Elezioni politiche, ecco quali sono i partiti più impegnati sul clima

I risultati delle valutazioni indipendenti di 20 esperti e scienziati. Emergono nette differenze tra le forze politiche di centro-sinistra e quelle di centro-destra.

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Quali sono i partiti più impegnati sul clima e sulle energie rinnovabili?

Un gruppo di venti scienziati ed esperti di temi energetici e ambientali ha valutato su questi aspetti diverse forze politiche, realizzando così un Indice di Impegno Climatico per le Elezioni Politiche 2022, promosso dal blog Climalteranti e dalla associazione Italian Climate Network.

I valutatori, si spiega in un post di Climalteranti che presenta i risultati, hanno considerato sia i programmi depositati presso il ministero sia quelli pubblicati in seguito sui siti web dei partiti, oltre alle dichiarazioni dei leader riportate dai principali quotidiani o disponibili sui social.

Sono dieci i criteri utilizzati nelle valutazioni: Centralità, Settorialità, Ambizione, Fuoriuscita dai fossili, Investimenti pubblici, Equità e disuguaglianza, Distrazioni (cioè la non-volontà di affrontare oggi le sfide del clima, spostandole in futuro), Quadro internazionale, Negazionismo, Inattivismo.

Per ogni criterio è stato impiegato un punteggio da zero a dieci, creando un indice composto da dieci fattori con uguale peso, in modo da ottenere un valore medio di tutti i temi in campo.

Qui sotto la figura che riassume le valutazioni.

Dal grafico, si sottolinea, emerge una marcata differenza fra le prime tre forze politiche (Verdi Europei-Sinistra Italiana; Partito Democratico; Unione Popolare), che hanno riportato punteggi nettamente superiori rispetto a quelli assegnati alle altre, tranne pochi valori.

Quattro forze politiche hanno riportato valori nettamente più bassi, inferiori a 6, nella maggioranza delle valutazioni: Lega Salvini Premier, Noi moderati, Fratelli d’Italia, Forza Italia.

Si precisa, poi, che non ci sono state grandi differenze fra la prima valutazione pubblicata il 7 settembre, che ha considerato solo i programmi depositati al ministero, e quella finale pubblicata il 20 settembre, che ha considerato impegni e dichiarazioni successive; la variazione principale è stata un incremento di 0,5 punti del Movimento 5 Stelle, che ha dato più spazio nella campagna elettorale ai temi della transizione energetica rispetto a quanto fatto col programma depositato.

Va ricordato che il voto “6” non indica la sufficienza. Difatti, per poter raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi (limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2 °C, e fare il massimo sforzo per fermarsi a 1,5 °C), è necessario il massimo degli impegni, quindi non essere lontani dal voto più elevato attribuibile.

Il punteggio più alto e la minore variabilità fra i partiti ha riguardato il negazionismo: nessun partito, infatti, ha parlato di dubbi sulla esistenza del surriscaldamento globale o sulle sue origini antropiche.

Invece sulla fuoriuscita dai combustibili fossili e sul tema equità-disuguaglianza si sono registrati i punteggi più bassi, segno che si tratta di argomenti che le forze politiche nel complesso hanno fatto più fatica a inserire nei programmi e a sottolineare in campagna elettorale.

Per approfondire cosa pensano i partiti su energia e ambiente si vedano anche le nostre interviste ai candidati alle elezioni 2022.

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