Carbone, il villaggio fantasma di Lützerath palcoscenico delle nostre contraddizioni

CATEGORIE:

Le grandi evoluzioni avanzano spesso due passi avanti e uno indietro. L’ampliamento della miniera di carbone nel villaggio tedesco è il tipico passo indietro nell’ambito di una tendenza comunque inarrestabile. Si possono evitare questi arretramenti? E cosa potrebbe significare per la Germania e l’Europa?

ADV
image_pdfimage_print

Il minuscolo villaggio fantasma di Lützerath, nella Germania occidentale, è diventato il più recente fronte di battaglia degli attivisti per il clima, poiché sta per essere demolito per espandere una vicina miniera di lignite.

Considerati gli obiettivi della Germania di abbandonare “idealmente” il carbone entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2045, il braccio di ferro sul destino di Lützerath ha liberato molti spettri di un passato energeticamente fossile e innescato forti contestazioni.

Diversi rapporti mettono in dubbio la necessità di demolire il villaggio per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, anche se la crisi energetica ha spinto il governo tedesco a rimettere in funzione le centrali a carbone e a prolungare la durata di vita delle centrali nucleari in via di chiusura.

Le tensioni a Lützerath, da tempo abbandonato dai suoi abitanti e recentemente occupato dagli attivisti per il clima, sono aumentate all’inizio del 2023, quando, la settimana scorsa, la polizia ha iniziato a sgomberare il villaggio e arrestare i dimostranti. Fra questi, anche Greta Thunberg, la militante svedese ispiratrice del movimento per il clima “Fridays for Future“, assurta a portavoce informale e simbolo della protesta contro la crisi del clima e l’insufficiente azione dei governi.

Breve storia

Al momento di decidere il modo migliore per espandere la capacità mineraria, un dibattito che risale a molti anni fa, il governo statale della Renania Settentrionale-Vestfalia (NRW) aveva approvato la demolizione di Lützerath.

In una decisione riveduta del 2021, la frazione, composta da una dozzina di case, era ancora tra quelle destinate a far posto alla miniera.

Un accordo tra il governo federale, il governo statale e l’azienda energetica Rwe, raggiunto nell’autunno dello scorso anno, ha fatto sì che la data di cessazione delle attività minerarie nella regione venisse anticipata al 2030, rispetto alla precedente scadenza del 2038. Sebbene questo significhi che diversi villaggi saranno salvati, Lützerath è ancora tra quelli destinati a essere abbattuti.

Tutti i residenti di Lützerath hanno lasciato il villaggio a partire dal 2006, quando sono stati reinsediati in altri distretti, e Rwe è diventata la nuova proprietaria del terreno. Eckhardt Heukamp, agricoltore, l’unico abitante originario di Lützerath rimasto nella sua casa, è stato costretto a vendere a Rwe e a trasferirsi alla fine del 2022.

Da qualche settimana, oltre 1.000 attivisti avevano occupato le case abbandonate per impedire la demolizione del villaggio, fino all’11 gennaio, quando la polizia ha iniziato gli sgomberi coatti.

Pareri contrastanti

“Se Lützerath dovesse essere preservato, non sarebbe possibile raggiungere il volume di produzione necessario per mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento per i prossimi otto anni, né sarebbe possibile garantire la stabilità della miniera a cielo aperto ed effettuare la ricoltivazione necessaria”, ha reso noto il governo statale.

Il carbone di Lützerath “è necessario per utilizzare al meglio il parco lignite durante la crisi energetica e quindi risparmiare gas per la produzione di elettricità in Germania,” ha comunicato Rwe.

Gli attivisti sono scettici per diversi motivi.

L’ex amministratore delegato di Rwe, Rolf Martin Schmitz, aveva dichiarato che si sarebbe dovuto abbattere la foresta di Hambach, che si trova nella stessa regione mineraria, per le stesse ragioni di sostenibilità della miniera. In realtà, la foresta non fu abbattuta e la miniera continuò a produrre carbone. Non si capisce quindi, sostengono gli attivisti, perché non si possa risparmiare anche l’abbattimento di Lützerath.

Inoltre, i rapporti commissionati dal governo del Lander NRW nel 2022 sono stati preparati molto frettolosamente e la questione se la lignite sotto il villaggio sia necessaria per la sicurezza dell’approvvigionamento nei prossimi otto anni è altamente contestata.

Un rapporto della società di consulenza Aurora Energy Research indica che, considerando la sola produzione di carbone per la generazione elettrica, è possibile uno scenario senza la demolizione di Lützerath.

