Fotovoltaico, proposta Usa per escludere le aziende cinesi dai sussidi Ira

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Quattro senatori bipartisan hanno presentato progetto di legge per stringere le maglie dei crediti di imposta dedicati alla manifattura avanzata di componenti FV.

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Negli Stati Uniti potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella lotta contro i colossi cinesi del fotovoltaico, già ampiamente combattuta a colpi di dazi.

Un gruppo bipartisan di senatori ha presentato una proposta di legge che punta a escludere le aziende con sede in Cina dai sussidi fiscali previsti dall’Inflation Reduction Act (Ira), varato dall’amministrazione Biden nel 2022 per promuovere gli investimenti in tecnologie pulite sul territorio americano.

Il progetto legislativo, intitolato American Tax Dollars for American Solar Manufacturing Act (link in fondo all’articolo), è sostenuta dai due senatori repubblicani Bill Cassidy e Rick Scott e dai loro colleghi democratici Jon Ossoff e Sherred Brown.

Obiettivo del testo è impedire ai produttori cinesi di celle/moduli fotovoltaici di accedere agli incentivi fiscali inclusi nell’Ira, in particolare al credito d’imposta federale noto come 45X Advanced Manufacturing Production Credit.

Questo beneficio fiscale, ricordiamo, è molto utilizzato dalle imprese per espandere la capacità produttiva di componenti FV negli Stati Uniti.

Gli incentivi americani stanno attirando progetti e investimenti manifatturieri anche di molte compagnie straniere, in particolare quelle europee alla ricerca di nuove opportunità per competere sul mercato internazionale, tra cui, ad esempio, la svizzera Meyer Burger.

Tuttavia, il senatore Brown in una nota ha affermato che “non possiamo permettere che i dollari delle tasse americane vadano ad aziende cinesi che imbrogliano e indeboliscono la produzione solare americana”.

Il disegno di legge bipartisan, ha aggiunto, “assicurerà che solo le società americane siano supportate dai soldi dei contribuenti e sosterrà la creazione di posti di lavoro nel settore manifatturiero lungo tutta la filiera dell’energia solare in Ohio”.

Questa nuova ventata protezionista, in sostanza, intende evitare che le compagnie cinesi approfittino dei sussidi Usa per costruire nuovi stabilimenti produttivi avanzati in America e accumulare miliardi di dollari in crediti fiscali.

Mike Carr, direttore esecutivo della SEMA (Solar Energy Manufacturers for America), ha dichiarato che, “mentre dovremmo accogliere con favore gli investimenti esteri negli Stati Uniti, le aziende solari di proprietà cinese non dovrebbero avere accesso agli incentivi statunitensi”, poiché “ricevono enormi sussidi che distorcono il mercato in Cina”.

In attesa di vedere come si evolverà questa proposta, ricordiamo che negli Usa di recente sono tornati i dazi del 15% sui moduli FV bifacciali, mentre a giugno è scaduta l’esenzione temporanea dai dazi sulle importazioni di pannelli solari da Cambogia, Malesia, Tailandia e Vietnam.

Lo scorso 14 maggio la Casa Bianca ha anche innalzato i dazi sulle importazioni dalla Cina di auto elettriche, batterie per veicoli elettrici, semiconduttori, prodotti in acciaio e alluminio, celle solari, con incrementi fino a quattro volte delle aliquote vigenti, ad esempio dal 25% al 100% per le auto e dal 25% al 50% per le celle fotovoltaiche.

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