Dove finiscono i proventi ETS? In Italia speso solo il 9% per il clima

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Il nostro Paese è in forte ritardo nella spesa dei proventi generati dalle aste sulle emissioni di CO2. Dei 15,6 mld € ricavati tra il 2012 e il 2024 ne ha spesi appena 1,4 in progetti in difesa del clima. Sprechi e mancanza di trasparenza in un report di ECCO.

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Tra il 2012 e il 2024 le aste dell’EU ETS hanno generato proventi per 15,6 miliardi di euro, ma l’Italia ha speso soltanto il 9% di questa somma (1,4 mld) per progetti legati alla lotta ai cambiamenti climatici, una quota ben al di sotto del 50% previsto dalla Direttiva 2003/87/CE che introduce il meccanismo.

Secondo l’analisi “Aste EU ETS in Italia, trasparenza e tracciabilità” (link in basso) presentata da ECCO, think tank climatico italiano, paragonando i ricavi delle aste ETS e le rendicontazioni pubbliche presentate dall’Italia alla Commissione europea tra il 2014 e il 2024 emergerebbero diverse “criticità” nell’utilizzo dei proventi.

Ad esempio, a distanza di oltre un decennio solo il 42% di quanto raccolto dalle aste del biennio 2012-2013 è stato speso.

Inoltre, dei 3,6 miliardi derivanti dai proventi d’asta e utilizzati per misure emergenziali per la riduzione dei costi delle bollette tra il 2021 e il 2022 non è possibile ricostruire il quadro effettivo della spesa dalle rendicontazioni. Una situazione che mette in evidenza forti lacune nella tracciabilità di questi fondi.

Come funziona l’ETS

L’EU ETS è il sistema europeo per lo scambio di quote di emissione di gas serra, attivo dal 2005. Si tratta di un meccanismo che assegna un prezzo alle emissioni di CO₂, mediante l’attribuzione di ‘permessi’ ad emettere che diminuiscono nel tempo. L’equilibrio tra la domanda e l’offerta di questi permessi determina il prezzo della CO2.

L’obiettivo è ridurre le emissioni mentre, con i proventi derivanti dalla vendita stessa dei permessi, si finanzia il processo di transizione energetica dei settori sottoposti alla norma e del Paese intero, con misure come lo sviluppo delle rinnovabili e la promozione dell’efficienza energetica.

Inizialmente è stato applicato al settore elettrico e all’industria energivora, oggi l’ETS coinvolge oltre 10mila installazioni fisse in Europa, di cui più di 1.000 in Italia. Con l’ultima revisione normativa del 2023, il sistema è stato esteso al settore aereo civile e navale (EU ETS1), e dal 2027, con un sistema parallelo, ingloberà anche ai fornitori di carburanti e combustibili fossili per trasporti, edifici e imprese medio-piccole (EU ETS2).

Il sistema garantisce entrate importanti per le casse dello Stato. Nei prossimi cinque anni si stima che l’ETS1 possa generare proventi tra i 27 e i 33 miliardi di euro.

“Questi fondi non possono andare dispersi in misure emergenziali, come accaduto durante la crisi gas del 2021-22. Tali ricavi possono offrire un contributo significativo nel finanziamento delle politiche della transizione. Permetterebbero a famiglie e imprese di investire in tecnologie alternative a quelle alimentate dalle fonti fossili”, spiega in una nota Matteo Leonardi, Direttore e co-fondatore di ECCO.

Come sono stati spesi i proventi

Più dell’85% dei proventi derivanti dalla Direttiva EU ETS è destinato per legge a cinque obiettivi prioritari, definiti dalla Direttiva:

  • Sviluppo delle energie rinnovabili
  • Investimenti in Paesi terzi (cross-cutting, mitigazione e adattamento)
  • Trasporto pubblico e a basse emissioni
  • Efficienza energetica, isolamento termico e sostegno finanziario per famiglie a reddito medio-basso
  • Altri usi domestici.

La quota maggiore della spesa italiana dei proventi, pari al 29,16% dei fondi, è stata destinata a progetti e misure per sviluppare le fonti rinnovabili, per un totale di 406 milioni di euro.

Una parte significativa, pari al 25,83%, è andata allo sviluppo di Paesi terzi, attraverso contributi a fondi multilaterali per diverse finalità, classificate come “cross-cutting”, ovvero interventi trasversali che riguardano più obiettivi, come mitigazione e adattamento, con un esborso complessivo di 285,6 milioni di euro.

Circa il 16,93% dei fondi, pari a 235,7 milioni, è stato investito nel passaggio a forme di trasporto pubblico e a basse emissioni. Questi proventi, generati prevalentemente tra il 2017 e il 2019, sono stati in gran parte utilizzati nel 2020 per il programma “Buono mobilità”, il principale investimento nel settore con un esborso di 195 milioni di euro, come riportato nella rendicontazione del 2021.

Un ulteriore 14,65% dei proventi, corrispondente a 203 milioni, è stato destinato a progetti di efficienza energetica, all’isolamento degli edifici e al sostegno per le famiglie a reddito medio-basso. Questi fondi, generati fino al 2019, sono stati principalmente utilizzati per il programma di riqualificazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione centrale.

Infine, il 6,81% dei fondi, pari a 95 milioni, è servito a finanziare progetti nazionali specifici, tra cui il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale per il quale, nel 2024, sono stati spesi 90 milioni.

Oltre a questi ci sono altri circa 5 milioni che non rientrano negli obiettivi principali sopra menzionati.

Le raccomandazioni di ECCO

Con l’introduzione dell’EU ETS2 nel 2027, secondo un’analisi di Bruegel citata da ECCO, con un prezzo medio di 60 € per tonnellata di CO2 nel periodo 2026-2032, l’Italia potrebbe disporre di oltre 40 miliardi di euro, di cui 7 miliardi destinati al Fondo Sociale per il Clima per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione dalla povertà energetica.

In vista dell’entrata in vigore dell’aggiornamento del meccanismo, il think tank indica alcune raccomandazioni:

  • migliorare la pianificazione della spesa, allineando le strategie di sviluppo socioeconomico del Paese con gli obiettivi clima nella cornice del Piano Nazionale Energia e Clima (Pniec);
  • migliorare la trasparenza e la tracciabilità attraverso l’introduzione di un sistema pubblico di monitoraggio della spesa e rendicontazione dettagliata dell’impiego dei fondi;
  • snellire le procedure amministrative per accelerare l’attribuzione e l’utilizzo dei proventi.

L’EU ETS 2 e le modifiche dell’EU ETS 1 prevedono la necessità di spesa del 100% dei proventi d’asta per finalità legate alla lotta al cambiamento climatico e per compensare effetti sproporzionati rispetto a gruppi sociali e piccole imprese. Sarà quindi importante attuare questi perfezionamenti quanto prima, per non ricadere negli errori del passato.

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