Tuttavia, una parte della lignite è usata per la raffinazione (ad esempio per produrre bricchette o carbone polverizzato per l’industria), e ciò potrebbe modificare il calcolo. Secondo lo Spiegel, comunque, anche i dati sulla quantità necessaria per la raffinazione sono contestabili.

Un altro rapporto di Europe Beyond Coal dell’agosto 2022, preparato con l’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW) , afferma che, anche con un maggiore utilizzo del carbone alla luce della carenza di gas, sono disponibili riserve di carbone sufficienti senza demolire Lützerath.

L’utilizzo del carbone sotto il villaggio non sembra “una questione di necessità impellente, ma piuttosto una considerazione commerciale“, ha detto Pao-Yu Oei, professore di Economia della transizione energetica sostenibile presso l’Università di Flensburg e co-autore del rapporto Europe Beyond Coal.

Ai prezzi attuali dell’elettricità è possibile convertire in modo redditizio il carbone sotto Lützerath in elettricità. “Si può presumere che Rwe voglia scavare a Lützerath perché è l’opzione economica più favorevole”, ha aggiunto.

Questione delicata per i Verdi

Lützerath è una questione delicata soprattutto per il Partito Verde. Due suoi esponenti di alto rango del partito, come il ministro federale dell’Economia e vice-cancelliere, Robert Habeck, e la ministra dell’Economia del Land NRW, Mona Neubaur, hanno entrambi presentato l’anno scorso l’accordo per l’uscita dal carbone nel 2030, che ha segnato il destino del villaggio.

All’epoca, Neubaur disse: “Anche se avrei voluto diversamente, dobbiamo riconoscere che la realtà è diversa e che questo accordo deve essere utilizzato”. Gli attivisti per il clima hanno accusato i Verdi di aver fatto un “accordo sporco” con Rwe, basato su “cifre discutibili”.

Quello di Lützerath sta diventando un test cruciale per i verdi al governo. Gli attivisti si sentono infatti traditi perché i Verdi, loro alleati naturali, sostengono politicamente l’accordo con Rwe su Lützerath.

“Questo dimostra che il Partito Verde mette gli interessi di un’azienda carbonifera al di sopra di quelli della protezione del clima”, ha dichiarato l’attivista di Fridays for Future, Pauline Brünger, durante una conferenza stampa online. “Questo è ovviamente disastroso”.

Lo spirito dei verdi in questo frangente è che nell’ambito di una lunga campagna bisogna sapere scegliere quali battaglie combattere e a quali rinunciare perché poco rilevanti rispetto agli obiettivi e per costruire fiducia e buona volontà anche con i propri “avversari” storici. Ma i Verdi al governo non sono riusciti a convincere gli attivisti che la demolizione di Lützerath sia accettabile, anche se l’accordo prevede la fine anticipata dell’estrazione di carbone nell’area renana entro il 2030.

“Credo che la protezione del clima e la protesta abbiano bisogno di simboli, ma l’insediamento abbandonato di Lützerath è a mio avviso il simbolo sbagliato”, ha dichiarato Habeck, che però ora rischia di vedere calare i consensi elettorali nel suo bacino di riferimento.

Quali impatti per il clima?

Il ministero federale dell’Economia sostiene che il carbone può contribuire ad alleviare la carenza di energia nel periodo 2022-2024, senza aumentare le emissioni complessive oltre il limite massimo europeo o mettere a rischio gli obiettivi climatici della Germania.

Wilfried Rickels, dell’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW), ha affermato che questo vale anche per la decisione di utilizzare il carbone presente sotto Lützerath, a condizione che tali emissioni vengano compensate dalla sostituzione di fonti fossili con energie rinnovabili in altre zone.

“Le emissioni dirette di CO2 del carbone da estrarre a Lutzerath non avrebbero alcun impatto sul raggiungimento o meno dell’obiettivo di 1,5 gradi”, ha affermato. “In parole povere: se la lignite di Lützerath viene utilizzata per generare elettricità, le corrispondenti emissioni di CO2 devono essere evitate altrove nell’Ue”, ha aggiunto.

Non è facile per il pragmatismo della politica venire a patti con la purezza degli ideali. Ma rimane la sensazione che partite di giro nella contabilità climatica non siano il modo migliore per convincere i giovani attivisti di Lützerath.

Probabilmente, tanto varrebbe accelerare l’approvazione di qualche impianto eolico o fotovoltaico in più, anche in capo a Rwe, piuttosto che insistere nel rispettare un accordo preso nel momento di maggiore concitazione della crisi energetica e che attualmente potrebbe rivelarsi non risolutivo per gli approvvigionamenti energetici.

ADV
×