Caro energia, per le Pmi italiane un salasso da 24 miliardi di euro

CATEGORIE:

Oltre 880mila micro e piccole imprese colpite dagli elevatissimi costi energetici. I comparti più in sofferenza. Dati, analisi e tendenze dal Rapporto annuale di Confartigianato.

ADV
image_pdfimage_print

Inflazione energetica in forte aumento, prezzi alle stelle di elettricità e gas con un impatto “insostenibile” per le piccole e medie imprese, che nel 2022 pagheranno 23,9 miliardi di euro in più rispetto al 2021, a causa del caro bollette.

I settori industriali più esposti ai rincari energetici sono 43, in cui operano più di 880mila imprese.

Queste le principali tendenze sottolineate nella nuova edizione del Rapporto annuale di Confartigianato (link in basso), intitolato “Imprese nell’Età del chilowatt-oro” e presentato ieri, martedì 22 novembre, all’assemblea di Confartigianato.

Vediamo i punti più importanti, aiutandoci con qualche grafico, selezionato dal documento completo.

Innanzitutto, Confartigianato evidenzia che il saldo tra import ed export di energia – la bolletta energetica – sale a settembre a 104 miliardi di euro, toccando addirittura il 5,4% del Pil 2022. La bolletta energetica è peggiorata di 2,4 punti di PIL dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

A settembre 2022 i prezzi all’importazione di petrolio e gas salgono del 106,6% (era +108,6% ad agosto), portando il valore delle importazioni di energia a 130,4 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi. Nell’arco dell’ultimo anno, l’import di energia si è dilatato di 83,4 miliardi di euro, segnando un aumento del +177,3% rispetto a dodici mesi precedenti.

Con il prossimo grafico vediamo che la corsa del gas europeo sul mercato olandese TTF (Title Transfer Facility) termina la sua crescita “a ritmi parossistici” anche se le tensioni su questo mercato rimangono alte: dopo il picco di agosto (+427,8% su base annua), a settembre la quotazione del gas europeo era più che triplicata (+207,5%) per segnare a ottobre un +48,4%.

Il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica (PUN) ha toccato il massimo ad agosto (383,2% su base annua), per poi diminuire il tasso di crescita a ottobre (+2,8%) e registrare un calo del 21,3% nei primi 15 giorni di novembre 2022, rispetto alla media di novembre 2021.

Secondo Confartigianato, “l’impatto dei prezzi delle commodities energetiche sulle bollette di elettricità e gas ricevute dalle imprese a partire dall’estate appare insostenibile. La difficile situazione in corso richiede, a livello europeo e nazionale, ulteriori interventi, rapidi e di intensità adeguata, per contenere la diffusione di lockdown energetici e la sospensione di attività che scivolano in perdita a causa dell’esplosione dei costi energetici, con effetti negativi sull’occupazione”.

Per il 2022, si stima un aumento di costo energetico complessivo di 23,9 miliardi per le piccole e medie imprese, in confronto al 2021, tra caro elettricità (+18 mld €) e caro gas (+5,9 mld €).

Nel complesso, si parla di una inflazione energetica al 71,7% a ottobre 2022 in Italia; il prezzo dell’energia elettrica è triplicato (+199%) rispetto a un anno prima, mentre quello del gas è raddoppiato (+90,7%).

Il rapporto poi sottolinea che “con lo shock dei prezzi vengono al pettine i nodi della politica energetica italiana” e che sui maggiori costi pagati dalle imprese italiane pesa anche “una più alta tassazione dell’energia che, non rispettando il principio ‘chi inquina paga’, penalizza maggiormente le piccole imprese, come nel caso degli oneri di sistema per l’elettricità”.

Più in dettaglio, un’analisi settoriale sul peso della spesa per prodotti energetici sul fatturato individua 43 comparti più esposti al caro energia, in cui operano oltre 880mila micro e piccole imprese, con più di 3 milioni e mezzo di addetti (20% circa degli addetti di tutte le imprese italiane).

A livello territoriale-regionale, “la più elevata esposizione ai disastrosi effetti del caro energia in termini di occupati è in Lombardia con 139mila micro e piccole imprese e 751mila addetti nei 43 settori a rischio; seguono Veneto con 77mila unità e 376mila addetti, Emilia-Romagna con 72mila unità e 357mila addetti, Lazio con 79mila unità e 304mila addetti, Piemonte con 62mila unità e 262mila addetti”.

I comparti maggiormente a rischio sono così individuati:

  • dieci comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo di gas ed energia elettrica: si tratta dei settori maggiormente energivori dei minerali non metalliferi (ceramica, vetro, cemento, refrattari), carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo;
  • 16 cluster manifatturieri che comprendono attività del tessile, taglio, piallatura e fabbricazione di prodotti in legno, stampa, produzione di batterie di pile e accumulatori elettrici, apparecchi per uso domestico, parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, fornitura e gestione di acqua e rifiuti;
  • 17 comparti dei servizi messi sotto pressione dall’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti: si tratta dei settori di commercio di materie prime agricole e prodotti alimentari, alloggio, ristorazione, servizi di assistenza sociale, servizi di asili nido, attività sportive (piscine, palestre), parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico.

A questi ultimi settori, “si aggiungono quelli del sistema dei trasporti colpiti dall’aumento del costo del gasolio che, influenzato dall’escalation dei prezzi di gas ed elettricità, registra un decoupling con il prezzo della benzina”.

Si citano le imprese di trasporto merci su strada e servizi di trasloco, taxi, noleggio di autovetture e autobus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×