La Cina sta vincendo la corsa alle tecnologie green, ma per Usa e Ue la partita non è chiusa

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Il gigante asiatico domina nella filiera produttiva e nelle vendite di veicoli elettrici. I due grandi competitor sono pronti ad accelerare? Un quadro nel report del Rocky Mountain Institute.

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La Cina domina in tutte e tre i macro-settori della transizione energetica: filiera delle tecnologie pulite, distribuzione di rinnovabili e veicoli elettrici, ed elettrificazione. Ma Europa e Stati Uniti sono ancora in ballo per conquistare spazi di mercato.

Nel report “X-Change: The Race to the Top” (link in basso), il Rocky Mountain Institute (Rmi), organizzazione statunitense che si occupa di ricerca e consulenza nel campo della sostenibilità e dell’efficienza energetica, esamina la competizione tra queste aree del mondo, che insieme rappresentano l’80-90% della diffusione delle principali tecnologie pulite.

Nonostante il gigante asiatico guidi a livello tecnologico e di mercato la transizione, spiega il rapporto, i giochi non sono ancora compiuti e le altre due superpotenze hanno ancora molto da dire.

Pechino primeggia nella supply chain, avendo speso 10 volte più degli Stati Uniti e dell’Europa negli ultimi cinque anni per raggiungere una quota di mercato di oltre il 90% nell’energia solare e del 70% nelle batterie.

Secondo dati Bnef, dal 2018 al 2022 la Cina ha speso 329 miliardi di dollari nel settore, mentre Ue e Usa circa 29 mld $.

Ma gli investimenti degli Stati Uniti e dell’Europa – precisano gli analisti di Rmi – sono destinati ad aumentare di 16 volte già entro il 2025.

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Lo studio fa anche cadere la convinzione popolare che vede l’Occidente come “innovatore” e la Cina come “imitatrice”. Pechino è infatti leader anche nei brevetti: dal 2000 ha aumentato la sua quota di brevetti globali per tecnologie green da circa il 5% a oltre il 75%, facendo del colosso asiatico tanto il laboratorio scientifico quanto la fabbrica materiale della transizione energetica.

L’Europa, dal canto suo, è leader ancora nella produzione di energia solare ed eolica. Il Vecchio Continente detiene infatti la quota maggiore di elettricità prodotta da queste due fonti.

Nel 2023, però, la Cina ha aggiunto molta potenza solare e venduto più veicoli elettrici in un solo anno di quanto gli Stati Uniti abbiano fatto in 30 anni.

Più di un terzo delle auto cinesi vendute è già elettrico e si prevede che la percentuale salirà al 90% entro la fine del decennio. In Europa, circa un quarto dei veicoli venduti è elettrico e, sebbene gli Stati Uniti siano rimasti indietro, stanno anch’essi risalendo la curva.

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La Cina ha fatto poi un balzo in avanti nella corsa all’elettrificazione. Nell’ultimo decennio ha scavalcato Stati Uniti ed Europa, aumentando la quota dell’elettricità negli usi finali energetici di un punto percentuale all’anno, fino a raggiungere il 27% nel 2022, cioè oltre 5 punti percentuali in più rispetto ai due competitor.

Il motore principale è stato l’elettrificazione dell’industria. Gli analisti del Rocky Mountain Institute definiscono la Cina ormai come un “elettrostato”. Nel 2021, la quota di elettricità nella domanda finale di energia nell’industria era del 6% più alta in Cina che negli Stati Uniti, sia per l’industria pesante (24,3% contro 18,7%) che per l’industria leggera (35% contro 29%).

qualenergia-it-grafico-ok-iea-cina-usa-elettrificazioneTuttavia, sottolinea il rapporto, la gara non è affatto chiusa. Solo il 40% dell’elettricità prodotta nel mondo proviene infatti da fonti rinnovabili, così come il 20% degli usi finali energetici è elettrificato e il 20% delle vendite di auto è elettrico.

Gli Stati Uniti e l’Europa hanno iniziato la rincorsa sul concorrente asiatico, come dimostra la misura dell’Inflation Reduction Act (Ira) e del RepowerEU, i due macro-provvedimenti che contengono le principali politiche green americane e comunitarie.

Va pur detto che parte della leadership di Pechino è frutto di pratiche commerciali “sleali”, portate avanti attraverso sussidi statali che hanno distorto il mercato.

La risposta è appunto nell”Ira statunitense che punta a favorire le produzioni made in Usa di materiali e componenti per diverse tecnologie pulite, così come per il Net Zero Industry Act europeo, con una serie di misure per tentare di promuovere le industrie degli Stati membri nel fotovoltaico e in altri comparti, ad esempio tramite i criteri “non di prezzo” nelle aste pubbliche per le rinnovabili.

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