Ecco come crescono le energie rinnovabili nel mondo, un bilancio in chiaro-scuro

In ascesa le rinnovabili elettriche. Ma lo scarso peso delle energie pulite che coprono consumi termici e trasporti fa stentare il processo di decarbonizzazione. Sussidi e finanziamenti privati alle fossili poi non rallentano. Qualche spunto dal Renewables Global Status Report.

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Le energie rinnovabili hanno avuto un altro anno da record nel 2019: la potenza installata è cresciuta di oltre 200 GW, di cui 175 da eolico e fotovoltaico, il maggior incremento da sempre.

Un quadro con luci e ombre sull’evoluzione delle rinnovabili a livello planetario lo ha fatto anche quest’anno il Renewables Global Status Report (REN21), uno dei report più completi al mondo sulle energie rinnovabili. Un documento (allegato in basso) che nasce da un processo collaborativo condiviso da oltre 2000 esperti (ma nessun ente o esperto italiano), con una vasta raccolta dati e la revisione tra pari.

REN21 ci illustra alcuni dati confortanti su installazioni e investimenti nelle rinnovabili, che si stanno diffondendo in tutti gli angoli del mondo, compresi i paesi in via di sviluppo ed emergenti con sempre più accessi all’elettricità e con la cottura dei cibi sempre più sostenibile e pulita.

Ci dice anche che sono cresciuti nel settore privato i contratti PPA per l’acquisto di energia prodotta da rinnovabili, un segnale, questo, che indica anche il calo significativo in atto dei costi per alcune tecnologie.

Tuttavia, mentre il contributo delle rinnovabili nella generazione elettrica continua a crescere in modo marcato a livello di singola nazione e su scala globale, tarda la crescita di quella quota di rinnovabili che dovrebbero soddisfare i consumi di riscaldamento, raffrescamento e trasporti.

Questo ritardo è attribuibile – si legge nel report – allo scarso sostegno politico che va abbinato anche al più lento sviluppo delle nuove tecnologie applicabili in questi ambiti. In sintesi, tutto ciò porta a registrare solo un moderato aumento della percentuale complessiva di energie rinnovabili sui consumi finali energetici, a dispetto dell’impennata delle rinnovabili elettriche.

Tanto per dare dei numeri che inquadrino tale divario, vediamo che nel 2018 tutte le rinnovabili (con l’esclusione dell’uso tradizionale della biomassa) rappresentavano circa l’11% dei consumi finali totali di energia (e quasi l’80% coperto da fonti fossili). Il report ricorda che nel 2013 (anno usato come riferimento per valutare gli sviluppi del settore), questa quota era al 9,6%, con un incremento in 5 anni dunque molto ridotto.

Il contributo delle rinnovabili sui consumi elettrici è stato invece del 26,4%, ma questi consumi rappresentavano (dato 2017) solamente il 17% degli usi finali di energia. Dal grafico qui in basso si capisce che la crescita delle nuove rinnovabili è ancora insufficiente, rappresentando appena un terzo dell’incremento della complessiva domanda di energia.

Diamo allora il peso dei vari settori. Il consumo di energia per i trasporti ammontava e ammonta oggi a circa il 32% dei consumi finali e circa il 51% è invece da attribuire alla richiesta di energia termica (per riscaldamento e raffrescamento).

Quanto danno le rinnovabili in questi due settori? Appena il 3% nei trasporti e il 10,1% per la domanda termica.

Un altro aspetto ci racconta che, nonostante alcuni accenni di entusiasmo per i passi in avanti della transizione energetica, c’è una vastità di strada ancora da percorrere, e anche rapidamente. Sebbene infatti crescano le ambizioni di lotta ai cambiamenti climatici, i piani nazionali a sostegno delle rinnovabili e il graduale phase out del carbone in alcuni paesi occidentali, molte altre nazioni hanno continuato a investire in nuove centrali elettriche a carbone, non solo dentro i propri confini ma anche esportando questi impianti all’estero.

Poi c’è un altro fattore che rallenta il processo di decarbonizzazione: i finanziamenti erogati dalle banche private. REN21 denuncia che i finanziamenti per i progetti che riguardano i combustibili fossili sono aumentati ogni anno, e per giunta dalla firma dell’accordo di Parigi del 2015. La cifra totale dal 2016 al 2019 ammonta a 2.700 miliardi di dollari, cioè stiamo parlando di una media di quasi 700 miliardi di $ all’anno da parte degli istituti di credito.

Le emissioni connesse con l’energia sono, sì, rimaste stabili, ma si può affermare, alla luce di quanto stiamo facendo concretamente, che siamo molto lontani dall’essere dentro il percorso per il mantenimento della temperatura globale sotto i 2 gradi per fine secolo.

Molte istituzioni stanno comunque disinvestendo dal settore delle fossili ed è anche significativo che nel 2019 le rinnovabili abbiamo continuato ad attrarre molto più denaro per gli investimenti rispetto a carbone, gas naturale e centrali nucleari.

Si stima infatti che  296,7 miliardi di dollari siano stati impiegati nel 2019 per costruire nuove centrali elettriche alimentate a fonti rinnovabili (281,7 miliardi di $ senza considerare l’energia idroelettrica sopra i 50 MW di taglia).

Ciò a fronte di circa 84 miliardi di dollari impegnati su carbone e capacità di generazione alimentata a gas naturale, oltre a circa 15 miliardi di $ per il nucleare.

Quindi, lo scorso anno gli investimenti nella nuova potenza a fonte rinnovabile (inclusa tutta l’energia idroelettrica) sono stati pari a 3 volte rispetto a quelli per le fonti tradizionali.

Ma se guardiamo al dato dei sussidi alle fossili (400 mld di $ nel 2018, senza contare i costi esterni che queste provocano), emerge che questi siano ogni anno pari a quasi al 40% in più degli investimenti in fonti rinnovabili. Se poi ci mettiamo dentro quei 700 mld di dollari all’anno di finanziamenti degli istituti di credito e finanziari a carbone, petrolio, gas e nucleare, allora ecco che la disparità risulta enorme.

Queste sono solo alcune delle più evidenti contraddizioni che vive il settore delle rinnovabili mondiale e che il report di 367 pagine prova a illustrare con una mole di dati impressionante. Entreremo più nel dettaglio su altri aspetti nei prossimi giorni.

Ricordiamo che REN21 nasce anche per mobilitare azioni globali per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il finanziamento del report è dei ministeri tedeschi per la Cooperazione economica e sviluppo (BMZ) e dell’economia e dell’energia (BMWi), oltre che dal programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep).

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