La firma nel dicembre 2015 dell’Accordo di Parigi aveva visto tutti i paesi d’accordo a impegnarsi di fronte all’emergenza climatica. Cinque anni dopo si doveva verificare la disponibilità dei vari Governi ad alzare l’asticella dei loro obiettivi, considerata l’insufficienza dei piani presentati.
La Conferenza delle Parti, la COP 26, che avrebbe dovuto tenersi quest’anno a Glasgow è stata spostata al 2021 a causa del Covid. Ma, grazie anche alla spinta dal basso di milioni di giovani che hanno manifestato nelle strade di centinaia di città in giro per il mondo, la diplomazia del clima ha cominciato a muoversi.
Ha iniziato l’Europa, alzando l’obiettivo presentato a Parigi di ridurre nel 2030 del 40% le emissioni rispetto al 1990, portandolo al 55%. Non solo, ma l’Unione europea ha anche approvato l’avvio di una gigantesca trasformazione in grado di portare il Continente in una condizione “carbon neutral” al 2050.
Quest’ultima decisione ha avviato a catena una serie di prese di posizione altrettanto importanti. Il 22 settembre Xi Jinping alle Nazioni Unite ha infatti annunciato l’impegno della Cina a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060: uno sforzo ancora più impegnativo, considerando la dipendenza di Pechino dal carbone.
La decisione ha scosso l’Asia. Il mese successivo, il Giappone e la Corea del Sud si sono impegnate a diventare “carbon neutral” entro il 2050.
E l’onda è arrivata anche in altri Continenti.
Il Governo del Sud Africa ha deciso infatti di voler raggiungere a metà secolo una situazione di “net zero emissions”. Una vera rivoluzione, vista la pesante ipoteca del carbone, con la generazione elettrica dipendente per il 90% da questa fonte.
Il primo obiettivo è quello di ridurre al 45% il ruolo del carbone entro il 2030 e in parallelo di lanciarsi su un percorso verde.
Così le energie rinnovabili, diventate ormai competitive, dopo una serie di false partenze negli anni scorsi si apprestano a svolgere un ruolo importante. Si dovrebbe quindi partire con la realizzazione di 6.800 MW di centrali solari ed eoliche e di 513 MW di sistemi di accumulo.
Potrebbe essere l’inizio di una conversione di ampia portata, anche se non va dimenticato che nel programma di potenziamento ci sono ancora delle centrali a gas e a carbone.
Articolo pubblicato sulla rivista Nigrizia