Il giorno dopo la presentazione da parte della Commissione Ue del “report Draghi” sulla competitività dell’Unione europea, è il momento dei commenti. In particolare, quelli delle associazioni elettriche e delle Fer del Continente.
Del contenuto abbiamo scritto in maniera approfondita nel nostro articolo “Ue ed energia: la ricetta di Draghi per essere più competitivi“.
In breve, l’ex presidente del Consiglio italiano e della BCE ritiene che siano “necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, corrispondenti al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023”, per rilanciare l’Unione in diversi ambiti.
Ad esempio per colmare il divario di innovazione con Usa e Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate, per attuare un piano comune di decarbonizzazione e aumentare la sicurezza energetica, riducendo la dipendenza dalle forniture estere.
Il report spiega ad esempio come ci sia una grossa distanza tra l’Ue e i suoi partner commerciali in termini di competitività dei prezzi dell’energia, che variano notevolmente tra gli Stati membri. I prezzi al dettaglio e all’ingrosso del gas, attualmente, sono da tre a cinque volte superiori in confronto a quelli degli Stati Uniti e della Cina.
Il giudizio di Eurelectric
Eurelectric, l’associazione di settore che rappresenta gli interessi comuni dell’industria elettrica a livello europeo, in un comunicato ha lodato il fatto che “per la prima volta si fa un chiaro appello al finanziamento comune delle reti elettriche, sia a livello di trasmissione che di distribuzione, come prerequisito essenziale per il raggiungimento degli obiettivi energetici e di decarbonizzazione dell’Ue”.
Le reti comunitarie infatti rischiano di non essere in grado, nel prossimo futuro, di reggere le nuove installazioni di fonti rinnovabili. Alla fine di maggio, il consiglio Ue Energia aveva concluso che fosse necessario un investimento senza precedenti per costruire una “Supergrid” che incorpori “più energie rinnovabili, sostenga l’elettrificazione, stabilizzi i prezzi e aumenti la sicurezza energetica” del Continente, anche servendosi dei fondi della Banca europea per gli investimenti (Bei).
Anche lo scarso sviluppo, evidenziato da Draghi, di soluzioni contrattuali a lungo termine, come i PPA, è condiviso da Eurelectric. “I PPA – riferisce l’associazione – non stanno prendendo piede allo stesso modo in Europa, poiché la maggior parte degli acquirenti proviene dal settore IT piuttosto che da chi consuma molta energia. Incentivare il loro utilizzo può aiutare i consumatori a proteggersi da un’eccessiva volatilità dei prezzi”.
Il rapporto fornisce “un quadro molto chiaro dello stato della nostra infrastruttura energetica e include la necessità di affrontare le carenze nella catena di fornitura di materie prime e componenti di rete”, per consentire “una maggiore capacità di interconnessione”.
Tuttavia, alcuni aspetti del rapporto potrebbero “minare la fiducia degli investitori”.
Il documento propone ad esempio diverse idee “non testate” per ridurre i costi energetici, come concedere agevolazioni temporanee sul prezzo dell’elettricità per i consumatori intensivi di energia. “Sebbene ciò possa sembrare vantaggioso a prima vista, potrebbe fare più male che bene. Un prezzo regolamentato per l’elettricità pulita distruggerebbe qualsiasi segnale di mercato per gli investitori in energia pulita”.
Misure incentivanti più efficaci per i consumatori intensivi di energia, ad esempio, dovrebbero prevedere un abbassamento della tassazione dell’elettricità rispetto ai combustibili fossili inquinanti. Oggi, l’elettricità è tassata 1,4 volte più del gas. “Correggere questo squilibrio livellerebbe il campo di gioco con il mercato del gas e incentiverebbe quindi il passaggio a fonti di energia elettrica decarbonizzata”.
Anche le posizioni di Draghi sull’ETS (il sistema europeo per scambiare quote di emissione di gas a effetto serra, ndr) hanno fatto storcere il naso agli analisti di Eurelectric, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di un maggiore supporto per l’idrogeno e la cattura del carbonio.
Gli impatti su solare ed eolico europeo
Da SolarPower Europe (SPE) è arrivato un focus sul fotovoltaico del report Draghi. “È una buona notizia per l’energia solare e le energie rinnovabili che il rapporto odierno riconosca l’importanza della decarbonizzazione e della competitività, e sottolinei quanto si rafforzino reciprocamente”, spiega l’associazione.
L’opzione migliore per la competitività dell’Ue rimane “l’elettrificazione flessibile basata sulle energie rinnovabili, che può ridurre i prezzi dell’elettricità del giorno prima del 25% entro il 2030 e del 33% entro il 2040”.
Sulla progettazione del mercato, sulle reti, sulla flessibilità e sull’elettrificazione, il settore si dice “sollevato nel leggere il riconoscimento del ruolo critico dei contratti a lungo termine, come PPA e CfD (contratti per differenza, ndr), nonché dei prezzi marginali, nel far funzionare il sistema elettrico e nel fornire prezzi energetici più bassi per l’industria”.
Ma la presidente della Commissione von der Leyen “dovrebbe essere chiara: per abbassare strutturalmente i costi, la strada da seguire si basa sulla flessibilità e sull’elettrificazione intelligente”.
SPE si augura che l’Europa adotti “un piano d’azione che crei un percorso concreto per l’elettrificazione nell’industria e negli edifici”, dopo quanto fatto per i trasporti.
Altro tema è il cosiddetto “reshoring” della produzione solare, che in Europa soffre la concorrenza cinese e l’aumento dei costi e sta portando alla chiusura di diverse aziende. “La spesa per la resilienza non è un costo, ma un investimento. È importante non rinunciare a rafforzare la filiera solare dell’Ue: è la principale tecnologia di decarbonizzazione del continente”.
L’auspicio è che il Net Zero Industry Act crei “una pipeline visibile di domanda”, in grado di ridurre “il rischio degli investimenti in nuove fabbriche”.
Per la controparte eolica di SolarPower Europe, WindEurope, parla un post sui social scritto dall’amministratore delegato Giles Dickson, secondo il quale “il quadro generale” del piano Draghi sarebbe “perfetto”.
Dickson riconosce che la transizione energetica abbia bisogno “di un cambiamento radicale nelle reti, nei permessi, nella finanza, nelle catene di fornitura, nelle condizioni di parità e nell’innovazione”. I dettagli del report sono definiti “ammirevoli: diagnosi penetranti dei problemi e chiare raccomandazioni per risolverli”.