Come creare filiere del legno nelle aree montane: gli investimenti proposti da AIEL

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Le proposte dell'Associazione Italiana Energie Agroforestali per attivare investimenti pari a 820 mln € nell'ambito del Next Generation EU nel settore forestale delle aree interne e montane dell’Appennino e delle Alpi, creando filiere e occupazione anche nell'energia da biomasse.

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Attivare nell’ambito del Recovery Fund investimenti per 820 milioni di euro nel settore forestale delle aree interne montane dell’Appennino e delle Alpi e realizzare anche poli di produzione di pellet e di piccoli generatori di calore a biomasse ad alto rendimento.

Questo in sintesi la proposta avanzata al Parlamento e al Governo da parte di AIEL, l’Associazione Italiana Energie Agroforestali.

Un quadro di proposte organiche di investimento da inserire nel Piano italiano per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan “Next Generation EU”, finalizzate – spiega una nota dell’associazione – alla promozione economica sostenibile di questi territori fragili anche per creare occupazione e presidio sociale”.

La proposta di AIEL

Alla base delle proposte c’è la gestione forestale sostenibile e la valorizzazione del legno in tutte le sue forme, secondo il principio dell’utilizzo a cascata. In questa logica le utilizzazioni forestali possono attivare l’economia locale secondo i criteri dell’economia circolare.

Fulcro delle proposte è l’attuazione di filiere energetiche locali, come:

  • Sostenere il consolidamento e la nascita di nuove imprese forestali nelle zone montane supportando la realizzazione di 50 piattaforme logistico-commerciali ;
  • Attivare investimenti da parte di industrie di prima lavorazione del legno con progetti di filiera territoriale, per la realizzazione di 10 impianti di produzione di pellet;
  • Creare moderni impianti tecnologici a biomasse per la produzione di calore, micro e minicogenerazione ad alto rendimento per le aree interne montane, ed in particolare nell’arco dei prossimi 5 anni (500 moderni impianti di riscaldamento a biomasse al servizio di alberghi, agriturismi e strutture ricettive, 250 reti di teleriscaldamento al servizio dei comuni montani, 150 impianti per la produzione di calore di processo al servizio del settore agroindustriale e industriale nei territori delle aree interne montane).

Nel complesso la richiesta è di sostenere un investimento di 820 milioni di euro.

L’uso sostenibile della risorsa “legno locale”, potrà ridurre in queste aree il tasso di dipendenza dalle fonti fossili, stimolare l’iniziativa economica e l’occupazione.

AIEL per questo motivo punta a supportare l’intera filiera, promuovendo lo sviluppo di imprese forestali moderne, migliorando i tassi di prelievo boschivi secondo il principio dell’utilizzo “a cascata” del materiale forestale, cioè assicurando priorità nella gerarchia d’uso dei prodotti legnosi, privilegiando il materiale per la falegnameria, l’uso edilizio e industriale e a seguire la valorizzazione energetica.

Statistiche sui boschi e le filiere del legno in Italia

Secondo le statistiche ufficiali i boschi Italiani (ed europei) hanno conosciuto negli ultimi 50 anni una crescita significativa.

Dal 2005 al 2015 la superficie boschiva è aumentata del 5%, fino a raggiungere complessivamente 10,9 milioni di ettari (il 36,4% dell’intera superficie nazionale), rispetto al patrimonio forestale del dopoguerra che rappresentava una estensione meno della metà. Questo risultato non è il frutto di specifiche politiche di espansione, quanto piuttosto, in larga parte, per effetto dell’abbandono di ampie aree un tempo destinate al pascolo montano e collinare. .

Nonostante più di un terzo della superficie nazionale sia ricoperta da boschi non si è avuto un incremento della gestione, delle utilizzazioni e degli investimenti produttivi. I prelievi forestali nazionali risultano inferiori al 35% dell’incremento annuo, cioè della crescita naturale del bosco, contro una media europea che supera il 60% e si attestano a valori di poco superiore ai 14 milioni di m3 annui, di cui il 66% ancora costituito da legna da ardere.

Attualmente si stima che nelle attività connesse alla filiera del legno in Italia (dalla produzione, alla trasformazione industriale in prodotti semilavorati e finiti, fino alla commercializzazione – mobili, impieghi strutturali, carta, cartone, pasta di cellulosa e legno per fini energetici), siano coinvolte circa 80.000 imprese, per quasi 500.000 unità lavorative.

La filiera produttiva nazionale risulta però dipendente dall’estero per l’approvvigionamento della materia prima e più di 2/3 del suo fabbisogno strutturale ed energetico viene coperto dalle importazioni.

Serve pertanto una gestione attiva, sostenibile e responsabile del patrimonio forestale, indispensabile per la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale e paesaggistica, la protezione e la prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi, lo sviluppo delle filiere produttive legate ai prodotti legnosi e non legnosi.

 “Il nostro auspicio – ha detto Marino Berton, coordinatore della associazione,  presentando il documento – è che il piano di rilancio elaborato dal nostro Paese per l’utilizzo dei fondi di Next Generation EU colga le nostre proposte perché è necessario e urgente dare corso a nuove politiche che pongano particolare attenzione al patrimonio forestale nazionale e alla sua gestione attiva, sostenibile e responsabile al fine di promuovere la crescita economica e sociale delle aree interne, rurali e montane, attuando al contempo una transizione verso la decarbonizzazione delle fonti energetiche”.

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