Comunità energetiche rinnovabili, ma le vogliamo fare davvero?

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Da tre anni si parla molto di comunità energetica ma se ne fanno poche. In attesa di un quadro normativo e regolatorio più chiaro, ci chiediamo: chi ostacola o rallenta le CER in Italia? Il punto al convegno di Modena organizzato da Centro Studi IRCAF.

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Ripercorriamo un po’ la storia e le vicissitudini delle comunità energetiche rinnovabili in Italia.

Ci avviciniamo ormai al terzo Capodanno dopo il recepimento della Direttiva Europea 2018/2001 con il decreto milleproroghe che il 30 dicembre 2019 ha introdotto le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).

Abbiamo dovuto attendere il febbraio 2020 per la sua entrata in vigore e il dicembre 2020 per completare il processo attuativo con i passaggi di Arera, MiSE e GSE.

Nel corso del 2021 alcuni pionieri si sono cimentati nella messa a terra di progetti di comunità energetiche: è finita con tanti progetti, poche o pochissime CER costituite (forse 15 o 16?) per una potenza installata risibile (400 kWp?).

Un anno dopo, il 15 dicembre 2021, entrava in vigore la legge 199 che recepiva in via definita la Direttiva.

Anche grazie all’acceso dibattito che si è sviluppato nel periodo precedente (non abbiamo fatto molte CER ma se ne è parlato parecchio!) la 199 pareva aver messo un po’ di ordine. Quindi altri soggetti hanno cominciato a lavorare nell’ottica della cabina primaria e per impianti fino a 1 MW.

Ad agosto 2022 è uscito il Documento di Consultazione (DCO) di Arera (Il best seller dell’estate 2022? Il documento di consultazione Arera sulle comunità energetiche) e lo scorso 12 dicembre, infine, quello del MASE (Comunità energetiche: dubbi, problemi e opportunità dal documento di consultazione del Ministero).

Le sorprese di fine anno: la delibera di Arera

L’ingegner Andrea Galliani di Arera, intervenuto al II° Convegno nazionale sulle Comunità energetiche organizzato dal Centro Studi IRCAF il 12 dicembre a Modena (vedi registrazione in fondo all’articolo), ha in qualche modo rassicurato rispetto alla pubblicazione della delibera di Arera, che dovrebbe arrivare entro la fine del mese.

È andata delusa l’aspettativa di vedere l’uscita dell’accoppiata delibera Arera/layer cabine primarie in una unica soluzione, da parte di chi aveva immaginato che il ritardo nella pubblicazione della delibera fosse da attribuire al desiderio di evitare lo stillicidio di provvedimenti mai risolutivi.

Galliani ha spiegato nuovamente che sarà una semplificazione importante, che tuttavia ha richiesto molto tempo, ma è dal 15 dicembre 2021 e, ancor prima, dal decreto attuativo di Arera dell’agosto 2020 che i distributori (DSO) sapevano di dover provvedere a rendere accessibili i dati delle cabine (vedi Comunità energetiche: le difficoltà di accesso ai dati delle cabine secondarie): i DSO non l’hanno fatto, di conseguenza il GSE non le ha pubblicate, e nessuno tuttora ha alcun termine vincolante per adempiere a tale richiesta.

Questo è un fatto non contestabile.

L’altra questione riguarda l’accesso ai dati di misura orari. Anche in questo caso siamo in attesa di una delibera di Arera grazie alla quale potremmo avere accesso a tali dati via via che gli smart meters di seconda generazione saranno installati, cioè prima dell’ultimazione della loro installazione, secondo i programmi di ogni singolo distributore (2/3 anni circa).

Certo, è che se mai riusciremo a far partire qualche Comunità energetica, in assenza anche parziale di tali dati dovranno essere installati appositi smart meters.

Le (non) sorprese di fine anno: il decreto del MASE per la rimodulazione degli incentivi

Non arriverà invece entro fine anno il decreto del MASE per la rimodulazione degli incentivi ma – ha detto Valeria Amendola, direttrice generale competitività ed efficienza energetica del MASE – “sarà senz’altro il primo decreto del nuovo Ministero a vedere la luce”.

Sono oltre 230 le osservazioni pervenute al Ministero e poiché Amendola ha affermato che cercheranno di “trovare la soluzione che sappia rispondere alle esigenze di tutti”, considerando che però spesso le esigenze sono contrastanti, è davvero molto difficile fare delle previsioni.

Gli umori degli Stakeholders

Le posizioni degli stakeholder sono molto variegate e, come detto, spesso anche contrastanti.

Ma il malcontento mette d’accordo tutti: ci stiamo reciprocamente annoiando a dire sempre le stesse cose, al punto che Alessandro Rossi, di ANCI Emilia Romagna, ha sostenuto che c’è stata troppa attenzione mediatica sulle CER. Ha anche precisato che i Comuni possono ma non devono partecipare alle CER e che queste ultime sono sopravvalutate rispetto alla loro efficacia nel contrasto alla povertà energetica.

È tale e tanta l’incertezza che Marco Costa con AESS, Agenzia per l’energia e lo sviluppo sostenibile di Modena, punterà a realizzare per i Comuni soci progetti di autoconsumo individuale a distanza, più semplici da realizzare rispetto alle CER, sostituendo così lo “Scambio sul Posto Altrove”, godendo dell’incentivo e rimandando a una seconda fase l’integrazione con i cittadini in vere e proprie CER.

