Scrivi

Verso il precipizio: in Cina nuova maxi scoperta di petrolio non convenzionale

Si parla di 458 milioni di tonnellate di shale oil, pari a 8 mesi di consumo del paese, ma le sue caratteristiche lo rendono difficile da sfruttare e altamente inquinante.

ADV
image_pdfimage_print

In Cina una scoperta di petrolio non convenzionale (shale oil, petrolio da scisto) mostra ancora una volta quanto sarà difficile per Pechino abbandonare i combustibili fossili in tempi brevi.

La compagnia statale Sinopec, si legge sulle agenzie di stampa internazionali, ha trovato nuove riserve geologiche di shale oil per 458 milioni di tonnellate nel giacimento di Shengli (pari a circa 3,34 miliardi di barili), nella provincia di Shandong.

Ma facciamo un calcolo per dimensionare la scoperta: poiché la Cina ha una richiesta di circa 5,2 miliardi barili all’anno (14,2 mln b/g, dato 2020), stiamo parlando di una potenziale produzione in grado di coprire appena 8 mesi di fabbisogno del paese.

Quello di Shengli è uno dei giacimenti convenzionali oil & gas più grandi della Cina, ma Sinopec ha iniziato a esplorare altre aree nel tentativo di espandere la produzione petrolifera.

La stima iniziale delle nuove riserve di shale oil si basa sui risultati delle perforazioni di quattro pozzi esplorativi.

Tuttavia, le agenzie riferiscono anche di diversi ostacoli tecnici per lo sfruttamento di questo petrolio non convenzionale, che si presenta molto denso e quindi particolarmente difficile da trattare, tanto che finora nel mondo non si è riusciti a utilizzare con successo un petrolio da scisto con queste caratteristiche, secondo un esperto della Sinopec citato dalla Xinhua.

Per dare un riferimento dei numeri in ballo, ricordiamo che le riserve accertate di shale oil negli Stati Uniti, dove si è verificato negli anni passati un vero boom in questo settore, ammontavano a circa 47 miliardi di barili nel 2019, fonte Eia (U.S. Energy Information Administration).

Ricordiamo poi che il petrolio non convenzionale ha impatti molto pesanti su ambiente e clima, perché richiede tecniche di estrazione (fracking) molto invasive che comportano il degradamento di vaste aree.

Di conseguenza, puntare ancora sui giacimenti di petrolio da scisto è in totale contraddizione con gli obiettivi climatici internazionali e gli impegni per ridurre le emissioni di CO2, al centro delle discussioni della Cop 26 in corso a Glasgow (peraltro con la pesante assenza del presidente cinese Xi Jinping, oltre che di Vladimir Putin).

Mentre gli ultimi rapporti Unep e Iea hanno chiaramente indicato la via da seguire per risolvere la crisi climatica: smettere di investire in nuove risorse fossili, lasciando gas e petrolio sottoterra, puntando sulle rinnovabili e sulle altre tecnologie pulite.

ADV
×