Dove preferiscono investire i paesi ricchi nel sud del mondo? Sul gas, ovviamente

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Gli investimenti in gas naturale che i paesi ricchi stanno facendo nei paesi in via di sviluppo superano di molte volte quelli in energie rinnovabili. E l'Italia è seconda in questa classifica "fossile".

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I progetti legati al gas metano nei paesi a basso e medio reddito stanno ricevendo più finanziamenti pubblici internazionali di qualsiasi altra fonte di energia: quattro volte di più dell’eolico o del fotovoltaico.

È questo il dato forse più sorprendente e preoccupante rilevato dall’International Institute for Sustainable Development (IISD) in un recente studio, intitolato “Step Off the Gas: International public finance, natural gas, and clean alternatives in the Global South”, consultabile dal link in fondo a questo articolo.

Questa ondata di investimenti, oltre a contraddire la sostanza degli impegni di decarbonizzazione assunti da un po’ tutti i paesi e le organizzazioni multilaterali, rischia di guidare una nuova corsa al gas che costringerà i paesi in via di sviluppo a continuare a dipendere da un sistema energetico ad alto contenuto di carbonio, mettendo in pericolo il loro futuro economico e il clima globale.

Uno dei paesi maggiormente responsabili dello sbilanciamento degli investimenti a favore del gas e a sfavore delle rinnovabili nel sul del mondo è proprio l’Italia.

Quanto a finanziamenti di natura pubblica alle varie fonti di energia nei paesi poveri e di fascia media, solo la Russia supera l’Italia nella classifica degli squilibri.

Il paese guidato da Vladimir Putin, infatti, ha investito 282 volte di più per i combustibili fossili che per quelli puliti, con l’Italia seconda al mondo, prima in Europa, e 120 volte più interessata agli investimenti negli idrocarburi nel sud del mondo rispetto a quelli nelle energie pulite, come mostra il grafico, tratto dallo studio.

L’Italia, che anche in casa propria continua a puntare troppo sul gas fossile (con la spinta di lobby come Eni e Snam) piuttosto che sulle fonti rinnovabili, è poi seguita da Corea del Sud (94 volte), Cina (25 volte), India (20 volte), Canada (13 volte) e Giappone (11 volte).

Peccato che “il gas non è necessario, dato che le alternative rinnovabili per la maggior parte dei loro usi sono già più economiche o si prevede che lo saranno entro pochi anni”, ha fatto notare lo studio.

L’elettricità rinnovabile è infatti “un mezzo sempre più competitivo ed efficace per cucinare e riscaldarsi in maniera pulita, sorretta dai miglioramenti nell’efficienza dei dispositivi elettrici”, secondo l’IISD.

I paesi del sud del mondo hanno bisogno di un maggiore sostegno internazionale per finanziare progetti di energia pulita, anche per integrare le energie rinnovabili in reti elettriche spesso deboli o instabili, dicono i ricercatori.

La pandemia ha messo in evidenza come il rapido cambiamento globale possa colpire i paesi in modi profondamente iniqui ed ineguali. È quindi essenziale costruire economie resilienti e socialmente giuste. Poiché le risorse economiche non sono infinite, sarà vitale che i fondi pubblici siano dedicati a soluzioni sostenibili e di lungo termine, si legge nel rapporto.

Lo studio conclude che la finanza pubblica internazionale non deve sostenere più i combustibili fossili, concentrandosi invece sulla creazione di condizioni che permettano ai paesi di costruire sistemi energetici basati sulle energie rinnovabili.

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