Gli insetti impollinatori svolgono un ruolo chiave nella produzione alimentare: circa il 75% delle principali colture alimentari e il 35% della produzione agricola globale, infatti, dipendono in una certa misura da loro.
Come sappiamo, l’agricoltura intensiva (e l’uso di alcuni prodotti quali i neonicotinoidi) mette spesso in serio pericolo api, sirfidi, vespe, scarafaggi, farfalle e falene.
Un soccorso, da questo punto di vista, potrebbe venire dal fotovoltaico a terra, che se installato in aree agricole può migliorare la biodiversità di queste specie.
A mostrarlo è uno studio pubblicato sul Renewable and Sustainable Energy Reviews, condotto da un team di scienziati ambientali delle università di Lancaster e Reading (allegato in basso).
I parchi FV, si premette, sono spesso costruiti in paesaggi agricoli gestiti in modo intensivo e che quindi sono poveri per la biodiversità.
L’ombreggiatura causata dai filari di moduli fotovoltaici, si legge nello studio, influenza la temperatura dell’aria, le precipitazioni e l’evaporazione e ha un effetto a catena sul suolo, la vegetazione e la biodiversità.
In questo scenario, i parchi solari possono fornire degli hot-spot della biodiversità per gli impollinatori, che a loro volta possono aiutare a impollinare le colture locali come semi oleosi, fragole e mele.
Oltre a promuovere la biodiversità, spiegano i ricercatori, i parchi FV possono dunque fornire vantaggi economici tangibili agli agricoltori, migliorando i servizi di impollinazione ai terreni agricoli adiacenti, aumentando i raccolti.
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