Mentre alla COP29 in corso a Baku cresce la preoccupazione per il destino delle politiche climatiche statunitensi, ora che Trump è stato eletto nuovamente presidente, a Washington alcuni fili iniziano già a muoversi.
Così il tycoon piazza una delle sue prime pedine proprio quando l’inviato speciale per il clima del presidente uscente Biden, John Podesta, pronuncia parole che suonano un po’ come una resa e un po’ come una chiamata alla resistenza.
Lee Zeldin, 44 anni, ex membro del Congresso, guiderà l’Environmental Protection Agency (Epa), l’agenzia americana incaricata della protezione ambientale e della salute umana. La sua nomina, ha detto Trump, “garantirà decisioni di deregolamentazione giuste e rapide”.
È insolito che l’indicazione per la presidenza dell’Epa avvenga così presto. È possibile che il neo-eletto presidente abbia voluto lanciare un segnale in Azerbaigian, dove i grandi del mondo sono riuniti per discutere di finanza climatica, aiuti ai Paesi maggiormente esposti al cambiamento climatico e politiche di decarbonizzazione.
Lì Podesta ha affermato che la lotta “per un pianeta più pulito e sicuro” non si fermerà con la rielezione di Trump. “Sebbene sotto la scorsa guida repubblicana le azioni legate al clima siano state messe in secondo piano, gli sforzi per prevenire il cambiamento climatico rimangono un impegno negli Stati Uniti e continueranno con fiducia”.
Secondo l’inviato Usa per il clima “è chiaro che la prossima amministrazione cercherà di rovesciare molti dei progressi fatti. Siamo consapevoli della delusione che gli Stati Uniti hanno causato alle altre parti dell’Accordo sul clima – ha insistito Podesta – ma questa è la realtà. A gennaio inaugureremo una presidenza che vuole ritirare gli Usa dall’Accordo di Parigi, vuole smantellare le salvaguardie ambientali e puntare sui combustibili fossili. Questo è quello che Trump ha detto e noi dobbiamo credergli. Gli States sono una democrazia e in democrazia la volontà del popolo prevale”.
Alla guida dell’Epa, Zeldin porterà avanti l’agenda energetica e ambientale del tycoon, che include il ritiro delle regole dell’era Biden su clima e inquinamento atmosferico e la potenziale revoca di milioni di dollari di finanziamenti per l’energia rinnovabile e le tecnologie green previsti dall’Inflation Reduction Act.
Trump e altri repubblicani hanno criticato duramente l’Epa negli ultimi anni, accusandola di aver fatto aumentare i prezzi dell’energia e di aver imposto ai consumatori americani l’uso di veicoli elettrici.
Si prevede inoltre che la nuova amministrazione adotterà una posizione più aggressiva nel frenare l’autonomia della California nell’applicazione di standard ambientali più rigorosi di quelli stabiliti dal governo federale, molti dei quali sono stati presi a modello da altri Stati.
Il controverso passato di Zeldin
Nelle parole di Trump, Zeldin “assicurerà decisioni di deregolamentazione giuste e rapide che saranno promulgate in modo da liberare il potere delle aziende americane, mantenendo allo stesso tempo i più alti standard ambientali, tra cui l’aria e l’acqua più pulite del pianeta”.
Sul social X l’ex membro del Congresso ha scritto che la sua nomina è un “onore. Ripristineremo il predominio energetico degli Stati Uniti, rivitalizzeremo la nostra industria automobilistica per ricreare posti di lavoro americani e renderemo il Paese leader globale dell’intelligenza artificiale”, ha aggiunto.
Zeldin è stato uno dei principali difensori di Trump durante il suo primo impeachment nel 2019, definendo “una farsa” il processo, e si è unito ad altri legislatori repubblicani nel rifiutarsi di certificare le elezioni del 2020, sebbene in seguito abbia riconosciuto la vittoria di Biden.
Si è raramente espresso su questioni ambientali o climatiche, sebbene nel 2014 abbia affermato di “non essere ancora convinto dell’intera argomentazione secondo cui abbiamo un problema serio con il riscaldamento globale”, e nel 2018 ha aggiunto di non sostenere l’Accordo di Parigi sul clima, dal quale Trump dovrebbe nuovamente ritirare gli Stati Uniti.
Altre sue dichiarazioni controverse risalgono al 2014, quando affermò di non essere affatto “convinto della narrazione climatica fornita dai media e dagli infuencer della sostenibilità”.
Come membro del Congresso eletto a New York, nel 2020 Zeldin ha ricevuto il punteggio peggiore in materia ambientale dalla League of Conservation Voters, un gruppo nazionale di difesa ambientale.
Due anni più tardi ha condotto una campagna senza successo per diventare governatore di New York, perdendo contro la democratica Kathy Hochul.
Il sito web della sua campagna non menziona il cambiamento climatico come priorità, ma presenta un piano energetico in tre punti che chiede allo Stato di consentire il fracking del gas naturale (l’invasiva tecnica di sfruttamento di giacimenti non tradizionali che richiede la rottura delle rocce per l’estrazione del combustibile), l’approvazione della costruzione di nuovi oleodotti e la sospensione della tassa sul gas.
Zeldin ha anche criticato Hochul per aver firmato una legge che vieterebbe la vendita di auto a benzina entro il 2035. Durante la prima amministrazione Trump, Zeldin si è però opposto agli sforzi per espandere le trivellazioni offshore di petrolio e gas, firmando una lettera bipartisan che chiedeva che le coste dello Stato di New York fossero risparmiate.
Gli ambientalisti si sono subito schierati contro la sua nomina, giudicandola una figura “non qualificata” e “antiamericana” che “si oppone agli sforzi per salvaguardare la nostra aria e la nostra acqua”.
Secondo Ben Jealous, direttore esecutivo del Sierra Club, la più antica e grande organizzazione ambientalista degli Stati Uniti, la nomina “mette a nudo le intenzioni di Donald Trump di vendere, ancora una volta, la nostra salute, le nostre comunità, i nostri posti di lavoro e il nostro futuro alle aziende inquinatrici”.