Come rilanciare il car sharing italiano dopo un difficile 2020

Quali sono stati gli effetti del Covid sul noleggio dei veicoli. Alcune idee per la Pubblica Amministrazione per provare a rilanciare il car sharing nelle nostre città.

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La crisi della domanda indotta dalla pandemia non ha risparmiato nemmeno il noleggio dei veicoli.

Dopo sette anni di continui record in termini di immatricolazioni e fatturato anche questo settore nel 2020 ha subito una brusca frenata.

Lo spiega l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital (Aniasa) nel suo recente rapporto sul noleggio veicoli in Italia (allegato in fondo all’articolo).

Si legge nel documento che si è passati dalle 525mila immatricolazioni del 2019 (auto e veicoli commerciali) alle 350mila dell’anno scorso, quindi con un calo del 33%.

Aniasa propone quindi alle Pubbliche Amministrazioni una serie di interventi strutturali per risollevare il settore del car sharing. Ma vediamo prima qualche dato sull’impatto della pandemia per il comparto.

Gli effetti del Covid sul noleggio dei veicoli

Il noleggio a breve termine nel 2020 è stato penalizzato dalla sostanziale scomparsa del turismo internazionale e dalla crisi aeroportuale, registrando un calo del fatturato del 52% e la diminuzione del numero di noleggi del 60%, rispetto al 2019.

La flotta media, ovvero il numero dei veicoli che mediamente nell’anno sono disponibili presso le stazioni di noleggio degli operatori, si è attestata nel 2020, a quasi 85mila veicoli, con una diminuzione del 34%. Pesanti perdite che il solo turismo nazionale non è stato in grado di compensare.

Invece, il noleggio a lungo termine nel 2020 non ha subìto nell’immediato significativi contraccolpi sul versante dei ricavi, grazie alla stabilità del proprio business, basato prevalentemente su contratti pluriennali.

Ma, anche in questo caso, il Covid ha lasciato il segno: gli operatori hanno assistito a una generale tendenza alle proroghe dei contratti in essere che ha causato una riduzione di immatricolazioni del 25% e ha conseguentemente rallentato la velocità di rinnovo della flotta rispetto agli anni passati.

Anche il car sharing ha subito gravi ripercussioni dal Covid. Il Rapporto stima che tutti gli operatori operanti in Italia abbiano erogato oltre 6 milioni di noleggi, registrando una contrazione del 53% rispetto al 2019.

Dal punto di vista della flotta, il decremento è stato meno vistoso rispetto a quello dei noleggi. Infatti, tra auto a flusso libero e quelle station based, le vetture disponibili per il car sharing nelle città italiane sono state quasi 6mila (contro le circa 8mila del 2019), segnando una diminuzione del 27%.

Interventi per rilanciare il car sharing italiano

Per risollevare il settore del car sharing, l’Associazione ANIASA afferma che sono necessari i seguenti interventi strutturali da parte della Pubblica Amministrazione:

  • Abolizione del Canone Annuale

È necessario che le amministrazioni comunali eliminino il canone annuale richiesto ai player del car sharing per svolgere il proprio servizio, a prescindere dal tipo di motorizzazione. Questa azione è già stata intrapresa dai Comuni di Roma e Bologna e, al momento in via transitoria, anche dal Comune di Torino.

L’utilizzo del car sharing genera benefici per l’ambiente, non solo in termini di riduzione dell’inquinamento e del traffico, ma anche nel riadattare l’assetto urbanistico delle nostre città. Infatti, se un’auto privata rimane generalmente parcheggiata circa il 95% della sua vita utile, al contrario, un’auto condivisa è in continua circolazione.

Inoltre, il car sharing potrebbe ridurre dell’86% gli spazi pubblici occupati dagli stalli per la sosta, ridestinandoli così alla creazione di spazi verdi, corsie per la mobilità dolce e dehor per le attività commerciali, particolarmente colpite dalle restrizioni imposte dalla pandemia.

È, dunque, un controsenso richiedere agli operatori di pagare un canone annuale per la sosta dei veicoli condivisi, quando sono proprio i servizi di car sharing a liberare il suolo pubblico e ad abbattere drasticamente la necessità di parcheggi.

  • Allineamento dell’IVA al 10%

Anche il car sharing dovrebbe rientrare tra i servizi assoggettati ad aliquota Iva del 10%, ossia l’aliquota in vigore per il trasporto urbano di persone (come per il Tpl e Ncc), anziché del 22%.

Nonostante, il car sharing a flusso libero sia un servizio gestito da operatori privati, rientra a tutti gli effetti nel network dei trasporti urbani messi a disposizione dei cittadini, poiché la natura del servizio è proprio quella di porsi come complemento ai mezzi pubblici.

  • Inclusione nel Buono Mobilità

Nel 2020 ha avuto successo il Buono Mobilità per l’acquisto di biciclette, monopattini e per l’utilizzo di servizi di mobilità condivisa ad uso individuale, esclusi però quelli con autovetture.

L’Associazione chiede di rinnovare questo incentivo, includendo tra i servizi acquistabili anche il car sharing, soprattutto in un Paese come l’Italia che si colloca al secondo posto in Europa per numero di vetture pro capite, anche in considerazione del fatto che il car sharing rappresenta la forma di trasporto più simile all’auto di proprietà, ma con benefici ambientali superiori.

Secondo il Rapporto nella città di Roma un’auto condivisa sostituisce dalle 4 alle 14 vetture private, confermando quindi il grande potenziale che ha il car sharing nel rendere le nostre città più vivibili.

  • Fondi pubblici per la promozione del MaaS

Numerose amministrazioni italiane stanno pianificando piattaforme MaaS (Mobility as a Service) per abilitare l’integrazione tra le diverse opzioni di mobilità sostenibile presenti in città, disincentivando l’uso dell’auto privata.

Tuttavia alcune amministrazioni hanno richiesto agli operatori del settore dello sharing di predisporre dei voucher scontati per coinvolgere maggiormente gli utenti nell’utilizzo delle piattaforme MaaS. Questi bonus potrebbero essere erogati tramite fondi pubblici con l’auspicio che, chiedono dall’associazione, in un momento di crisi economica, gli operatori della sharing mobility non siano aggravati da ulteriori costi.

Rapporto Aniasa 2020

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