Dalle miniere al solare: 300 GW fotovoltaici sui siti del carbone dismesso

Le aree minerarie abbandonate possono diventare poli strategici per la transizione energetica e creare oltre mezzo milione di posti di lavoro. Dallo studio Global Energy Monitor.

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Convertire le miniere di carbone abbandonate in parchi fotovoltaici potrebbe aggiungere quasi 300 GW di nuova capacità entro la fine del decennio, creando circa mezzo milione di posti di lavoro, poco meno della metà dei quali stabili.

È quanto emerge da una nuova analisi condotta dal think tank californiano Global Energy Monitor (GEM) (link in basso).

Lo studio ha identificato 312 miniere di carbone a cielo aperto chiuse dal 2020 ad oggi e altre 134 che potrebbero chiudere entro il 2030, su una superficie complessiva di oltre 5.800 kmq, per dare un’idea un’area circa 400 kmq maggiore della Liguria.

Secondo GEM, queste aree, devastate dall’attività estrattiva e spogliate dello strato fertile di suolo, potrebbero ospitare circa 103 GW di potenza fotovoltaica grazie ai siti già chiusi, a cui si aggiungerebbero ulteriori 185 GW nei prossimi cinque anni con la riconversione di altre miniere.

Se questi progetti si concretizzassero, potrebbe essere realizzata una nuova potenza solare pari a circa il 15% del fotovoltaico oggi esistente, con energia sufficiente a coprire il fabbisogno elettrico annuo di un Paese industrializzato come la Germania.

“L’eredità del carbone è scritta nella terra, ma non deve per forza definirne il futuro”, afferma Cheng Cheng Wu, responsabile del programma Energy Transition Tracker di GEM. “Questa transizione è già in corso, con un enorme potenziale pronto a essere sbloccato in grandi produttori di carbone come Australia, Stati Uniti, Indonesia e India”.

La conversione delle miniere offre ovviamente una risposta concreta alle crescenti tensioni legate all’uso del suolo: in Italia, come noto, cave e miniere dismesse sono aree idonee ex lege (almeno nelle more delle normative regionali) grazie alla lettera c del comma 8, articolo 20 del d.lgs 199/2021.

I siti minerari dismessi, spiega GEM nel report, oltre a essere già compromessi, in larga parte, per il 96% dei casi, sono già collegati alla rete elettrica.

Nella trasformazione delle ex miniere in parchi FV, al momento è la Cina ad avere i numeri più alti, con 90 progetti operativi per una capacità di 14 GW e altri 46 progetti in fase di sviluppo (9 GW).

Ma anche economie avanzate e in via di sviluppo stanno investendo in questa transizione: Australia, Indonesia, Stati Uniti e India hanno già avviato i primi interventi.

L’impatto occupazionale della trasformazione sarebbe significativo: si stima la creazione di circa 259.700 posti di lavoro permanenti, più 317.500 impieghi temporanei nella costruzione. Un numero che supera le perdite occupazionali previste nel comparto carbonifero globale da qui al 2035.

“Abbiamo visto cosa accade alle comunità minerarie quando le aziende falliscono, licenziano i lavoratori e abbandonano i territori”, osserva Ryan Driskell Tate, vicedirettore di GEM. “Ma questi campi minerari esauriti offrono un potenziale enorme per alimentare un futuro energetico pulito. Serve solo il giusto mix di incentivi per far ripartire l’occupazione e costruire la nuova generazione di energia solare nei territori del carbone”.

Nel 2024 sono stati installati 599 GW di nuova capacità solare, secondo GEM (altre fonti parlano di cifre tra 559 e 603 GW) e ci sono oltre 2 TW di progetti utility-scale in sviluppo: riconvertire le aree minerarie potrebbe diventare una delle soluzioni più pragmatiche per superare gli ostacoli ambientali, sociali ed economici della transizione energetica.

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