Caro energia: per gli esercizi commerciali piccoli e medi, bollette raddoppiate

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I rincari medi di gas e luce fra il 2019 e il 2022 per bar, ristoranti, alberghi, negozi, quantificati da Confcommercio.

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Il caro energia sta avendo un impatto dirompente su un po’ tutti gli esercizi commerciali del nostro paese.

Quanto dirompente lo ha stimato Confcommercio in una presentazione organizzata ieri dalla sua sezione emiliana, cui è intervenuto Pierpaolo Masciocchi, responsabile nazionale della confederazione per l’area energia e ambiente, e che QualEnergia.it ha intervistato.

Quadro macro

Partiamo dal quadro macro degli incrementi di prezzo all’ingrosso e al dettaglio di gas e luce fra il 2019 e il 2021, dal quale emergono rincari devastanti non solo in Italia, ma in tutta Europa.

Anzi, con rincari nel periodo del 406% per il gas all’ingrosso, l’Italia se l’è passata “meglio” rispetto al rialzo medio del 429% registrato nell’Unione europea.

Stesso discorso per il prezzo all’ingrosso dell’elettricità, aumentato in Italia del 210% negli ultimi due anni, rispetto ad un rincaro medio del 230% per l’Ue nel suo insieme.

I rincari dei prezzi all’ingrosso non si sono riflessi in ugual misura sui prezzi al dettaglio, che sono aumentati di meno, grazie alle misure di compensazione e mitigazione attuate da un po’ tutti i governi europei a favore degli utenti finali.

La crescita dei prezzi registrata fra settembre 2021 e gennaio 2022 ha colpito particolarmente il settore terziario, secondo Confcommercio.

La spesa per l’energia di alloggi, ristorazione e commercio nel loro insieme è destinata quasi a raddoppiare, passando dai 10,5 mld € del 2019 ai 19,9 mld € stimati per quest’anno.

Più in dettaglio, la spesa per l’elettricità dovrebbe aumentare dai 6,3 miliardi di euro del 2019 a 13,9 mld € del 2022, quindi più che raddoppiando.

La spesa per il gas dovrebbe invece lievitare dai 4,2 miliardi di euro del 2019 ai 6 mld € stimati per l’anno in corso.

Bar, ristoranti, alberghi, negozi

Passando dalle situazioni macro a quelle micro, relative ai singoli comparti del settore commerciale, Confcommercio ha preso a riferimento alcune categorie più comuni, come bar, ristoranti, alimentari, alberghi, ecc.

“Pesanti aumenti si registrano per i 140mila bar d’Italia, la cui bolletta elettrica passerà in media da 4mila a 7mila euro, per salire, aggiungendo il costo del gas, da 5 mila a 10 mila euro in totale”, ha detto Masciocchi.

Anche i quasi 200mila ristoranti del nostro paese registreranno una maggiore spesa elettrica, che passerà da 7mila di media a 12mila euro, e che, con il gas, farà salire i costi totali da 11mila a 19mila euro.

Per gli oltre 200mila negozi alimentari italiani, che usano molto l’elettricità per la refrigerazione degli alimenti, la bolletta elettrica passerà da 15 mila a 24 mila euro, mentre i costi del gas, usato per lo più per il riscaldamento dei locali, passeranno da 1.300 a 2.300 €, con il totale che salterà così da 16mila a 26mila euro, secondo Confcommercio.

I circa 440mila negozi non alimentari, che nel loro complesso costituiscono la categoria più numerosa, vedranno la loro bolletta energetica, fra gas ed elettricità, salire mediamente da 5mila a 7mila euro con l’incremento maggiore dovuto all’elettricità.

Prezzo fisso vs prezzo variabile

Nel generale “bagno di sangue” provocato dal caro-energia negli ultimi tempi, si notano comunque delle differenze, la più evidente delle quali ha a che fare con la scelta delle offerte a prezzo fisso rispetto a quelle a prezzo variabile.

In estrema sintesi, le offerte al dettaglio a prezzo fisso, più legate a forniture all’ingrosso di lungo termine, contrattate anche 5-10 anni fa a quotazioni all’epoca molto più basse, hanno consentito ai distributori di contenere un po’ i rincari, sia della luce che del gas.

Per contro, le offerte a prezzo variabile, più legate a forniture di gas all’ingrosso di tipo spot, acquistate cioè a prezzi correnti di mercato, hanno riversato in maniera molto più diretta e automatica i rincari sugli utenti finali.

Confcommercio ha fatto il caso di un bar, di un negozio di alimentari, di un albergo e di un ristorante.

Un bar con potenza impegnata di 20 kW e un consumo annuo di 20.000 kWh avrebbe visto una spesa massima per l’elettricità di 8.497 euro con un contratto a prezzo variabile e una spesa minima di 5.388 euro con un contratto a prezzo fisso.

Mentre un negozio di alimentari con contatore di 35 kW e consumi di 75.000 kWh l’anno avrebbe potuto spendere da un minimo di 17.559 euro con un’offerta a prezzo fisso a un massimo di 29.203 euro con un’offerta a prezzo variabile.

Si tratta nel primo caso di una differenza di quasi il 58% e di oltre il 66% nel secondo caso, come si può vedere dall’illustrazione.

Per altre categorie commerciali, come alberghi e ristoranti, si notano variazioni sia per il gas che per l’elettricità che vanno grossomodo dal 30 al 70% in più per i contratti a prezzo variabile rispetto a quelli a prezzo fisso.

Possibili soluzioni?

Nella misura in cui sono ancora disponibili offerte di luce e gas a prezzo fisso con costi relativamente inferiori rispetto a quelli a prezzo variabile, questi esercizi commerciali potrebbero pensare di passare da un regime all’altro, anche rimanendo con lo stesso fornitore, ha detto Masciocchi a QualEnergia.it.

Il governo italiano, da parte sua, ha attuato varie iniziative a livello istituzionale.

Fra le iniziative del governo – in attesa di quelle annunciate e che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni – a partire dal giugno 2021, si sono registrati lo stanziamento di 4,7 miliardi di euro per la diminuzione degli oneri di sistema in favore di piccole imprese e famiglie, lo  stanziamento di circa 5 miliardi di euro per annullare gli oneri di sistema alle piccole e medie imprese e ridurre al 5% l’IVA sul gas metano, nonché uno stanziamento di circa 2,5 miliardi di euro per un credito d’imposta del 20% per gli energivori, oltre a un tetto al prezzo di cessione dell’elettricità da rinnovabili e l’annullamento degli oneri di sistema per imprese medio-grandi, cioè con potenza pari o superiore a 16,5 kW.

È chiaro però che queste iniziative sono utili solo per alleviare il caro-energia nel breve termine. Non risolvono però i problemi strutturali all’origine dell’impennata dei prezzi, che abbiamo descritto in vari precedenti articoli.

Di possibili soluzioni tecniche e impiantistiche per cercare di fare fronte al caro-energia delle tante attività commerciali sparse dappertutto, parleremo in un prossimo articolo.

Intanto, vale la pensa ricordare che l’adozione di comportamenti virtuosi sotto il profilo dell’efficienza energetica può permettere una contrazione dei consumi fino ad un quarto del costo della bolletta di elettricità e gas, ha sottolineato il responsabile energia di Confcommercio.

A tal proposito, l’associazione degli esercenti ha da poco reso disponibile in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa un percorso di autovalutazione, chiamatoImprendigreen e aperto ad imprese associate e non, da cui è possibile trarre numerosi spunti in tema di efficienza energetica, fonti rinnovabili e sostenibilità.

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