Consumi gas, così il risparmio in inverno ci ha salvato

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Intanto nell'Unione europea l’Italia è l’unica, con Polonia e Ungheria, a non votare per prolungare fino a marzo 2024 le misure di riduzione dei consumi di metano.

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Lo scorso 30 marzo il Consiglio europeo ha approvato la proposta della Commissione di prolungare fino a marzo 2024 le misure di riduzione del consumo di gas decise l’estate scorsa.

Non hanno votato a favore della decisione solo Polonia e Ungheria, contrarie, e l’Italia, che si è astenuta.

Si tratta del regolamento che prevede una riduzione volontaria del 15% dei consumi gas, che diventa obbligatoria in caso di stato di allerta europea sui rischi di approvvigionamento.

Anche se negli ultimi giorni, complice il freddo, i valori sul TTF sono risaliti fino a sui 51 €/MWh, la tempesta del caro gas vissuta l’anno scorso sembrerebbe passata.

Nella seconda settimana di marzo, gli stoccaggi europei erano pieni al 58,9% rispetto alla media pre-guerra dello stesso periodo, del 31-32%.

Per i primi 23 giorni del mese scorso, la quotazione del gas sul TTF è stata in media a circa 45 €/MWh, un valore che non si registrava dall’inizio della crisi energetica nell’autunno 2021 e un calo del 65% rispetto a marzo 2022.

Anche il prezzo del PSV, riferimento per la maggior parte dei contratti domestici, è sceso di circa il 64% rispetto allo stesso mese del 2022, a 46,58 €/MWh di media per marzo 2023 (si veda l’ultimo aggiornamento Arera).

Ma questi valori e le previsioni di un prezzo TTF di 50 €/MWh nel prossimo inverno non giustificano un ritorno della domanda di gas ai quantitivi storici.

Lo mette in evidenza un nuovo report del think tank Ecco, che analizza come si è concretizzato il calo dei consumi (si veda anche l’analisi Iea) e fornisce alcune indicazioni per il prossimo inverno.

La riduzione della domanda raggiunta nei mesi scorsi, precisa il rapporto, ci ha permesso di superare la crisi, ma ciò non ci autorizza a ritornare ai livelli di consumo pre-crisi.

Nel 2022, vi si legge, i risparmi, l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili hanno contribuito a sostituire 39 miliardi di metri cubi (bcm) di gas russo in Europa. La domanda di gas europea è scesa a 330 bcm nel 2022, a fronte dei 380 bcm del 2021: un calo favorito dallo sviluppo record delle Fer con aggiunte di 41 GW di solare e 16 GW di eolico.

In Italia, nel 2022 la riduzione dei consumi è stata del 9,8% rispetto al 2021. Tra settembre 2022 e febbraio 2023 la domanda di gas è calata del 20% rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti.

Nel settore civile il calo dei consumi nel periodo settembre 2022-febbraio 2023 è stato del 21% rispetto alla media dello stesso periodo dei tre anni precedenti. Un risparmio di 4,6 bcm, ovvero circa il 6% della domanda storica nazionale. Secondo le stime di Ecco, le temperature più calde hanno contribuito per il 5% sul calo dei consumi, mentre i comportamenti e le politiche di risparmio hanno pesato per il restante 16%.

Nello stesso periodo, nell’industria la riduzione dei consumi è stata del 20%, pari a 1,6 bcm, ovvero il 2% della domanda nazionale. A contribuire, efficienza energetica, riduzione della produzione e diversificazione con altri combustibili.

Nel termoelettrico la domanda di gas nel periodo settembre-febbraio è scesa del 16%, pari a 2,2 bcm. Hanno contribuito un calo dei consumi elettrici dell’1,5% nel 2022 rispetto al 2021, lo sviluppo delle rinnovabili, pari a 3 GW tra eolico (0,5 GW) e fotovoltaico (2,5 GW), ma anche con un incremento della produzione a carbone (7,9 TWh nell’intero anno), che ha generato emissioni per 6,7 milioni di tCO2.

Il risparmio sarebbe stato di gran lunga maggiore – sottolinea il report – senza la siccità, che nel 2022 ha ridotto la produzione idroelettrica di 17 TWh, andando a indebolire gli obiettivi di diversificazione.

Cosa succederà ora? Per la stagione invernale 2023-2024 nei tre scenari tracciati dal report non emergono particolari criticità. L’infrastruttura esistente è sufficiente ad assicurare la sicurezza del sistema energetico.

Questo però salvo due eventualità: la completa interruzione delle forniture dalla Russia (mai avvenuta nel 2022) e un apporto dall’Algeria minore rispetto a quanto contrattualmente stabilito. Questo renderebbe nuovamente i risparmi una misura necessaria all’equilibrio del sistema.

Da qui le raccomandazioni del think tank: sostituire le politiche di sussidio al consumo con politiche di promozione dell’efficienza, rendere strutturali Ecobonus e Superbonus migliorandoli nei requisiti di efficienza ed escludendo le tecnologie a gas, attuare un piano per l’efficienza energetica e le rinnovabili nel settore industriale, accelerare sulle Fer con semplificazioni delle procedure autorizzative e rivedere fiscalità e parafiscalità delle tariffe “in funzione di obiettivi di salvaguardia dei consumatori senza rinunciare agli obiettivi di sicurezza e decarbonizzazione dei sistemi energetici”.

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