La produzione nazionale a carbone è cresciuta già nella seconda metà del 2021, ben prima della crisi dei prezzi del gas, e per il 2022 quella di Enel dovrebbe crescere ancora, fino a 20 TWh in più.
E ciò dovrebbe portare, quindi, a un più che raddoppio dei 14 TWh complessivamente prodotti con il carbone in Italia nel 2021 dai diversi operatori (la domanda elettrica è stata di 318 TWh, di cui 180 TWh da fossili).
La previsione fatta da Enel è stata resa nota lo scorso 14 marzo ai sindacati Filctem, Flaei e Uiltec nazionali, che hanno incontrato l’azienda “per affrontare il tema complesso del cambiamento di scenario della generazione, per effetto della crisi del gas, della crisi bellica e umanitaria in Ucraina e delle conseguenze su impianti e lavoratori”, si legge in una nota delle associazioni sindacali.
I lavoratori avevano chiesto con urgenza questo incontro dopo l’esito delle aste del mercato della capacità, che avevano visto un’uscita di scena dei nuovi impianti a gas previsti da Enel (Spezia, Brindisi, TorreValdaliga Nord). L’azienda ha confermato che le aste del capacity market mostrano che in area centro-sud non c’è richiesta di nuova capacità a gas.
Enel – ha fatto presente la società ai lavoratori – ha già avviato progetti su batterie, rinnovabili, utilizzo degli spazi portuali, avvio di nuovi business a cura di terzi, oltre a iniziative su produzione e impiego di idrogeno in tutti i siti a carbone, sia in esercizio che dismessi (Brindisi, TorreValdaliga Nord, Spezia, Fusina, Sulcis, Bastardo e altri siti già dismessi).
Tra le misure che la direzione del personale Enel prenderà, alla luce dell’aumento della produzione a carbone, c’è il il distacco (temporaneo) del personale già ricollocato in distribuzione, mercato, Enel X, filiera gas, Egp e Global Power Generation, verso gli impianti a carbone in esercizio: si parla di almeno 70 persone da inserire quanto prima negli impianti di TVN, Brindisi e Sulcis, ed in quello di Fusina per la Sezione Movimento Combustibili.
La produzione a carbone, ricordiamo, era già in risalita con il caro gas che ha preceduto la crisi geopolitica in atto; nel contesto attuale, il ricorso alle centrali a carbone è tra le misure messe in preventivo dal Governo per affrontare l’emergenza.
Nel solo gennaio 2022, le principali centrali termoelettriche a carbone in Italia hanno prodotto circa 1,5 TWh, secondo dati Entso-E citati da Ecco, e il margine netto per le centrali a carbone italiane è aumentato di più di 50 volte tra dicembre 2019 e dicembre 2021, portandosi al valore stellare di 167,5 €/MWh, sottolinea il think tank.
E tutto questo mentre ci sono 180 GW di impianti a fonti rinnovabili in attesa di autorizzazione.