Oltre alla totale incertezza rispetto al presente, fa rilevare giustamente Costa, abbiamo anche dei buchi considerevoli nella completa attuazione della legge 199. Nulla è stato scritto finora sull’integrazione delle CER nel mercato delle flessibilità né sulla implementazione delle comunità energetiche termiche.

Enea, che in un primo tempo ha dedicato la sua attenzione alla realizzazione di tools di dimensionamento e monitoraggio delle CER, guarda ora all’integrazione delle CER con il territorio attraverso la possibilità di scambiare servizi, oltre che energia, in un’ottica di economia circolare. Un approccio interessante, di cui si è già parlato, perché le Comunità energetiche sono un punto di partenza per una sempre maggiore condivisione locale di progetti volti a soddisfare i fabbisogni della collettività.

Stefano Monticelli, presidente di Federconsumatori Lazio, che pure ha fatto osservazioni molto dure al DCO del MASE (vedi Incentivi alle comunità energetiche: le critiche al dco di Federconsumatori Lazio), continua ad essere un sostenitore entusiasta delle CER come strumento di contrasto alla povertà energetica, ambito in cui l’associazione è molto impegnata a Roma e nel Lazio con oltre una trentina di progetti. In collaborazione con il 1° Municipio di Roma sta portando avanti una doppia sfida con la costituzione di una CER nel centro storico di Roma, con tutte le implicazioni architettoniche del caso, coinvolgendo un istituto che si occupa di bambini particolarmente disagiati.

Legambiente, così come CO-energia, l’associazione che ha promosso la costituzione di Gruppi di Acquisto Solidali di cui le CER possono essere la naturale evoluzione, puntano su informazione, formazione e comunicazione, incentivando una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini in materia di energia.

ADOC, l’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori, ricorda che oltre all’incertezza normativa abbiamo anche problemi strutturali che ci impediscono di avanzare. Dario del Grosso rileva gli ostacoli quotidiani con i quali ci dobbiamo confrontare: a partire dal GSE, praticamente inaccessibile, con i suoi operatori per ricevere informazioni e con la sua piattaforma, instabile al punto che registrare una CER o fare qualsiasi operazione può richiedere più giorni. Per non dire della difficoltà che hanno i privati a cittadini a collegare alla rete di distribuzione anche piccoli impianti fotovoltaici domestici.

Francamente, a volte, si ha la sensazione che queste comunità energetiche, in fondo, non le vogliamo davvero fare.

E non sono solo le Associazioni che si lamentano delle inefficienze.

A proposito di accesso ai dati, Simone Benassi di Enel X, che dispone di un ricco ventaglio di proposte per le CER, dichiara di dover installare i meter nelle CER per poter dare contezza in tempo reale alla comunità energetica della propria produzione e consumo. L’altra carenza lamentata da Enel X riguarda la difficile identificazione della cabina primaria. In entrambi i casi il consiglio è quello di parlarne con i cugini di e-distribuzione.

Michele Pizzolato, responsabile degli affari regolatori di ENI, considera le CER una necessità per la transizione energetica. Sottolinea l’opportunità di regolare il distributore, che vede come un concorrente “non sempre positivo” delle CER. Infatti, dice “con le CER le tariffe di distribuzione dovrebbero ridursi”. Rileva poi l’inopportunità del tetto di 80 €/MWh alla valorizzazione dell’energia per le CER con autoconsumo collettivo inferiore al 70% perché finisce per privilegiare l’autoconsumo individuale che ha come tetto eventuale 180 €/MWh.

Condivisibile l’idea della concorrenza anche se, a nostro avviso, sono le CER che promettono di entrare in concorrenza diretta con i distributori e con i produttori, sottraendo potenzialmente, e auspicabilmente, a entrambi quote di mercato e profitti.

Quasi tutti i modelli di business delle imprese privilegiano l’Associazione come soggetto giuridico, a partire probabilmente dall’interesse a mantenere la proprietà degli impianti o a fare contratti di noleggio operativo.

Mentre Edison punta sulle CER per essere partner delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese a cui eventualmente fornire altri servizi, IREN pare guardare ancora alla realizzazione degli impianti, in particolare quelli grandi, dove si propone come investitore (anche se in realtà i suoi commerciali stanno vendendo Comunità energetiche).

Anche Hera è pronta ad accompagnare le CER dalla progettazione alla realizzazione fino alla gestione, anche se attualmente sta lavorando prevalentemente sull’autoconsumo collettivo e alla realizzazione di grandi impianti.

In generale i grandi player nutrono seri dubbi sulla possibilità che Pubbliche Amministrazioni e imprese saranno in grado di organizzarsi autonomamente in Comunità energetiche.

Non si  capisce però la ragione, posto che invece è già successo e sta succedendo in Europa dove Comuni, privati cittadini e imprese hanno costituito cooperative che sono diventate attori importanti del mercato energetico e riferimenti inevitabili anche per la politica (Comunità energetiche, una transizione decisa e partecipata dai cittadini di Wolfhagen).

La Comunità energetica avrà bisogno di fornitori di servizi, ma non necessariamente di venditori di Comunità energetiche chiavi in mano.

Pertanto, insieme alla redistribuzione della produzione di energia redistribuiremo anche la richiesta di servizi, che saranno erogati da diverse professionalità per la realizzazione e gestione delle CER.

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