La finanza mondiale aiuterà il clima con centomila miliardi di dollari (100 trilioni) per la transizione energetica pulita.
È il principale impegno che si è deciso ieri, 3 novembre, alla Cop 26 di Glasgow, la conferenza globale sui cambiamenti climatici, in una sessione di lavori interamente dedicata a come mobilitare più fondi pubblici-privati per accelerare gli investimenti nelle fonti rinnovabili e negli altri settori della green economy.
Con la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), oltre 450 tra banche, società di gestione e altre istituzioni finanziarie, provenienti da 45 Paesi e con un patrimonio totale superiore ai 130.000 miliardi di $, sarebbero pronte ad allineare i loro investimenti verso la traiettoria net-zero, che prevede di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050.
La super coalizione finanziaria è guidata da Mark Carney, ex governatore della Banca centrale inglese, e dal magnate Usa Mike Bloomberg.
La Gfanz spiega che questo impegno per trasformare il sistema economico mondiale potrà fornire quei 100 trilioni di $ che secondo le stime sono necessari per uscire dai combustibili fossili entro metà secolo e limitare a +1,5 °C il surriscaldamento terrestre.
Si lavorerà in più direzioni: in particolare, i membri della Gfanz dovranno fissare (alcuni lo hanno già fatto) obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni, monitorando costantemente i loro progressi nel tempo.
Resta da vedere se la Gfanz riuscirà davvero a sciogliere i nodi più difficili della finanza verde, come lo stop ai finanziamenti al carbone e alle altre risorse energetiche fossili.
Intanto a Glasgow diversi Paesi, tra cui Australia, Giappone, Norvegia, Regno Unito, Spagna, Svizzera e Stati Uniti, hanno rafforzato i loro impegni per raggiungere quei 100 miliardi di $ annui di aiuti cumulativi alle economie in via di sviluppo che nel 2009 i paesi di prima industrializzazione si erano impegnati a fornire dal 2020
Ricordiamo che alla vigilia della Cop 26 è stato pubblicato il Climate Finance Delivery Plan, secondo cui il traguardo dei 100 miliardi sarà toccato solo nel 2023, in ritardo rispetto alla tabella di marcia originaria.