Comunità rinnovabili, il rapporto di Legambiente

Trenta storie di energia pulita collettiva e dieci proposte per liberare il potenziale delle rinnovabili.

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Sono 30 le esperienze di configurazioni di comunità energetiche da fonti rinnovabili e autoconsumo collettivo censite da Legambiente nel nuovo rapporto Comunità rinnovabili presentato oggi (documento e video della presentazione in basso).

Sulla sperimentazione consentita con la Legge Milleproroghe approvata a marzo 2020, mostra il documento, il Paese sta dimostrando una grande attenzione e le comunità energetiche, secondo uno studio Elemens-Legambiente, potranno contribuire con circa 17 GW di nuova potenza da rinnovabili al 2030, pari a circa il 30% dell’obiettivo climatico al 2030 del Pniec (ancora da aggiornare).

Le esperienze censite

Sono 2 le comunità energetiche realizzate, a Napoli e Magliano Alpi, alle quali si aggiunge l’esperienza di autoconsumo collettivo di Pinerolo.

La prima realizzata nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio con un investimento di circa 100mila euro, finanziato da Fondazione con il Sud, e che grazie al ruolo fondamentale della Fondazione Famiglia di Maria ha coinvolto 40 famiglie con disagi sociali che potranno godere dei benefici di questo nuovo sistema energetico.

Sedici le comunità energetiche in progetto, 7 quelle ancora nelle primissime fasi preliminari che vedono coinvolti Comuni, imprese e cittadini. E poi ci sono esperienze innovative di produzione e autoconsumo dell’energia che non rientrano dal punto di vista normativo in queste nuove configurazioni, come quella del porto di Savona dove è stata creato un sistema semplice di consumo e produzione a servizio delle utenze portuali, oggi alimentate da 121 kW di pannelli solari fotovoltaici destinati ad aumentare fino a 4 MW, e in grado di soddisfare, una volta a regime, il 95% del fabbisogno annuale di energia del porto di Savona o il 45% di tale fabbisogno più i consumi di una grande nave passeggeri 10 volte al mese. Ma anche 15 esperienze di autoconsumo, elettrico e termico, legate ad aziende agricole, edifici e interi territori.

I numeri e le storie raccontate nel rapporto Comunità energetiche sono disponibili sulla mappa pubblicata sul sito comunirinnovabili.it dove sono raccolte oltre 300 esperienze di innovazione energetica. Da quest’anno, la mappa delle buone pratiche è accompagnata anche dall’applicazione web dedicata alle comunità energetiche, sviluppata da gisAction.

Ora recepire bene le direttive Ue

Per Legambiente è fondamentale il completo recepimento delle direttive europee in tema di autoproduzione e scambio di energia.

Tale recepimento, si spiega, deve essere anche l’occasione per superare le questioni ancora aperte e le criticità emerse a partire dal dimensionamento del perimetro delle comunità energetiche, la potenza degli impianti, i problemi legati alle cabine secondarie, la definizione degli incentivi, la governance del meccanismo. Oltre ai temi legati all’allargamento alla possibilità di partecipare a soggetti come Onged enti del terzo settore, oggi esclusi dalle direttive europee.

Proposte che l’associazione ambientalista rilancia oggi al Governo ricordando come nella Penisola le rinnovabili continuino a crescere in maniera troppo lenta.

La spinta necessaria sulle rinnovabili

“Le Comunità energetiche – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – rappresentano non solo uno strumento ideale per contribuire in modo concreto alla lotta contro la crisi climatica, ma anche uno strumento fondamentale contro la povertà energetica che oggi riguarda oltre 2 milioni di famiglie della Penisola.”

“Il raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici, però – aggiunge – non passa solo dalle comunità energetiche. Queste dovranno essere accompagnate da politiche di spinta di impianti da fonti rinnovabili più grandi, di dimensioni variabili in grado non solo di contribuire al bilancio energetico del nostro Paese fino al raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero nette, ma anche, associate a sistemi di accumulo, di garantire flessibilità e sicurezza alla rete, e insieme all’idrogeno verde di decarbonizzare i settori più energivori  e difficili come il settore chimico, petrolchimico, cartiere e una parte dei trasporti a lunga gittata”.

Legambiente cita infatti le pessime performance di solare ed eolico: non si arriva al GW di nuova potenza complessiva con i 765 MW di solare fotovoltaico installati nel 2020 (appena 15 MW in più rispetto al 2019) e i 185 di eolico (73 MW in più rispetto al 2019). “Di questo passo, gli obiettivi di decarbonizzazione risultano irraggiungibili al 2030 e al 2040. Considerando un obiettivo complessivo di 70 GW di potenza al 2030 tra solare fotovoltaico ed eolico e la media di installazione degli ultimi tre anni per le stesse fonti (circa 513 MW), il nostro Paese raggiungerà il proprio obiettivo di istallazioni tra 68 anni”, spiega l’associazione.

Le dieci proposte

La sfida, si spiega è raggiungere almeno 80-100 TWh di produzione da rinnovabile al 2030, riducendo in parallelo i consumi attraverso l’efficienza e arrivare entro il 2040 a fare a meno delle fonti fossili.

Per farlo Legambiente ha dieci proposte: semplificazione degli iter burocratici e regole certe; partecipazione dei territori; eliminare e rimodulare tutti i sussidi, diretti e indiretti, alle fonti fossili; spingere in sistemi di accumulo e sui pompaggi; promuovere progetti di agrivoltaico; spingere per la realizzazione di progetti di eolico a terra e in mare; accelerare negli investimenti nella rete di trasmissione e distribuzione; spingere l’elettrificazione delle città; una regia di controllo sulle risorse del Recovery Plan; sviluppare esclusivamente l’idrogeno verde

Il video della presentazione

Il rapporto (pdf qui):

Comunita-Rinnovabili-2021

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