Caro energia, le proposte delle Regioni per abbattere il costo delle bollette delle imprese

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Il documento prevede misure urgenti e misure più strutturali che guardano lontano: dal bonus energia, all'incentivazione dell'autoproduzione da rinnovabili, passando per liquidità, credito d’imposta e tetto al prezzo del gas. Nel documento anche la proposta di estendere il bonus energia per le famiglie.

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La Conferenza delle Regioni ha approvato lo scorso 14 settembre un documento di proposte per contenere l’effetto del caro energia sul tessuto produttivo nazionale.

La raccolta di idee, predisposta dalla Commissione Sviluppo Economico e dalla Commissione Ambiente, Energia e Sostenibilità, si articola lungo due direttrici: una emergenziale da concretizzare urgentemente, l’altra prevede invece interventi di medio-lungo periodo.

Secondo le Regioni, leggiamo dal documento, è urgente potenziare:

  • la misura del credito di imposta in merito alla spesa sostenuta dalle imprese per l’acquisto della componente energetica (elettrica, gas, carburante), aumentandone le percentuali e prevedendo un’estensione anche alle piccole imprese, almeno fino al 31.12.2022., allargando la categoria dei beni strumentali inserendo gli impianti di produzione di energia di fonti rinnovabili;
  • la misura del micro credito liquidità: destinato solo a micro imprese, (che attualmente copre le esigenze sotto i 30/50 mila euro) al fine di incrementare la liquidità delle imprese.

Inoltre, come spiega il documento, la crisi energetica potrebbe determinare, come avvenuto per l’emergenza da Covid -19, un’erosione del capitale sociale per molte micro imprese. Se ciò dovesse avvenire in misura tale da non consentire la continuità aziendale, le Regioni chiedono di prevedere il rinvio dell’esposizione delle perdite ai due anni successivi.

In ultima istanza, il documento chiede di ampliare la platea dei beneficiari del credito di imposta estendendolo anche alle imprese non energivore. In considerazione delle estreme difficoltà economiche derivanti dai consumi e dai costi correlati, si propone di ridefinire i parametri per incentivare le imprese in cui il consumo energetico ha alta incidenza rispetto al fatturato indipendentemente dal fatto che siano classificate come imprese energivore. Le Regioni propongono inoltre di ampliare la categoria dei beni strumentali, inserendo gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.

Per il medio e lungo periodo invece la Conferenza ha pensato a proposte più strutturali, come la definizione di misure specifiche per incentivare l’auto-produzione di energia rinnovabile delle imprese, nonché la cessione della parte di energia eccedente ad altri soggetti. Un obiettivo che, secondo le Regioni, potrebbe essere realizzato attraverso l’introduzione di un bonus per gli investimenti sul modello dell’iperammortamento ovvero attraverso l’attivazione di una garanzia specifica dello Stato.

A tal proposito le Regioni propongono di introdurre, con normativa statale, ulteriori e più spinte semplificazioni del procedimento amministrativo per la realizzazione di sistemi di autoproduzione di energia per le imprese (cogenerazione, fotovoltaico, geotermico, minieolico, ecc.).

Nel documento si chiede inoltre di:

  • accelerare provvedimenti che possono favorire la rapida installazione di impianti fotovoltaici anche mediante definizione dei criteri per le aree idonee;
  • determinare misure efficaci finalizzate a trasferire gli extra-profitti delle imprese energetiche, inclusi i trader, a favore delle imprese soprattutto quelle cd. energivore;
  • predisporre un piano emergenziale per la costruzione di infrastrutture energetiche;
  • sostenere l’imposizione di un ‘tetto’ europeo al prezzo del gas e fissare un tetto nazionale al prezzo del gas facendosi carico (anche valutando uno scostamento di bilancio) dell’80% degli extra costi sostenuti da imprese (indifferentemente se energivore e non) e famiglie rispetto ai costi medi dell’anno precedente i rincari.

Già altri Paesi europei hanno o stanno adottando misure del genere, fissando, ad esempio, un tetto massimo ai prezzi dell’elettricità. Uno di questi è l’Austria, che ha disposto il tetto di dieci centesimi per kWh per i primi 2.900 kWh di consumo per famiglia ovvero l’80% del consumo medio delle famiglie austriache per un periodo di 18 mesi.

Nel documento si chiede inoltre di:

  • modificare il meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote ETS (Emissions Trading System) a carico delle imprese rendendolo più idoneo alla situazione critica dei mercati energetici e meno impattante per le aziende che già lottano con il caro energia;
  • avviare la riforma del sistema di pricing del mercato elettrico, riconducendo il prezzo dell’energia al costo di generazione, valutandone anche le diverse fonti;
  • ampliare la platea dei beneficiari del bonus energia estendendolo anche ai nuclei familiari con ISEE fino a 30 mila euro;
  • istituire il reddito energetico nazionale;
  • definire in stretto raccordo con le Regioni – nell’ambito delle strategie finalizzate a ridurre le dipendenze tecnologiche, industriali ed energetiche – una strategia di medio-lungo termine di politica industriale del sistema Paese, al fine di favorire prima la creazione sui territori di nuove catene del valore e di filiere e poi assicurarne il sostegno attraverso policy ed investimenti coordinati e massivi, sia nazionali che regionali, evitando gli incentivi “a pioggia” che non valorizzano le produzioni nazionale (es. incentivi autobus elettrici). Sotto tale profilo la trasformazione digitale, la transizione verde, la crescita intelligente, le infrastrutture e la mobilità sostenibile, la ricerca rappresentano grandi aree di intervento strategico.

Infine, nel documento si chiede di:

  • promuovere una campagna istituzionale di informazione/comunicazione sull’uso razionale dell’energia, tesa all’efficienza e al risparmio energetico;
  • rafforzare e rendere strutturali le politiche di efficienza energetica nel residenziale e nelle attività produttive;
  • introdurre deroghe ai limiti imposti alla qualità dell’aria a fronte dell’impatto determinato dalle numerose richieste di conversione degli impianti esistenti a causa del caro energia.
  • accelerare provvedimenti che possono favorire la realizzazione di termovalorizzatori utili a produrre energia elettrica per le imprese energivore;
  • favorire la ricerca sul “nucleare pulito”.

Il documento integrale (pdf)

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