Con il finanziamento di Stabroek, Banca Intesa ancora più “nemica del clima”

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La denuncia di ReCommon: con il recente contributo al progetto di Exxon in Guyana, la banca ora finanzia sei “bombe climatiche” per un totale di 3,2 miliardi di euro.

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Il suo mix di finanziamenti e investimenti nell’industria dei combustibili fossili fa di Intesa Sanpaolo “la banca nemica del clima n.1 in Italia”.

La denuncia arriva da ReCommon, associazione ambientalista particolarmente attiva nell’indagare i legami tra finanza e oil & gas, che sottolinea come con il recente finanziamento al progetto Stabroek di Exxon, oggi siano sei le “bombe climatiche” finanziate dal principale gruppo bancario italiano.

Si tratta di 6 progetti su gas e petrolio per un ammontare di 3,2 miliardi di dollari che, stima l’associazione, porteranno a 69 miliardi di tonnellate di CO2 di emissioni.

L’ultimo di questi progetti finanziati da Intesa Sanpaolo è il blocco petrolifero Stabroek di ExxonMobil, che si trova all’interno del più ampio giacimento di Turbot, a circa 150 km dalle coste della Guyana e a una profondità di 1800 metri.

Il prestito della prima banca italiana risale a luglio 2022, per un ammontare di 120 milioni di dollari, necessari all’acquisto dell’unità galleggiante di produzione e stoccaggio di petrolio One Guyana, commissionata da ExxonMobil alla società olandese SBM Offshore (il finanziamento complessivo del natante ammonta a 1,75 mld $).

Il curriculum della banca italiana in materia di bombe climatiche – denuncia ReCommon – comprende poi i progetti di gas naturale liquefatto (GNL) nell’Artico russo: Yamal LNG e Arctic LNG-2, entrambi di Novatek.

“Quando si parla di dipendenza italiana dal gas russo, ciò che manca è proprio l’assunzione pubblica di responsabilità da parte di Intesa, alla luce del suo sostegno agli idrocarburi di Mosca. Petrolio e gas che rappresentano il bancomat dello sforzo bellico russo in Ucraina. Il prestito per Arctic LNG-2 sembra al momento congelato, ma l’amministratore delegato di Novatek, Leonid Mikhelson, afferma di ‘non vedere alcuna probabilità che le banche non proseguano il finanziamento’. Un segnale allarmante”, sottolinea ReCommon.

Ben prima di voltare le spalle al business del GNL russo e rivolgersi a quello statunitense, la prima banca italiana ha finanziato copiosamente l’estrazione di gas e petrolio nel Permian Basin, Texas. Idrocarburi prodotti in gran parte attraverso l’utilizzo di pratiche ultra-invasive come il fracking o la trivellazione orizzontale.

Si stima che, entro il 2050, la combustione di tutte le riserve di petrolio e gas del Permian Basin possa produrre l’emissione di 46 miliardi di tonnellate di CO2.

Nel gennaio 2022, Intesa Sanpaolo e altri istituti di credito hanno concesso un prestito di 3,48 miliardi di dollari a Global Infrastructure Partners (GIP) per l’acquisto del 49% del nuovo progetto Pluto Train 2 LNG train, la cui quota maggioritaria è detenuta dalla società australiana Woodside.

La quota di Intesa è di 218 milioni di dollari. Questo progetto, situato nei pressi della penisola di Burrup, permetterà la liquefazione del gas estratto dal giacimento Scarborough – 435 km dalla costa dell’Australia occidentale – e da lì il commercio verso i mercati asiatico ed europeo.

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