Fotovoltaico ed ESG: la sostenibilità oltre il greenwashing

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Dal progetto al revamping, un metodo operativo per integrare davvero i criteri ESG nel fotovoltaico e ridurre il greenwashing lungo tutto il ciclo di vita.

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Negli ultimi anni, parlare di criteri ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social, Governance o ESG) per gli investimenti nel fotovoltaico è diventato quasi una prassi.

Ma quanto spesso a questi principi corrispondono azioni concrete? E ad esempio, come si può rendere davvero sostenibile, in senso ampio, un impianto fotovoltaico lungo tutte le sue fasi di vita, dalla progettazione allo smantellamento?

Per cercare di rispondere a queste domande, abbiamo raccolto alcune buone pratiche operative, così da integrare concretamente i principi ESG nei progetti fotovoltaici e superare, o quantomeno mitigare, il rischio del greenwashing.

Tali pratiche intendono essere utili per chi sviluppa, investe, gestisce o si occupa della governance di impianti fotovoltaici, con uno sguardo attento anche agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals o SDG) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Di seguito, una tabella di sintesi con le azioni ESG da intraprendere nel fotovoltaico lungo il ciclo di vita.

Sviluppo: scegliere bene dove e come iniziare

Terreni abbandonati, ex cave ed aree da riqualificare sono sempre da preferire rispetto a suoli agricoli produttivi, non solo per le prescrizioni normative ma per coerenza con i principi di sostenibilità.

Evitare poi la concentrazione eccessiva di impianti in singole aree contribuisce anche ad un miglior equilibrio territoriale (SDG 15 – Vita sulla Terra).

Inoltre, laddove possibile, riqualificare coperture in amianto può generare un doppio beneficio ambientale e sanitario (SDG 3 – Salute e Benessere).

Coinvolgimento delle comunità locali

Un progetto fotovoltaico può diventare un’opportunità per il territorio se viene pensato come parte del tessuto locale e non come elemento estraneo.

Costruire relazioni di fiducia con le comunità è possibile, ad esempio, offrendo percorsi formativi e opportunità lavorative per i residenti, promuovendo strumenti come il crowdfunding civico, creando occasioni di divulgazione per le scolaresche e dialogando apertamente con enti locali e cittadini.

Tutto questo contribuisce a creare un clima di fiducia e coesione (SDG 11 – Città e comunità sostenibili, SDG 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica).

Costruzione: attenzione all’impatto ambientale e alla filiera

Durante la fase di costruzione, l’attenzione all’ambiente e alla sicurezza deve essere una priorità.

Ridurre il consumo di risorse come l’acqua, rispettare la biodiversità (ad esempio con la scelta delle giuste misure di mitigazione), gestire in modo efficiente i rifiuti (SDG 12 – Consumo e produzione responsabili) e garantire condizioni di lavoro sicure (SDG 3) sono obiettivi imprescindibili.

Anche la scelta dei fornitori assume un ruolo centrale: è fondamentale selezionare partner che condividano gli stessi valori di responsabilità lungo tutta la catena di approvvigionamento. premiando trasparenza e tracciabilità nella filiera.

A questo proposito, strumenti come lo Standard SSI (Solar Stewardship Initiative) possono essere un punto di riferimento. L’SSI collabora con produttori, acquirenti di moduli fotovoltaici e altri operatori come Ong, istituzioni internazionali ed esperti, per promuovere una filiera solare responsabile.

L’obiettivo è garantire una produzione e un approvvigionamento etici e sostenibili dei materiali lungo tutta la catena del valore nel fotovoltaico (Il noleggio fotovoltaico e i vantaggi sul credito in chiave ESG).

Gestione e manutenzione: non abbassare la guardia

Una volta in funzione, l’impianto fotovoltaico non deve smettere di essere sostenibile.

Anche nelle fasi di manutenzione, ammodernamento o potenziamento degli impianti è importante monitorare costantemente le performance ambientali, garantire la sicurezza nel lungo periodo e mantenere attivo il dialogo con il territorio.

Attività di divulgazione, eventi e progetti educativi possono trasformare l’impianto in un catalizzatore di consapevolezza e partecipazione.  (SDG 13 – Lotta contro il cambiamento climatico).

Governance e cultura organizzativa

Ma la sostenibilità non riguarda solo ciò che si fa all’esterno: passa anche da dentro le organizzazioni.

Promuovere una cultura aziendale inclusiva, in cui vengano valorizzate le diversità e il benessere delle persone, è parte integrante di un approccio ESG coerente. (SDG 5 – Uguaglianza di genere, SDG 10 – Ridurre le disuguaglianze).

Questo significa anche investire nella formazione continua, ascoltare gli stakeholder interni e creare un ambiente di lavoro equo e motivante.

Non bastano linee guida: serve un metodo

Affinché i principi ESG siano davvero integrati nell’operatività aziendale, occorre un approccio sistematico.

Questo può tradursi, ad esempio, nella nomina di una figura interna con una visione trasversale sulla sostenibilità, capace di coordinare attività, monitorare gli indicatore chiave di prestazione (KPI) e facilitare il confronto tra le funzioni aziendali, promuovendo momenti di co-progettazione.

In alcuni casi, sarà utile coinvolgere competenze esterne, come agronomi per tutelare la biodiversità o professionisti del territorio per facilitare il community engagement.

In parallelo, diventa sempre più importante anche l’adeguamento ai requisiti normativi europei in materia di sostenibilità, come quelli legati alla tassonomia ambientale.

Il Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation – UE 2019/2088) impone agli operatori finanziari l’obbligo di classificare i propri prodotti in base al livello di integrazione della sostenibilità, secondo quanto previsto dagli articoli 6, 8 o 9.

Per un fondo o un operatore attivo nel fotovoltaico è fondamentale identificare chiaramente a quale categoria appartiene, poiché da ciò derivano obblighi specifici di rendicontazione sulla sostenibilità.

In modo pratico, è necessario mappare le attività in portafoglio rispetto ai criteri tecnici della tassonomia Ue, verificare l’allineamento rispetto a criteri come i livelli di emissione, il principio Do No Significant Harm o DNSH per non arrecare danni significativo all’ambiente o le garanzie minime, calcolando in che misura gli investimenti siano con essi coerenti.

Questo consente di strutturare una reportistica trasparente e credibile, ma anche di attrarre capitali orientati all’ESG.  Nel fotovoltaico, dove le attività sono chiaramente tassonomiche, è un’occasione concreta per dimostrare impatto e conformità alla normativa.

Una leva del valore

In conclusione, l’integrazione di una cultura ESG sempre più concreta e radicata nel fotovoltaico non è un vezzo comunicativo ma una reale leva di valore.

Significa progettare non solo impianti migliori, più longevi e preformanti, ma soprattutto sempre più socialmente accettati e capaci di generare ricadute positive per l’ambiente, le comunità e le persone coinvolte.

È esattamente questo lo spirito della transizione ecologica.

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