas naturale liquefatto, a rischio il 77% di nuove forniture entro il 2040

Secondo un rapporto di Wood Mackenzie in uno scenario di transizione energetica accelerata in un paio di decenni la domanda mondiale di GNL potrebbe calare di tre quarti rispetto ad oggi.

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Oltre tre quarti delle nuove forniture di gas naturale liquefatto (GNL) sono a rischio in uno scenario in cui l’aumento delle temperatura rimanga contenuto a 2 °C.

Lo ha comunicato la società di ricerche Wood Mackenzie in un nuovo rapporto su questa risorsa impiegata per lo più per usi industriali di processo.

Wood Mackenzie ha sviluppato uno Scenario di transizione energetica accelerata (AET-2) che considera come il mondo possa limitare il riscaldamento globale a 2 ˚C entro il 2050. La società ha quindi fatto delle simulazioni per comprendere l’impatto dello scenario AET-2 sulle forniture globali di gas, sui prezzi, sui mix di fornitura nelle regioni chiave e anche sulle prospettive del mercato mondiale del GNL.

Nello specifico del gas naturale liquefatto, nello scenario di transizione energetica cosiddetta accelerata, la domanda scenderebbe del 77%, intaccata dall’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’immagazzinamento dell’energia, nonché dal miglioramento dell’efficienza e dell’adozione di nuove tecnologie nei settori non energetici.

Inoltre in un mondo “a 2 gradi”, l’idrogeno verde diventerebbe un vettore importante di cambiamento nel lungo termine, emergendo come il concorrente principale del gas verso la fine del 2040, e raggiungendo una quota del 10% della domanda totale di energia primaria entro il 2050, secondo il rapporto “Accelerated Energy Transition: what happens to the gas industry?” (report a pagamento).

“In tale scenario, nel 2040 saranno necessari solo circa 145 miliardi di metri cubi all’anno (bcma) di forniture aggiuntive di GNL rispetto ai 450 bcma delle nostre previsioni di base. E se consideriamo l’imminente decisione finale d’investimento per l’espansione del giacimento Qatar North Field East, lo spazio per nuovi progetti si riduce a 104 bcma, con un calo del 77% rispetto al nostro scenario di base“.

Fornitori di GNL a basso costo come Russia e Qatar dovrebbero risultare in prima linea nel colmare questo possibile modesto deficit di fornitura. Anche i bassi prezzi del terminal americano Henry Hub renderebbero competitivi alcuni progetti di GNL negli Stati Uniti.

Ma via via che il Qatar e la Russia perseguono la monetizzazione della proprie risorse a basso costo e la domanda di GNL inizia a diminuire dopo il 2035, la logica strategica di investire nel gas naturale per gli altri attori diventa sempre più discutibile, hanno fatto notare i ricercatori di Wood Mackenzie.

Il Global Gas Model di Wood Mackenzie suggerisce che, in uno scenario a 2 gradi, solo pochi progetti nuovi, a supporto di impianti già esistenti proseguiranno in Australia, relegando il paese in fondo alla classifica dei principali esportatori di GNL, mentre l’espansione delle capacità di GNL canadesi e mozambicani difficilmente si concretizzerà. Dato che la domanda di GNL inizierà a diminuire dopo il 2035, per bilanciare il mercato sarà necessario un sottoutilizzo del GNL statunitense, analogamente a quanto avvenuto nel 2020, secondo il rapporto.

“Gli sviluppatori di GNL dovranno prendere decisioni difficili. Da un lato, ci saranno delle opportunità d’investimento. Ma dall’altro lato, il valore a lungo termine di questi investimenti potrebbe essere a rischio a causa delle prospettive di un restringimento dello spazio di mercato, combinato con la pressione competitiva dei produttori a basso costo”, ha detto l’analista di ricerca di Wood Mackenzie, Evgeniya Mezentseva.

Da valutare poi il futuro ruolo del GNL nei trasporti pesanti, come le navi, che qui non viene menzionato.

Nel 2040, la produzione di questi progetti dovrebbe essere di circa 1.300 miliardi di metri cubi in meno rispetto alle prospettive dello scenario di base. I prezzi bassi potrebbero spazzare via ogni nuovo investimento in progetti economicamente più impegnativi, e solo quelli più efficienti e flessibili sopravviveranno, ha indicato la società di ricerche.

Più in generale secondo Wood Mackenzie ritiene che rispetto al loro scenario di base, quello a 2 gradi lascerà incagliati circa 12.000 miliardi di metri cubi di risorse di gas scoperte. “Si tratta di più di tre volte la quantità di gas prodotta a livello globale nel 2020”, ha detto l’analista principale di Wood Mackenzie, Kateryna Filippenko.

“La maggior parte di questi sarà negli Stati Uniti, in Russia e in Medio Oriente,regioni che si troveranno ad affrontare una diminuzione delle opportunità di esportazione per le loro vaste risorse di gas, oltre alla diminuzione della domanda interna di gas. Con una domanda globale di gas più debole, lo spazio per nuovi sviluppi sarà limitato. Si tratta di una sfida significativa per le aziende che stanno considerando le proprie decisioni finali di investimento su nuovi progetti”, ha detto Filippenko.

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